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Monsignor Delpini agli studenti: «Coltivate il sogno europeo»

11 febbraio 2022

Monsignor Delpini agli studenti: «Coltivate il sogno europeo»

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Se qualcuno scrive una lettera, è buona educazione rispondere. La lettera in questione è quella che l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini nel 2020 aveva scritto per il Centenario dell’Istituto Toniolo, del quale è presidente, e alla quale hanno dato risposta alcuni laureati dell’Università Cattolica, inseriti nel mondo professionale in Italia e all’estero. Le riflessioni emerse dalle sollecitazioni di monsignor Delpini sono confluite nel libro “Ci vorrebbe un pensiero”, edito da Vita e Pensiero e curato da Ernesto Preziosi, direttore per l’Ateneo dei Rapporti con le Istituzioni culturali e territoriali.
 
Nell’ottica della riflessione culturale e nello spirito del dialogo, favorito dalla conseguente pubblicazione del volume, si è collocato il dibattito serale di mercoledì 9 febbraio promosso dal Collegio Augustinianum e introdotto dal direttore Andrea Patanè e da Ernesto Preziosi.

Un dibattito a più voci nel corso del quale l’Arcivescovo Delpini, conversando con gli “agostini”, ha offerto una interessante lettura critica dei problemi dell’attualità - dal ruolo della spiritualità oggi al rapporto dei giovani con la Chiesa, dalla pandemia al valore della relazione - mettendo in evidenza l’importanza dell’impegno per il bene comune che matura proprio sui banchi di studio nell’incontro con la conoscenza e con la cultura, in un’ottica di apertura dialogica che non è l’esperienza di una sera ma deve continuare in un contesto comunitario.

Le tematiche trattate sono state poi contestualizzate nell’esperienza di studenti universitari dell’Università Cattolica, «luogo di elaborazione culturale» che orienta il pensiero e rende i laureati «punto di riferimento per lo stile e il modo di intendere la cultura vicina ai bisogni della gente», come ha detto Ernesto Preziosi, aprendo l’incontro.

Cosa caratterizza uno studente universitario se non la formazione di un pensiero critico che consenta di affrontare le sfide dell’oggi? E quale il ruolo della spiritualità per poter affrontare tale pensiero critico? La sollecitazione degli studenti all’Arcivescovo ha trovato pronta risposta nel mettere in relazione la spiritualità cristiana con la vita quotidiana e con quella accademica. «Per i cristiani la spiritualità non è una pausa rigenerante, quasi un’evasione, per il benessere psico-fisico che può essere dato da una vacanza a contatto con la natura o da un ritiro spirituale, ma è la spiritualità dell’incarnazione che si realizza nell’essere docili allo Spirito, come afferma San Paolo, nel tempo e nello spazio dove viviamo», ha detto monsignor Delpini. L’Arcivescovo ha ricordato, quindi, la “Regola di vita”, rivolta ai giovani ambrosiani, con le indicazioni per organizzare il tempo e le attività al fine di coltivare una relazione personale con il divino, non con lo stile del monaco, ma «in quella che è l’attività dell’oggi, lo studio, che è il vostro modo di santificarvi qui ed ora».

A tal proposito il rapporto tra Chiesa e giovani diventa cruciale. Forte l’espressione di monsignor Delpini: «Questa è una ferita aperta, i giovani non avvertono la Chiesa come interlocutrice delle loro domande e la Chiesa vive ciò come una sconfitta». Pertanto «il compito di fare da ponte tra giovani e Chiesa non è solo del papa e del vescovo» in quanto «apostoli dei giovani sono i giovani».

Una riflessione sul tempo che stiamo vivendo non poteva poi mancare. Monsignor Delpini ha offerto la sua personale lettura di questo tempo: «La pandemia ha stremato il pensiero, lo ha inaridito, non siamo nelle condizioni di pensare, pandemia non è solo la tragedia sanitaria che ha rovinato la vita, ma rappresenta un evento mediatico pervasivo, un evento sociale complesso e antipatico che ha ridotto il pensiero solo ai protocolli, alle vaccinazioni, al numero di contagiati. Tutto ciò ci ha talmente condizionato da non aver avuto più la possibilità di pensare. Pensiero laico e cattolico non si sono incontrati perché non esistono più».

In particolare, ha rilevato monsignor Delpini, «il pensiero europeo non considera la Scrittura come testo di riferimento. Vi è una allergia a pensare che ci sia una salvezza integrale dell’umanità. Per noi cristiani la verità non è un concetto, una filosofia, una dommatica, ma è una persona: Gesù. La verità è in Gesù, e il dialogo è il dimorare nell’amicizia. L’accesso alla verità è un’amicizia, non è un aspetto intellettuale, ma è una relazione».

Ecco perché «tocca ai giovani la responsabilità di avere un sogno europeo, per evitare che la cultura europea attuale sia impostata sul mero individualismo. L’intera legislazione va a garantire i diritti individuali. Il futuro, invece, è fatto da famiglie, non da individui. La cultura europea oggi è caratterizzata dalla mancanza di speranza e dal non conoscere il senso della propria vita, che poi sono i due fondamenti che costituiscono la visione cristiana. Viviamo perché rispondiamo ad una vocazione, che è affidarsi ad una promessa di felicità».

Insomma, un dialogo ricco di spunti. Anche per questo è stato auspicato che incontri analoghi, a partire dallo scritto dell’Arcivescovo, possano svolgersi anche negli altri collegi con le modalità del dialogo, della riflessione elevata, nello spirito di una cultura che si incarna nel quotidiano, proprio secondo la logica dell’incarnazione evangelica.

Un articolo di

Agostino Picicco

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