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Mission Exposure, gli studenti Unicatt pronti a partire

16 luglio 2021

Mission Exposure, gli studenti Unicatt pronti a partire

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Esporsi, uscire dalla propria comfort zone e lasciarsi toccare da ciò che il mondo ha da dirci, anche nelle sue controversie e complicanze sociali. Questo è l’invito di Mission Exposure. Il progetto, promosso dal Centro Pastorale dell’Università Cattolica in collaborazione con il PIME di Milano e il Centro di Ateneo per la Solidarietà Internazionale, permette agli studenti di svolgere un’esperienza concreta in “terra di missione” durante il periodo estivo.

Sono 20 gli studenti dell’Università Cattolica, provenienti da diverse facoltà dell’Ateneo, a partecipare all’iniziativa che quest’anno prevede l’ospitalità dei ragazzi in Italia e una durata dell’esperienza di due settimane circa. I partecipanti, alcuni dei quali hanno raggiunto in questi giorni la loro destinazione, sono coinvolti in contesti differenti che vanno dall’accoglienza dei migranti al sostegno della povertà educativa, dall’aiuto verso le persone con disabilità, fino alle attività di educativa di strada e di sostegno alle persone straniere che arrivano da percorsi di reinserimento sociale.

Tra le realtà che ospitano i ragazzi ci sono Casa Arcobaleno (Napoli), MOCI e Arca di Noè (Cosenza), Centro Arrupe (Roma), Comunità Giovanni XXIII (Rimini), Suore della Divina Provvidenza (Catania), Associazione Maestri di Strada Onlus (Napoli) e Frati Cappuccini (Palermo).

Gli studenti sono stati scelti in seguito a un colloquio conoscitivo e di approfondimento per valutare insieme ai referenti del progetto le aspettative, il desiderio e le motivazioni che spingono a intraprendere un percorso del genere.

Nei mesi di aprile, maggio e giugno i giovani selezionati hanno partecipato a delle giornate formative per affrontare con docenti ed esperti i temi dell’incontro con la diversità, dell’intercultura, della cooperazione, della relazione educativa e dei bisogni sociali del nostro tempo.

«L’occasione di vivere un’esperienza così importante e formativa passa da un lato dal dono di sé da parte dei partecipanti che possono offrire il proprio tempo e le proprie competenze nei diversi contesti in cui sono accolti – spiega Matteo Brognoli, Ufficio Educazione Mondialità del PIME (Milano) - dall’altro, da quello di potersi mettere in gioco per incontrare l’altro e per osservare le culture organizzative in cui sono immersi, apprendendo e facendosi interrogare dalle diverse modalità delle relazioni d’aiuto che si possono sperimentare».

Incontrare i bisogni sociali del mondo che abitiamo, dunque. «Crediamo che toccare con mano queste situazioni – dice Brognoli – permetta ai ragazzi di crescere come persone attente alla dimensione della solidarietà e dell’amicizia sociale».

Un articolo di

Valentina Stefani

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