L’emergenza determinata dalla pandemia ha modificato abitudini e modelli consolidati, in tutti gli aspetti della nostra vita e in ambito lavorativo.
L’ambiente digitale ha in gran parte sostituito gli spazi fisici di uffici, sale riunioni, luoghi di interazione informali, dove spesso nascono idee di successo e si consolidano i rapporti interpersonali.
Dallo scorso febbraio, circa 8 milioni di italiani si sono confrontati con il lavoro a distanza e la tendenza è destinata, almeno in parte, a perdurare. Come gestire allora questa trasformazione improvvisa?
«Linguaggi e soft skills efficaci e adeguati al contesto del lavoro a distanza sono la via indispensabile per affermare con successo intenzioni, obiettivi e finalità nel contesto lavorativo oggi» - sostengono Maria Teresa Zanola e Lorenzo Cavalieri, autori del libro Linguaggi e soft skills per comunicare a distanza edito da Vita e Pensiero, e ideatori, con Nicoletta Vittadini, del percorso executive Parola di Manager.
«Interagire con colleghi, clienti e collaboratori a distanza – proseguono i docenti - richiede una maggiore qualità di comunicazione e di coordinamento, non potendo contare sugli aspetti ambientali, non verbali e temporali della relazione in presenza - «parallelamente alla capacità di sintesi e chiarezza espressiva, occorre allenare abilità relazionali, di negoziazione ed empatia, creare spirito di squadra e affermare la propria leadership, a seconda del contesto in cui ci si trova ad agire».
Ma non tutti i professionisti sono consapevoli delle numerose implicazioni di un linguaggio più o meno preciso, corretto, efficace.
«L’uso di una terminologia adeguata, la padronanza del linguaggio e la chiarezza espressiva sono la chiave - sottolinea Maria Teresa Zanola – chi dimostra competenza linguistica e dei linguaggi specialistici in campo – rivelando così una adeguata preparazione - è capace di ottenere l’attenzione di chi ascolta, e, in definitiva, risultare credibile e persuasivo».
Manager, professionisti, imprenditori devono oggi non solo saper produrre, ma anche saper raccontare per arrivare all’obiettivo: «Essere preparati sui contenuti, strutturare la presentazione in fasi, ricorrere alla creatività per meravigliare e coinvolgere gli interlocutori, valorizzarsi: nel coordinamento con i propri collaboratori, nelle presentazioni al top management, nella gestione di riunioni a distanza e webinar, adottare una strategia è necessario, anche per evitare l’effetto “alone” negli interlocutori, per cui una debolezza nella nostra esposizione determina il generarsi di una serie percezioni che coinvolge l’intero lavoro e la persona, sminuendone così i pregi», osserva Lorenzo Cavalieri.
Chi lavora, certo, ma anche chi deve inserirsi nel mondo professionale deve sapersi presentare e relazionare con chi gestisce le risorse umane, con i recruiter: «Ecco perché - conclude Nicoletta Vittadini - occorre supportare laureandi e laureati in questa prima, importante fase, aiutarli a raccontare il proprio valore e quello dei propri progetti nel curriculum e nel corso del colloquio di lavoro; una particolare attenzione va poi rivolta alla comunicazione social, a contenuti, toni e stili ad hoc per i diversi canali, e alla consapevolezza dei rischi, anche reputazionali, di messaggi e format inadeguati».