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Territorio e resilienza «Così le api mi hanno trovato»

18 novembre 2023

Territorio e resilienza «Così le api mi hanno trovato»

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«Lavorare con le api è totalizzante». Lo dice Chiara Concari, 44 anni, titolare dell’azienda “Apicoltura Il Porticone”, intervenuta in Università Cattolica, a Piacenza, per raccontare la sua esperienza.

L’occasione è stata data dall’appuntamento “Miele, impronta digitale di un territorio. Cultura e etica nella produzione e promozione di prodotti enogastronomici locali”, organizzato nell’ambito della laurea magistrale in Food marketing e strategie commerciali, corso di Cultura e etica del cibo, seminario suddiviso in una parte teorica e in una pratica, un'analisi sensoriale al SensoryLab dell’ateneo piacentino.

L’esperienza di Concari è stata scelta per raccontare una delle sfaccettature del marketing territoriale - «l’obiettivo è mettere i ragazzi di fronte a esperienze che hanno saputo conciliare la sostenibilità, l’attenzione per l’ambiente e la cultura del recupero dell’identità del territorio» dice il docente Antonio Chizzoniti in apertura - e lei spiega subito come siano state le api ad averla cercata. «Mi hanno trovato loro - dice l’imprenditrice - dico spesso che l’apicoltura mi ha trovato in un momento di crisi. Ho lavorato per 8 anni in un ufficio come commerciale, poi per varie ragioni, compresa la poca soddisfazione che ne ricevevo, ho scelto di licenziarmi. Non è stato semplice, quando resti disoccupata non sei riconosciuta a livello sociale, ad esempio non puoi comprare la macchina con un finanziamento perché non hai un Cud». «Poi sono arrivate le api - aggiunge - per me una sorta di terapia in una fase molto complicata. Sono ripartita da zero e questa attività è divenuta il mio lavoro e la mia passione».

Nel 2024 l’Apicoltura Il Porticone festeggerà i suoi primi dieci anni. La si trova a Campremoldo Sotto - «dove all’interno di un vecchio garage abbiamo realizzato un laboratorio di smielatura e dove sono presenti diversi alveari» dice Concari - e oggi conta in media 100 arnie, con qualche variazione in base alle stagioni, e produce vari tipi di miele, fra cui quelli di acacia, di tiglio ed erba medica. «Per scelta ho deciso di tenere gli alveari esclusivamente in territorio piacentino - dice Concari - al momento li si trova in Valnure, in Valluretta e in Valtrebbia, dalla pianura fino alla collina, a 800 metri, dove le api fanno il miele di castagno».

Chiara Concari oggi mette a sistema tutte le competenze acquisite nella sua vita. Ad esempio la laurea in Lingue e letteratura straniere. «La conoscenza delle lingue mi ha aiutato anche in apicoltura - spiega - conoscere bene il francese mi consente di andare in Belgio e in Lussemburgo, faccio parte di un gruppo di lavoro internazionale che fa ricerca su di un acaro parassita delle api».

Nel suo aggiornamento continuo, Concari ha svolto anche un corso triennale di analisi sensoriale e il suo nome è iscritto nell’albo nazionale degli esperti in analisi sensoriale del miele del Crea. Di fatto, è una giudice della qualità del miele.

L’appuntamento in Cattolica, che ha visto intervenire anche il ricercatore di marketing territoriale Alessandro Iuffmann Ghezzi, la referente scientifica e la referente operativa del SensoryLab, rispettivamente Milena Lambri e Fosca Vezzulli, nella seconda giornata ha dato spazio proprio all’analisi sensoriale con un incontro al SensoryLab.

«La possibilità di usufruire del laboratorio creato nel campus consente di dare concretezza alla teoria - dice in merito il professor Chizzoniti - assaggiare il prodotto e saperne dare una valutazione rappresenta per i nostri studenti un’esperienza professionale, ma anche emozionale».

Un articolo di

Filippo Lezoli

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