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“Origines” la sfida di essere italiani in un documentario

01 ottobre 2021

“Origines” la sfida di essere italiani in un documentario

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«Mi chiamo Abou­ bakar». «Sono Raisha». «Sono Xin Alessandro Zhang». «Frequento l'ultimo anno di un istituto tecnico». «I miei genitori sono arrivati in Italia a metà degli anni Novanta». «Papà e mamma sono emigrati dalla Costa d'Avorio». «Mi sono iscritto a scienze politiche». «Faccio l'infermiera». «A chi mi chiede se mi sento più italiana o marocchina, io rispondo: sono al 100% italiana, più un 50% marocchina».

Il documentario "Origines”, realizzato dagli studenti del Dams dell'Università Cattolica di Brescia nell’ambito del Laboratorio di Regia audiovisiva di base condotto dal prof. Stefano Bianchi, è un racconto mosaiciforme della sfida d'essere italiani vissuta dalle seconde generazioni, narrata attraverso le voci dei figli d’immigrati nati e cresciuti in Italia.


Storie, volti, impressioni di chi è nato qui e, in alcuni casi, insegue il traguardo della cittadinanza: il cortometraggio - nato da un'idea condivisa con l'Ufficio per i migranti della Diocesi di Brescia - è stato presentato al Cinema Teatro Sant’Afra a Brescia in occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e della Festa dei popoli e, tramite aneddoti e testimonianze dirette, mostra il forte sentimento d'appartenenza alla comunità che li ha accolti in Italia, al pari di quella da cui provengono.

30 minuti di durata in cui, ad essere indagato è il rapporto con i genitori e con i compagni di studi, la spiritualità, le usanze legate alle rispettive culture e religioni, l’impegno sociale, il rapporto con sé stessi e il processo di accettazione da parte degli estranei, tra quotidianità e aspirazioni future.

Le riprese di "Origines" sono state effettuate tra il 6 e il di 10 aprile 2021. Ogni giornata è stata dedicata a un gruppo di studenti, che ha selezionato uno o più intervistandi (su un ventaglio di soggetti proposti dall'Ufficio per il Dialogo Interreligioso, diretto da Don Roberto Ferranti).

«Con gli studenti abbiamo scelto di realizzare un documento che raccontasse un contrasto concretamente vissuto dalle giovani generazioni, come la visione del futuro vista con gli occhi di un gruppo di giovani i cui genitori hanno avuto il coraggio di lasciare tutto quello che amavano alla ricerca di un nuovo contesto in cui trasportare la loro vita: l'Italia. Don Roberto Ferranti è stato il tra ponte tra due realtà: quella teorico-pratica dell'Università, e quella sociale ed ecclesiastica della curia, supportandoci nel reperimento di un campione di testimonianze rappresentativo» racconta il prof. Bianchi.

Per farlo è stato necessario guardare oltre la superficie: «ci siamo chiesti cosa lavorasse in background nella vita dei figli degli immigrati di prima generazione, come la sensibilità di questi ragazzi reagisse alla duplice pressione proveniente dalla cultura d'origine e dalla quotidianità vissuta fuori casa a scuola, nel lavoro o nel tempo libero. Il risultato è una rappresentazione scultorea della sensibilità umana» specifica Bianchi.

Sotto la guida del prof. Marco Meazzini ogni gruppo di studenti ha lavorato alla fase di pre-produzione, contattando gli intervistandi, raccogliendo informazioni e stendendo domande e scaletta utili a definire un quadro generale. Le video interviste sono state dirette e curate dagli studenti in totale autonomia, con l’attrezzatura messa a disposizione di Febo Films e il kit audio fornito dal professor Meazzini.

Infine la fase di post produzione, in cui ogni gruppo ha montato le proprie interviste autonomamente, contribuendo poi a fornire il materiale a un montatore scelto unanimemente per assemblare il cortometraggio finale.

Un articolo di

Bianca Martinelli

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