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Misurare le soft skills, il convegno in Cattolica

20 giugno 2024

Misurare le soft skills, il convegno in Cattolica

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Sempre più ricercate nel mondo del lavoro, le soft skills sono ormai termine all’ordine del giorno quando si cercano i talenti di oggi e di domani. Ma come dare una misura oggettiva all’intelligenza emotiva, al modo in cui si interagisce con le altre persone, oppure a come si gestisce il proprio tempo o a come si sviluppano le idee? Come allenare le proprie abilità sociali e comunicative?

Il convegno “Le soft skills di oggi per il lavoro di domani”, organizzato al campus piacentino dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha inteso fare il punto della situazione. Il convegno si è innanzitutto posto l’obiettivo di approfondire la comprensione delle sfide incontrate dagli studenti nel costruire un'identità professionale adeguata e convincente, in un contesto in rapida evoluzione come l’attuale, il passaggio dall'ambiente accademico al mondo del lavoro richiede infatti non solo competenze tecniche, le cosiddette hard skills. ma anche la capacità di sviluppare una solida identità professionale.

L’evento ha vissuto su due distinti momenti. Introdotti da Franca Cantoni, presidente della Commissione Stage della Facoltà di Economia e Giurisprudenza e docente in Organizzazione Aziendale e Gestione delle Risorse Umane, sono infatti intervenuti nella prima parte dell’incontro Emanuela Confalonieri, direttrice del Cross (Centro di Ricerche sull’Orientamento e lo Sviluppo Socio-professionale), Diego Boerchi, ricercatore (Cross), Laura Barbieri, ricercatrice del Dises (Dipartimento di Scienze economiche e sociali), Elena Ramella, collaboratrice (Cross) e Roberta Virtuani, ricercatrice (Dises).

«Stiamo lavorando a un progetto di misurazione delle soft skills - spiega Cantoni - in questa giornata abbiamo voluto da una parte sottolinearne l’importanza, dall’altra porre il focus sull’obiettivo specifico del progetto: oggettivizzare la misurazione delle soft skills. Miriamo a una loro misurazione quanto più oggettiva possibile quando lo studente fa il suo ingresso in università, offrendo un percorso di formazione non soltanto sulle competenze tecniche, ma anche sulle competenze trasversali. Misurare lo soft skills in entrata e al termine dell’università, quando si sta per entrare nel mondo del lavoro, potrebbe garantire un vantaggio competitivo per lo studente e migliorare la sua employability». La parola chiave, dice Cantone, è consapevolezza. «Vogliamo rendere i ragazzi consapevoli dell’importanza delle soft skills, da misurare e da allenare, anche perché attualmente su questo tema li vediamo un po’ disorientati e scarsamente consapevoli della loro importanza».

Nella seconda parte della giornata, invece, protagoniste sono state le aziende, i cui rappresentanti hanno partecipato alla tavola rotonda: Sonia Schiavi di Nordmeccanica, Paola Gemmi di Kairos Servizi Educativi, Marco Rossi di Studio Pro Audit e Studio Profis, Cristina Repetti di T.G.R. e Nausicaa Ardigò di Formec Biffi. «Questa tavola rotonda - chiude Cantoni - è stata particolarmente importante per aprire un dialogo con le imprese e per comprendere quanto le soft skills siano importanti per loro e, di conseguenza, cosa sia possibile fare in un’università per formare i giovani sotto questo profilo».

Un articolo di

Filippo Lezoli

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