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Narrazione televisiva in tempi di pandemia, cosa cambia?

02 marzo 2021

Narrazione televisiva in tempi di pandemia, cosa cambia?

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La televisione è il mezzo di comunicazione più seguito dal pubblico, ma anche quello raccontato con maggiore frequenza e dovizia di particolari da giornalisti e altri mass-media come radio, social media e carta stampata.

Una conferma avallata anche, o forse soprattutto, in tempi di pandemia dove - dati alla mano – la forza mediatica di un mezzo che pare inarrestabile ha fatto registrare un boom dei consumi grazie ad una platea di pubblico aumentata in media del 10% (con picchi anche maggiori nei mesi più duri del primo lockdown) e un’attività di social engagement che tra il 2020 e il 2021 ha superato il mezzo miliardo per i contenuti incentrati su programmi televisivi, con oltre due miliardi di video visti attraverso le piattaforme social.

Di questo e di molto altro si è parlato nel webinar "Come raccontare la tv. Cronaca, critica, gossip tra carta e Twitter”, open lecture inaugurale del ciclo promosso dal Master “Fare TV. Gestione, Sviluppo, Comunicazione” sui temi dello story-telling e della narrazione televisiva.

Un argomento che risulta quanto mai attuale, complice l’edizione del Festival di Sanremo alle porte, la prima a svolgersi in assenza del pubblico in sala.

Lo sa bene Massimo Scaglioni, direttore del Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (Ce.R.T.A) in Cattolica, che nella sua introduzione all’incontro ha ricordato come «Il Festival di Sanremo è tra gli eventi televisivi maggiormente raccontati, un’occasione in cui tv e giornalismo si fondono e che negli anni ha dato vita ad un genere giornalistico a sé stante: quello delle “polemiche attorno al Festival”. Quest’anno, in modo particolare, il fulcro della questione è nato attorno al tema della presenza/assenza del pubblico in sala».

Una questione e un cambiamento che Aldo Vitali, sta vivendo in prima persona in qualità di direttore della storica testata TV Sorrisi e Canzoni. Incalzato dalle domande della giornalista ed autrice Stefania Carini, ha raccontato come «Fin dalla sua fondazione TV Sorrisi e Canzoni segue il Festival di Sanremo trasferendo in massa la redazione del giornale che, per tutta la durata della kermesse, stazionava nella sala affittata di un hotel per seguire da vicino le cronache delle serate, gli ospiti d’eccezione e i backstage mediante interviste e collegamenti. Immancabile era il rito di scattare la foto dei vincitori alla 3:00 del mattino per la copertina del settimanale così come la pubblicazione in anteprima ed in esclusiva dei testi dei brani in gara» ha precisato Vitali.

E quest’anno? «Abbiamo mandato solo un inviato ed un fotografo per elaborare un racconto in digitale, mentre per risolvere la copertina sono state scattate preventivamente foto a tutti i partecipanti col premio in mano, utilizzeremo solo quelle di chi vincerà realmente» rivela Vitali.

La pandemia del resto non ha solo mutato le modalità di lavoro e comunicazione tradizionali, ma ha anche contribuito ad aumentare la forbice tra pubblico tradizionale e community digitali.

Sanremo, del resto, rappresenta la tipologia di evento perfetto per una narrazione condotta attraverso i social, tramite tweet incisivi o stories instagram di momenti iconici o di backstage.

«I lettori della carta sono circa 2,5 milioni mentre 5 milioni e 300mila gravitano attorno alla community, per questo abbiamo necessità di realizzare due racconti diversi di una stessa storia» ha concluso Vitali.

Un passaggio inverso è invece quello effetuato da Marco Villa, giornalista del sito dedicato Serial Minds nonché autore della fortunata trasmissione E poi c’è Cattelan: «Sul fronte delle serie televisive l’interesse è andato crescendo dal 2010 ad oggi, prima il pubblico era molto di nicchia e composto esclusivamente da appassionati del settore. Da un pubblico attento e ristretto oggi siamo passati ad un pubblico altrettanto attento ma un po’ meno ristretto». La vera difficoltà? Raccontare, recensire e fare informazione senza spoilerare.

Tornando a Sanremo, e a una narrazione che mai come quest’anno avrà una componente professionale ma anche emotiva nel mezzo di un contesto psicologico non semplice, la giornalista di Radio 24 Marta Cagnola, ha fatto notare come cronaca e resoconti dell’edizione 2021 viaggino su un doppio binario.

Un articolo di

Bianca Martinelli

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«Fino ad oggi abbiamo assistito a dibattiti accesi che in taluni casi avevano quasi il sapore della presa di posizione riguardo ad alcune scelte operata dalla direzione artistica del Festival, mentre dal momento in cui le decisioni sono state prese ora prevale il sentimento del whatever it takes, stringiamoci gli uni agli e passiamo assieme questo momento».

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