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Oltre il mito dell’informatica

10 marzo 2023

Oltre il mito dell’informatica

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La transizione al digitale caratterizza la nostra epoca coinvolgendo tanti settori, chiedendo notevoli costi in termini di denaro, risorse, impatto ambientale ed energetico. Una transizione dove l’uomo è al centro. Come norme e diritto possono salvaguardare l’essere umano, tenendo conto dei cambiamenti introdotti dalla tecnologia?

È l’interrogativo su cui ha cercato di far luce il seminario organizzato martedì 7 maggio in Sala Negri da Oleggio dal Centro di ricerche in analisi economica e sviluppo economico internazionale dell’Università Cattolica (Cranec). A fare da filo conduttore il volume dal titolo “Il mito dell’informatica. L’algoritmo d’oro e la Torre di Babele”, pubblicato nei tipi di Baldini-Castoldi, e scritto da Giovanni Maria Flick, avvocato, magistrato, docente universitario, ministro della Giustizia e presidente emerito della Corte Costituzionale, insieme alla figlia Caterina, esperta di diritto dell’era digitale e responsabile dell’Ufficio Affari Giuridici e Contratti dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID).

A introdurre gli autori è stato Alberto Quadrio Curzio, emerito di Economia politica in Cattolica e presidente del Cranec, che si è soffermato in particolare sul legame del presidente Flick con la Cattolica, del quale è stato alumnus e ospite del Collegio Augustinianum proprio «durante gli anni nei quali studiavano Romano Prodi e Tiziano Treu, con cui si creò un sodalizio di amicizia durato una vita intera, e che li ha visti collaborare quando ricoprivano rilevanti incarichi pubblici a livello nazionale ed europeo».

Da parte sua, Floriana Cerniglia, direttore del Cranec, avviando il dibattito ha collocato il seminario nell’ambito delle attività di ricerca del Centro «la cui mission è aprirsi al confronto con altre discipline coinvolgendo non solo economisti ma anche giuristi, sociologi e politologi». Soprattutto su temi come quelli dell’intelligenza artificiale che, abbracciando diversi aspetti, chiamano «gli economisti al confronto continuo con i giuristi sugli attuali fenomeni dirompenti tra scenari inediti e cambiamenti epocali».

Lo spiega bene il volume, che rappresenta una riflessione sulla tenuta del modello economico-sociale creato da una tecnologia avanzatissima. Infatti, Giovanni Maria Flick ha evidenziato i rischi della rivoluzione digitale: il timore è che le nuove tecnologie scavalchino e sostituiscano la persona anche nelle funzioni più connaturate alla sua identità e alla sua coscienza, catapultandoci in un mondo in cui i concetti di etica e responsabilità, nelle loro varie declinazioni sociali, giuridiche e politiche, possano perdere significato.

Da qui il richiamo biblico alla Torre di Babele, che si può paragonare allo sviluppo eccessivo della tecnologia. «Occorre capire attraverso il passato cosa ci riserva il futuro e cercare di individuare la necessità di regole e la loro elaborazione per consentire la convivenza nel contesto attuale. Si tratta di trovare un equilibrio tra la civiltà degli uomini e la “civiltà delle macchine” dato che la seconda potrebbe soppiantare la prima con conseguenze gravissime: il rischio di una seconda torre di Babele è dietro l’angolo. Come, d’altra parte, quello del nuovo diluvio universale per il saccheggio della natura da parte nostra».

Luci e ombre dell’intelligenza artificiale - la «nuova elettricità» del nostro secolo - sono state anche al centro dell’intervento di Caterina Flick. «Se ne è cominciato a parlare negli anni Cinquanta, pensando alla possibilità della macchina di imitare i comportamenti umani. Oggi gli strumenti digitali portano a una intermediazione attuata attraverso i social e le varie piattaforme digitali, richiedendo la necessità di essere rappresentati correttamente».

 

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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