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Obesità, buone pratiche per combatterla

27 dicembre 2021

Obesità, buone pratiche per combatterla

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Giramondo per studio e vocazione, Riccardo Borgia ha due passioni culminate nel suo percorso di studi: il ruolo giocato dall’agricoltura nella cooperazione allo sviluppo e le corrette pratiche alimentari per contrastare l’obesità e il sovrappeso.

È di Bologna, ha 30 anni e dopo la triennale in Scienze agrarie nel capoluogo emiliano, Borgia ha frequentato anche l’Università di Firenze e ha ultimato la sua esperienza universitaria all’Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, con la scuola di dottorato Agrisystem.

Globetrotter, Borgia ha svolto l’Erasmus a Lisbona, è stato poi in Brasile e in Guatemala per approfondire gli studi in scienze agrarie tropicali, in Mozambico per un progetto di sicurezza alimentare, quindi alla Cattolica, dove ha svolto il dottorato con una tesi dal titolo: Children’s healthy food habits: behavioural and policy perspectives. «Nel dottorato svolto nell’ateneo piacentino mi sono occupato della mia altra passione oltre la cooperazione e sviluppo - dice Borgia - vale a dire l’impatto dei consumi alimentari sulla salute». Un impegno che, come durante la magistrale, lo ha condotto fuori dai nostri confini: precisamente alla Direzione generale dell’agricoltura in Commissione europea e a Dublino, dove ha lavorato nel Dipartimento di sanità pubblica. «Dal mondo agrario, in cui mi sono posto dalla prospettiva dell’offerta, sono passato a quello della domanda, quindi del consumatore, ma sempre mantenendo il focus sull’alimentazione. L’obiettivo è stato indagare l’impatto dei consumi alimentari sulla sanità pubblica».

Al centro della tesi di Borgia ci sono i bambini, con i loro comportamenti alimentari. Come promuovere politiche della salute per contrastare le malattie croniche e prevenire l’obesità? «In tal senso - continua - l’esperienza di Dublino è stata illuminante perché mi occupavo delle scelte che compie il consumatore, un tema che riguarda strettamente la sanità pubblica».

Sul punto, dalla tesi emerge che in Italia la strada da fare è ancora tanta. «La situazione non è buona, procedendo da nord a sud si va peggiorando riguardo all’obesità e al sovrappeso. Anche per tale ragione mi sono occupato delle politiche pubbliche per promuovere buone pratiche. I dati raccolti quattro anni fa ponevano l’Italia al penultimo posto fra i Paesi europei nella graduatoria di salute dei bambini rispetto all’obesità. Peggio, solo la Grecia». «Sembra un paradosso - continua - dal momento che si parla degli stati che hanno dato vita alla dieta mediterranea, ma il problema non è tanto geografico quanto culturale. Un esempio: l’adesione alla dieta mediterranea è maggiore in Trentino piuttosto che in Sicilia».

Borgia ha messo sotto osservazione anche il ruolo che gioca la famiglia del bambino. «I dati che ho incontrato confermano il ruolo importante svolto dalla madre. Inoltre si è soliti pensare che più alto è il benessere del nucleo familiare, migliore è l’alimentazione del figlio. In realtà, a riguardo ci sono differenze fra madre e padre. Prendendo alcuni parametri, come il consumo di frutta e verdura, la colazione, l’attività fisica e l’abitudine a mangiare sneck, se a essere occupato è il padre il benessere alimentare del figlio cresce. Se è la madre a essere occupata invece no».

La tesi di dottorato di Borgia ha anche scandagliato i programmi europei di contrasto al sovrappeso nei bambini. «Non mi sono chiesto se funzionano o meno - dice - perché è già risaputo che funzionino, piuttosto mi sono domandato se intercettano chi ne ha davvero bisogno. E ho compreso che ci sono scuole svantaggiate dove quei programmi, pure essendo buoni, non attecchiscono».

Un articolo di

Redazione

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