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Pax Moot, premiate le memorie scritte degli studenti Unicatt

27 maggio 2021

Pax Moot, premiate le memorie scritte degli studenti Unicatt

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«Il processo di scrittura è stato molto complicato, sia perché si è trattato di produrre dei testi in inglese, sia per la complessità dei temi. Proprio per questo vincere il prestigioso premio di migliori memorie scritte è stato davvero emozionante». A parlare è Cecilia Vincenzo, studentessa di Giurisprudenza. Insieme ai compagni di corso Daniele Forcella, Giorgio Ghapios e Niccolò Sciortino, ha rappresentato l'Università Cattolica all’edizione 2021 del Pax Moot – la principale competizione internazionale dedicata al diritto internazionale privato – contribuendo con il suo impegno all’ottimo risultato dell’Ateneo: quinto posto in classifica nella classifica generale e premio per le migliori memorie scritte.

La sfida, che coinvolge università di tutto il mondo e che quest'anno si è svolta online a causa della pandemia, è basata su un complesso caso pratico – quest’anno una controversia in materia di vaccini: sperimentazione sulla popolazione, brevetti e danni alla salute – la cui risoluzione si articola in una fase scritta e una fase orale. Durante la fase scritta i partecipanti, detti Mooties, devono redigere due memorie, difendendo rispettivamente l’una e l’altra delle parti in causa. Nella successiva fase orale, ogni squadra espone i propri argomenti nel modo più persuasivo e chiaro possibile, sfidando le altre squadre davanti a un tribunale composto dai più importanti professori ed esperti internazionali della materia.

Nella fase di preparazione al Pax Moot e di predisposizione delle memorie scritte, gli studenti selezionati sono stati coinvolti nelle attività di ricerca dell’Istituto di Studi Internazionali, promotore dell’iniziativa.

Durante tutto il percorso, i Mooties Unicatt sono stati supportati da un team di coach sia senior (Caterina Benini e Giulio Monga) che junior (Elena Gianrossi, Giovanni Gigante e Stefano Rusconi), capitanati dal professor Pietro Franzina.

«Il nostro ruolo è molto delicato – spiega Elena Gianrossi, tra i giovani allenatori del team – Il compito del coach è quello di assistere gli studenti nell’identificazione ed esposizione degli argomenti a difesa dell’una e dell’altra parte della vertenza. Durante la preparazione delle fasi orali, i coach impersonificano il ruolo di giudice ascoltando i discorsi preparati dai Mooties e li allenano simulando la gara».

«Ho rappresentato la squadra agli orali insieme al mio collega Niccolò, mentre Daniele e Giorgio ci hanno aiutati con un approfonditissimo lavoro di ricerca. Fare l’oralist – racconta Cecilia – richiede, oltre a competenze linguistiche, la padronanza di accorgimenti che all’inizio possono sembrare complicati, ma che sono cruciali per una comunicazione efficace: non gesticolare, non muoversi troppo, tenere nell’esposizione il ritmo giusto, segnalare all’interlocutore, col tono della voce e espressioni di rito, gli snodi essenziali del ragionamento. Nella discussione, del resto, si ricevono dal tribunale molte domande, talora inaspettate: occorre allora imparare a rispondere con precisione e senza giri di parole, andando dritti al punto».

Tra i compiti del coach anche quello di trasmettere abilità e strumenti che saranno fondamentali non solo durante la competizione, ma anche nel futuro degli studenti. «La più grande soddisfazione - dice Gianrossi - è stata quella di aver visto crescere e migliorare i ragazzi giorno dopo giorno, come singoli e come gruppo».

«Il regalo più grande che mi ha lasciato questa esperienza è il rapporto con coaches e compagni di squadra. Ho capito cosa vuol dire lavorare in una squadra davvero affiatata - dice Cecilia. Inoltre, l’esperienza si è rivelata molto formativa: il mio inglese, la cui conoscenza è sempre più richiesta a chi lavora nel campo del diritto, è migliorato in modo significativo».

Un articolo di

Valentina Stefani

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