NEWS | Pari opportunità

Una Milano a misura di donna

04 giugno 2025

Una Milano a misura di donna

Condividi su:

Si stringe ulteriormente la partnership tra il Comune di Milano e gli atenei sul territorio cittadino in vista di una sempre maggiore valorizzazione delle donne e mediante efficaci e inclusive politiche di genere.

Riunite a Palazzo Marino martedì 3 giugno, le università milanesi (Cattolica, Statale, Politecnico, Bicocca, Bocconi, Iulm e Vita-Salute San Raffaele) hanno rafforzato l’operato dal Centro Interuniversitario di ricerca “Culture di genere” che dal 2013 è attivo in città e che ora ha siglato un protocollo di intesa con il Comune per buone pratiche in politiche sul tema.

Il protocollo prevede di sviluppare in particolare tre ambiti. Il primo si propone il superamento del gender gap promuovendo l'occupazione femminile e favorendo i percorsi formativi e lavorativi delle persone più fragili. Il secondo riguarda lo sviluppo della città perché sia più attenta alla vita di ogni quartiere, alla mobilità e al trasporto pubblico e privato, a un'economia sociale e di prossimità. Infine, si intende garantire pari opportunità nello sviluppo professionale con azioni mirate e dare un'attenzione al diversity management in particolare relativamente alla flessibilità dei modelli organizzativi e del lavoro agile.

Introdotta dalla presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e moderata da Marilisa D’Amico, coordinatrice del Centro Interuniversitario di ricerca “culture di genere”, la prima tavola rotonda è stata dedicata a “Teorie e pratiche della democrazia paritaria”. Insieme a Elena Lattuada, delegata del sindaco alle Pari Opportunità, e alle delegate e rappresentanti delle Pari Opportunità degli atenei Maria Grazia Riva dell’Università degli Studi Milano Bicocca, Paola Branchi dell’Università degli Studi, Mara Tanelli del Politecnico, Paola Profeta dell’Università Bocconi, Maria Angela Polesana dello IULM e Anna Ogliari del San Raffaele, sono intervenute Yasmine Ergas, direttrice della specializzazione in Gender and public policy della Columbia University, e Raffaella Iafrate, delegata per l’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha voluto sintetizzare l’evoluzione del Gender Equality Plan all’interno dell’Ateneo evidenziando gli aspetti di continuità e di innovazione del GEP 2025-27 rispetto alla prima edizione 2022-2024Partendo dalla ricchezza di contributi di molti colleghi che lavoravano sui temi delle pari opportunità, è stato realizzato un lavoro di sistematizzazione che ha messo in evidenza tutto l’operato a livello interdisciplinare in termini di dignità della persona, valorizzazione delle differenze, politiche di inclusione riferita anche alla disabilità, al rapporto tra diverse generazioni, agli orientamenti sessuali e religiosi.  

Dopo aver presentato l’ampio lavoro svolto dall’Ateneo sulle Pari Opportunità, documentato in una pagina dedicata sul sito dell’Ateneo Iafrate ha dichiarato che «in particolare per favorire la conciliazione famiglia-lavoro sosteniamo la genitorialità come attraverso i PEF® (Percorsi di Enrichment Familiare) per i genitori». Altre azioni sono state l’elaborazione di un documento sul linguaggio inclusivo, linee guida per le carriere alias, finanziamenti di progetti di ricerca su parità e disuguaglianze, corsi per il superamento dei bias di genere che si aggiungono a un corso sulla violenza di genere che in sette anni anni è passato da 90 a oltre 350 richieste di iscrizione. «La nostra proposta è quella di tradurre questa cultura delle Pari Opportunità  in azioni sempre più impattanti non solo all’interno, ma anche all’esterno dell’Ateneo, con gli strumenti propri dell’Università: cultura, formazione, ricerca e terza missione in un dialogo inter e transdisciplinare, anche grazie alle reti attivate con realtà del territorio, quali il tavolo dei CUG milanesi, le reti “Steamiamoci”, e “Unire” e varie collaborazioni con realtà sociali e culturali, come quella con Avvenire per la proposta di una petizione al Parlamento Europeo perché si possa aumentare la presenza delle donne ai tavoli di pace. Lo sguardo è sempre rivolto non solo alla promozione del benessere individuale, ma alla valorizzazione e al potenziamento della dimensione relazionale e del rispetto dell’alterità dell’altro, che stanno alla radice dei rapporti rispettosi della dignità della persona e proteggono da derive discriminatorie e violente alle quali stiamo purtroppo assistendo sempre più di frequente – ha concluso la delegata della Cattolica.

In tutti gli interventi sono emerse alcune parole chiave che saranno al centro delle azioni per la promozione delle politiche di genere. Innanzitutto, le competenze, di tipo giuridico, economico, sociologico, psicologico, informatico, di comunicazione per interpretare i dati o fare i bilanci di genere. Poi i diritti umani, mai conquistati una volta per tutte, e ancora la rete tra istituzioni e università. La promozione delle materie stem tra le future studentesse universitarie, l’istituzione dei centri antiviolenza per gli studenti, il benessere psicologico e l’inclusione sono altri termini emersi in tutti gli interventi della mattinata, compresi quelle dei Rettori che hanno partecipato alla seconda tavola rotonda dedicata alla presentazione del protocollo.

Introducendo gli ospiti, la vicesindaca Anna Scavuzzo, oltre a ribadire l’importanza del dialogo costante con gli atenei, ha ribadito la ferma volontà della politica di assumersi la responsabilità di varare norme per rispondere concretamente alle esigenze dei cittadini e delle cittadine. Il rettore Francesco Billari della Bocconi, le rettrici Marina Brambilla dell’Università degli Studi, Donatella Sciuto del Politecnico, le delegate Francesca De Vecchi dell’Università Vita-Salute San Raffaele, Maria Angela Polesana dello Iulm e Maria Grazia Riva della Bicocca hanno posto anche altre questioni come la necessità di ripensare le soluzioni abitative per gli studenti a Milano e di intervenire sulle possibili discriminazioni derivanti dall’Intelligenza artificiale, ancora prevalentemente programmata da uomini.

Un impegno, quello di istituzioni e università, che deve ancora essere implementato perché «esistono barriere strutturali e stereotipi culturali che impediscono di abbattere il cosiddetto soffitto di cristallo e di raggiungere parità nell’occupazione, nei salari o nell’educazione» – ha dichiarato il Rettore dell’Università Cattolica Elena Beccalli.   

A proposito dell’occupazione «secondo i dati Eurostat del 2023, in Italia il tasso di occupazione femminile tra i 20 e i 64 anni si attesta al 56%; un tasso che, sebbene in miglioramento, è nettamente inferiore a quella maschile pari al 76% – ha spiegatola Rettrice –. Anche il  confronto europeo è allarmante. Il differenziale nel tasso di occupazione femminile italiano rispetto a quello europeo è del 14 percento dato che l’occupazione media femminile EU è ben del 70%. Da segnalare che l’Italia si colloca in ultima posizione in termini di occupazione femminile in Europa». La questione è dunque anche di sviluppo economico e sociale del Paese ed è un fatto che «una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro avrebbe un impatto positivo sul Pil e sul futuro dell’economia italiana».

Al tema dell’occupazione si aggiunge quello nei salari, il cosiddetto gender pay gap. «Pur essendosi ridotto tra il 2017 e il 2019, ha ripreso a crescere dal 2022, attestandosi a fine 2024 su una media del 10,4% – ha continuato Beccalli –. Neppure la laurea in Italia sembra aiutare a ridurre il divario salariale di genere: le giovani donne con un’istruzione terziaria guadagnano in media il 58% del salario dei loro coetanei maschi, il divario retributivo di genere più ampio nell'area OCSE».

Infine, saltano all’occhio le disparità in ambito educativo. Come si legge nel rapporto Ocse “Education at a Glance 2024” «sebbene nel nostro paese ci siano pochi laureati, la percentuale delle laureate è superiore a quella dei laureati (37% contro il 24% nel 2023, espressa come percentuale di giovani in età compresa tra 25 e 34 anni che hanno conseguito un titolo di istruzione terziaria).  Tuttavia, solo il 15% delle donne che entrano nell’istruzione terziaria sceglie una materia scientifico-tecnologica (Stem) - le più richieste oggi dal mondo del lavoro - rispetto al 41% degli uomini».

Le difficoltà delle donne a raggiungere posti apicali nel mondo del lavoro non corrispondono al contributo positivo che si riscontra quando riescono ad arrivare ai vertici. «Studi recenti documentano, per esempio, che la presenza femminile nei vertici delle imprese favorisce la sostenibilità, con maggiore attenzione al welfare dei dipendenti e all’ecosistema ambientale e sociale – ha detto ancora la rettrice –. Inoltre, le aziende con una maggiore presenza di donne nei board investono di più in innovazione».

Le politiche e le azioni che il protocollo si propone di attuare vanno in una direzione precisa, ovvero non tanto quella «di occupare spazi, ma di avviare processi con uno stile di leadership, quello appunto al femminile, che porta con sé ricadute sulle stesse scelte delle organizzazioni e sullo sviluppo economico integrale – ha concluso Beccalli –. In altre parole, le donne nelle organizzazioni assumono le loro responsabilità nell’ottica dell’inclusione del servizio alle persone, con un metodo che antepone l’ascolto all’azione avendo come fine la cura dell’altro».   
  
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti