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Neutralità Climatica, con il Living Lab Share focus su Carbon Farming e salute del suolo

03 marzo 2025

Neutralità Climatica, con il Living Lab Share focus su Carbon Farming e salute del suolo

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Share è uno fra i primi Living Lab italiani ed europei, ovvero un laboratorio di innovazione a cielo aperto che consente di integrare pratiche di agricoltura rigenerativa e tecnologie avanzate di monitoraggio per migliorare la qualità del suolo e favorire il sequestro di carbonio.

Si inserisce nell’ambito del progetto europeo Lilas4Soil ed è stato presentato nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica, partner della ricerca con la sua facoltà di Scienze agrarie alimentari e ambientali, lo scorso 26 febbraio, durante un incontro che ha riunito ricercatori, agricoltori, stakeholder del settore e rappresentanti istituzionali, per discutere le prospettive e le sfide legate all’adozione di pratiche agricole sostenibili e al miglioramento della salute del suolo nell’ambito del Carbon Farming e degli ancora indecifrabili Crediti di Carbonio.

«Oggi ci troviamo in un momento cruciale per confermare e sviluppare la coscienza agro-ecologica dell’agricoltura», ha affermato il professor Vincenzo Tabaglio, docente di Agronomia dell’Università Cattolica. «L’Unione Europea punta alla neutralità climatica entro il 2050, e il Carbon Farming rappresenta una delle strategie più concrete per raggiungere questo obiettivo. Si tratta dunque di misurare il beneficio, in termini di sequestro di carbonio, di una serie di pratiche agronomiche che sono già attestate come un valore perché migliorano la qualità del suolo ripristinandone la componente organica ed efficientandone i processi agro-ecologici, portando anche ad un risparmio dei fattori produttivi. Il Carbon Farming, se vogliamo, per l’azienda agricola è un corollario, perché queste pratiche migliorano prima di tutto le performance aziendali e la salute del suolo, fattore che non possiamo più permetterci di trascurare».

Ebbene, l’approccio Living Lab permette di testare e co-progettare soluzioni in collaborazione con agricoltori, ricercatori e stakeholder, favorendo l’applicazione di strategie concrete per ridurre le emissioni di carbonio e valorizzare i servizi ecosistemici dell’agricoltura

L’acronimo del Living Lab Share-Soil Health & Regenerative Agriculture- ne sintetizza con precisione l’obiettivo, ovvero la salute del suolo e lo strumento col quale raggiungerlo, cioè l’Agricoltura Rigenerativa, in una visione di condivisione delle esperienze.

Un Living Lab che si sviluppa nella Pianura Padana, una delle aree agricole più produttive d’Europa, ma anche tra le più esposte ai rischi legati all’impoverimento del suolo e che vede il coinvolgimento di numerosi attori di rilievo nel panorama agricolo e scientifico. L’Università Cattolica del Sacro Cuore è il capofila (con i professori Vincenzo Tabaglio ed Andrea Fiorini del Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali Sostenibili-Diproves), affiancata da Ersaf Lombardia, Confagricoltura Veneto e numerosi altri enti di ricerca e aziende agricole che forniscono i loro terreni come siti dimostrativi per la sperimentazione delle pratiche di Carbon Farming.

Come anticipato, questo Innovation Lab fa parte di una rete più ampia di cinque Living Lab che operano in sei nazioni diverse (Spagna-Portogallo, Francia, Italia, Grecia ed Israele) all’interno del programma Lilas4Soil, uniti dall’obiettivo di sviluppare pratiche innovative per il Carbon Farming e migliorare la salute del suolo su scala mediterranea.

«All’interno dei Living Lab hanno particolare importanza le Lighthouse Farm: aziende “faro”, in cui la ricerca viene testata all’interno dei processi produttivi» specifica Tabaglio. «La Lighthouse Farm del progetto Share è Cerzoo, l’azienda agricola della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dove vengono testate da quasi quindici anni tecniche avanzate per il miglioramento della fertilità del suolo e il sequestro del carbonio».

Ad illustrare il senso e la struttura di questo Living Lab, sottolineando l’importanza di un approccio collaborativo per affrontare il degrado del suolo e la necessità di strumenti normativi e tecnologici che rendano il Carbon Farming economicamente sostenibile per gli agricoltori, ci ha pensato Andrea Fiorini, ricercatore della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari ed ambientali dell’Università Cattolica: «Abbiamo bisogno di un sistema di incentivi chiaro e di strumenti di misurazione affidabili affinché gli agricoltori possano trarre un vantaggio concreto dall’adozione di queste pratiche», ha dichiarato.

Share non è solo un esperimento scientifico, ha precisato Fiorini, ma «un’opportunità concreta per costruire un nuovo modello di agricoltura, più resiliente e sostenibile, che possa essere replicato su larga scala».

La sfida principale, ha concluso il ricercatore, resta quella di trovare «un equilibrio tra produttività agricola e protezione del suolo e dell’agrosistema, sviluppando pratiche innovative che siano al tempo stesso efficaci ed economicamente vantaggiose per gli agricoltori».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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