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Le api muoiono? Sì, ma di fame

20 maggio 2021

Le api muoiono? Sì, ma di fame

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«Decine di milioni di api letteralmente scomparse nel nulla negli ultimi anni. Ed è una stima al ribasso perché mancano all’appello gli impollinatori selvatici. E quelle che ci sono, mostrano uno strano fenomeno: dimensioni ridotte e ridotta capacità lavorativa» una situazione preoccupante, quella descritta dalla professoressa Ilaria Negri, entomologa della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica, se consideriamo che le api sono bioindicatori di quello che succede nel nostro ambiente e che dagli impollinatori dipende il 70% della produzione agricola mondiale.

 «I cambiamenti climatici, con l’aumento delle temperature e la diffusione di nuovi parassiti, stanno mettendo a rischio salute e sopravvivenza delle api, con effetti drammatici sulla sicurezza alimentare globale. Una delle sindromi più eclatanti è la sindrome da spopolamento degli alveari manifestata dal 2006 a partire dal Nord America e diffusasi poi in Europa. Su quasi 6000 apicoltori americani una colonia su 3 è morta».  

Finiremo come in quella regione della Cina dove uno sconsiderato uso di pesticidi, ha fatto scomparire del tutto le api rendendo necessaria l’impollinazione a mano dei fiori degli alberi da frutto? «Il cambiamento di rotta - spiega Negri -  è ancora possibile e può partire da ciascuno di noi. Anche perché uno dei fattori che più di tutti sta facendo crollare le api e gli altri impollinatori è la mancanza di cibo, cioè di fiori che danno nutrimento alle api. Le aree verdi in città e in campagna sono troppo spesso “deserti verdi”, senza fiori che danno nettare e polline e le api muoiono letteralmente di fame».

Si ringrazia per la location il MuMab-Museo Antico e Biodiversità presso il Podere Millepioppi di Salsomaggiore Terme (PR).


Intanto l’Università Cattolica con i fondi del Progetto Europeo From Seed to Spoon (Erasmus PLUS, KA2 - Cooperation for innovation and the exchange of good practices, KA201 - Strategic Partnerships for school education) coordinato dalla professoressa Ilaria Negri, si doterà a Piacenza di un apiario costituito da tre alveari per lo studio in vivo della biologia, dell’ecologia ed etologia delle api: «L’arnia che verrà collocata presso il campus di Piacenza è la B-BOX un’arnia particolare, sviluppata appositamente per l’apicoltura urbana e per la didattica».

Le ricerche che coinvolgeranno l’apiario saranno finalizzate al benessere delle api, a una migliorata produzione di miele e alla tutela e valorizzazione del miele locale.

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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