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Le grandi ambizioni della fiction italiana

10 giugno 2021

Le grandi ambizioni della fiction italiana

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«Da una decina di anni la fiction italiana è diventata ambasciatrice del nostro Paese nel mondo più di quanto lo faccia il cinema. Per questo motivo abbiamo voluto intitolare questo webinar Il Rinascimento della fiction italiana e le sfide dello scenario televisivo contemporaneo». Con queste parole Massimo Scaglioni, docente di Storia ed economia dei media in Cattolica, ha introdotto venerdì 4 giugno l’appuntamento conclusivo del ciclo di Open Lectures organizzate dal Ce.R.T.A. e legate al Master Fare TV. Gestione, sviluppo, comunicazione.

Tra le serie citate da Scaglioni ci sono L’amica geniale, Made in Italy e The New Pope, ma la lista è lunga e lo scenario in profonda trasformazione. Sul tema si sono confrontati Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction, Aldo Grasso, professore di Storia e critica della televisione all’Università Cattolica, e Pietro Valsecchi, produttore televisivo e cinematografico, fondatore e AD di Taodue Film.

Ad Aldo Grasso il compito di inquadrare dal punto di vista storico l’evoluzione della fiction italiana, passata da cattiva a buona maestra, come titolava il suo saggio del 2007. «A un certo punto la televisione ha iniziato a confrontarsi con l’eccellenza, con quanto di meglio si stava producendo nel mondo, riacquistando una dignità linguistica e di scrittura conosciuta solo nell’epoca delle origini. La fiction ha iniziato a riproporre in chiave moderna un mondo che aveva avuto successo nel romanzo dell’800: la serialità», ha sottolineato Grasso, attribuendo proprio a quest’ultima il grande merito di aver riportato la tv a una qualità che sembrava perduta.

«La serialità è una specialità che ha delle regole precise, a cominciare dalla scrittura – ha osservato Maria Pia Ammirati – una buona sceneggiatura finisce per darci al 90% un buon prodotto». La qualità della fiction italiana – di cui tre quarti sono prodotti da Rai Fiction – secondo lei si poggia sulla capacità di scrittura di autori italiani come Maurizio De Giovanni, Gaetano Savatteri e Giancarlo De Cataldo.

Dal tema della legittimazione del mezzo televisivo attraverso la serialità alla rilevanza della scrittura e al rapporto virtuoso che la fiction ha creato con la letteratura contemporanea si è poi passati ad analizzare l’approdo della nostra fiction sul mercato internazionale. «All’estero sono molto interessati a quanto si produce in Italia e alle storie italiane», ha ricordato Ammirati, citando la proficua alleanza europea tra Rai, France TV e Zdf: dieci progetti sulla carta e cinque serie che vedranno presto la luce in Italia, Francia e Germania.

«Leggere la realtà e riproporla sotto forma di romanzo è stata la nostra linea editoriale», ha detto Pietro Valsecchi, produttore cresciuto col cinema civile negli anni ‘70, imparando dai grandi maestri – cita Francesco Rosi – e pescando sempre dentro la cronaca: «la gente ha voglia di vedere in quale paese vive».

«Non tutti i prodotti di fiction hanno ambizioni internazionali, ma ci sono storie che hanno viaggiato nel mondo portando con sé anche il made in Italy fuori dai confini nazionali», ha sottolineato Scaglioni. «Nell’altro secolo le nostre fiction erano molto scolastiche, mancava quel salto passionale per poter uscire fuori. La fiction italiana comincia ad avere un ruolo così importante anche universalmente perché accende le passioni», ha detto Grasso.

Per Ammirati una spinta notevole arriva dalla settima arte. «Uno degli ultimi fenomeni che sta capitando è l’osmosi tra cinema e fiction. Oggi registi del calibro di Marco Bellocchio non hanno più paura di avvicinarsi al piccolo schermo – ha detto citando Esterno Notte, la serie dedicata al rapimento di Aldo Moro diretta dal regista ottantenne – questo è un grande passo in avanti». Un ottimo cast, un grande regista e tanta ambizione, sono questi per Ammirati gli ingredienti per migliorare le produzioni italiane per la tv.

«Checco Zalone non voleva produrlo nessuno, io ho capito che poteva fare il salto. Anche Made in Italy non voleva farla nessuno nel nostro Paese. Mia moglie Camilla Nesbitt ci ha creduto, l’ha desiderata fino in fondo e l’ha fatta. La serie è stata venduta in tutto il mondo, Cina compresa. Bisogna avere coraggio per fare qualcosa di nuovo e di innovativo – ha concluso Valsecchi – se vai sempre sul sicuro sbagli».

Un articolo di

Valentina Stefani

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