Un prima e un dopo, compreso tra il boom economico, le radici del ’68, la strategia della tensione, le altre stragi precedenti a piazza Loggia, comprese quelle dimenticate, e il complesso iter giudiziario tramite l’esposizione delle tre piste d’indagine, per concludere con la sentenza del 2015. Il capitolo finale desidera portare il pubblico a una riflessione sull’oggi e sull’eredità valoriale e culturale di quel tragico periodo.
Il racconto è affidato ai testimoni, «che ci hanno lasciato un bagaglio culturale e umano», afferma l’assistente alla regia Marina Di Maggio: oltre a Milani, il senatore Alfredo Bazoli, che rimase orfano della mamma Giulietta Banzi Bazoli; Marco Fenaroli, Mario Capponi, Diletta Colosio in piazza come sindacalisti; i politici Paolo Corsini e Mario Labolani, che raccontano le tensioni di quel periodo.
Il politologo Vittorio Emanuele Parsi racconta gli effetti del periodo delle stragi nel contesto politico-sociale internazionale. E ancora le interviste alla sindaca Laura Castelletti, al regista Silvano Agosti e alla direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini, che riflettono dell’impatto che la strage ha avuto sulla coscienza cittadina e del valore ereditario del ricordo sulle nuove generazioni. Ma anche il lungo iter giudiziario per arrivare alla verità narrato dall’avvocato Piergiorgio Vittorini.
L’assessore al comune di Brescia Fenaroli apprezza lo sforzo di «inquadrare bene la questione, perché su questo tema la superficialità regna e c’è ancora depistaggio politico. Brescia ha saputo rispondere a quella ferita, perché c’è una soggettività politica e culturale della città».
L’avvocato Vittorini, memoria storica del processo, fa notare che «le sentenze sono sulla carta ma sono l’esito finale di un dibattimento, fatto di parole. I ragazzi hanno ridestato le parole e questo mi ha commosso». E aggiunge: «Ho visto dopo 50 anni dei giovani che guardano al futuro, perché la memoria non basta. Ho colto un bisogno di costruire guardando avanti».
E il docufilm, che ha ricevuto la consulenza del produttore e distributore Another Coffee Vision, è pronto a prendere il largo, sulla scena di concorsi o festival, come conferma il professor Locatelli, secondo cui «è un prodotto che può farsi notare non solo per i suoi contenuti morali, ma anche perché è fatto bene».