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Per un turismo sempre più sostenibile

27 settembre 2024

Per un turismo sempre più sostenibile

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La Giornata Mondiale del Turismo, celebrata ogni anno il 27 settembre, è il giorno di promozione globale del valore sociale, culturale, politico ed economico del settore turistico e del suo contributo al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.  

L’Italia resta sempre in vetta nella classifica dei luoghi più visitati al mondo. Storia, arte, enogastronomia e bellezze naturali attraggono un numero crescente di visitatori che scelgono il Belpaese per trascorrere le loro vacanze. L'offerta turistica italiana attira anche molti viaggiatori interessati a forme di turismo slow e sostenibili.

Che cosa significa viaggiare in modo sostenibile (e responsabile), quali sono le buone pratiche e i comportamenti da seguire per ridurre gli sprechi lo abbiamo chiesto a Vincenzo Zulli, coordinatore Business Development Cattolicaper il Turismo.

Turismo sostenibile: qual è il significato e la sua importanza oggi?
«Turismo sostenibile, o sostenibilità del turismo, significa concepire e sviluppare il complesso sistema della filiera e della domanda e offerta del turismo a partire dal paradigma delle tre dimensioni essenziali del concetto di sostenibilità: ambientale, sociale ed economica, ciascuna delle quali è strettamente connessa con l’altra. Per comprendere il loro significato, nella declinazione che assumono nella sfera del turismo, penso sia utile ricordare i principi generali di tali dimensioni richiamati dalla stessa Organizzazione Mondiale del Turismo. A livello ambientale, sostenibile vuole dire che non pregiudica l’ambiente a livello globale e locale, ma anche assicurare la protezione e la conservazione delle risorse naturali dei territori e della loro biodiversità, promuovendo attività non inquinanti nel rispetto della neutralità climatica, soluzioni di mobilità ecologica, efficienza energetica, uso delle fonti rinnovabili e un approccio plastic free. Dal punto di vista sociale, il turismo sostenibile deve invece mirare a garantire una migliore integrazione sociale tra i visitatori e gli abitanti, tutelando il patrimonio storico, artistico e culturale del posto, valorizzando le contaminazioni socioculturali e seguendo comportamenti etici nel rispetto delle leggi e delle tradizioni di ogni Paese e comunità ospitante». 

E per quanto riguarda invece l’ambito economico?
«In questo ambito i flussi turistici, pur rappresentando un potenziale notevole per l’economia dei Paesi, non devono penalizzare le comunità locali, in particolare le collettività più vulnerabili. È dunque fondamentale adottare un approccio che favorisca lo sviluppo sostenibile, promuovendo l’inclusione sociale e la condivisione del benessere economico, creando opportunità di lavoro e fornendo mezzi di sussistenza adeguati alle popolazioni locali. La cifra dell’importanza che il turismo sostenibile riveste nell’oggi e nel domani è ben descritta in una della prime definizioni di sviluppo sostenibile del 1987 - contenuta nel rapporto "Our common future” di Gro Harlem Brundtland, presidente della Commissione mondiale su Ambiente e Sviluppo delle Nazioni Unite - e diventata di uso comune: “Lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”».

Come accade in altri Paesi, anche l’Italia è impegnata nel processo di transizione verso la sostenibilità e si stanno, sicuramente, facendo passi avanti in tutte le tre direttici della sostenibilità. Nel concreto a che punto è il turismo sostenibile nel nostro Paese?
«Rispondo prendendo spunto dai risultati di una nostra ricerca empirica svolta su scala europea, dal titolo “Comunicare il Turismo sostenibile”, condotta proprio lo scorso anno nell’ambito del progetto Comunicazione Media e turismo - nato dalla collaborazione tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore (attraverso le sue strutture dedicate come il CeRTA – Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi, e l’hub Cattolicaper il Turismo) con Publitalia ’80 del gruppo Mediaset. Nello studio, si è cercato di misurare come sono percepiti vari Paesi in chiave di turismo sostenibile. L’Italia spicca per la dimensione sociale della sostenibilità, intesa come espressione della dimensione “umana”, i cui elementi distintivi riguardano l’accoglienza, la relazione, il rispetto, l’inclusione. Su questi aspetti, in cui si declina la sostenibilità sociale, vantiamo certamente un primato».

E rispetto invece le dimensioni economiche ed ambientali?
«Diciamo che siamo a buon punto e ben posizionati, sebbene per gli aspetti più propriamente ambientali “eco e “green” e della riconversione degli asset strutturali esistenti (utilizzo fonti energetiche “green” e riduzione carbon footprint), nuove forme di mobilità (a impatto ambientale, intermodalità) ed infrastrutture (trasporti, vie ciclabili, strutture ricettive) alcuni Paesi, soprattutto quelli nordici - e tra questi in particolare quelli scandinavi – nella percezione dei turisti ci sopravanzano. Tuttavia la strada è ancora lunga per tutti, ma stiamo facendo la nostra parte e, per mutuare un termine dal ciclismo, stiamo gareggiando in testa al gruppo».

Indubbiamente il turismo sostenibile porta con sé una serie di vantaggi, quali sono quelli più significativi?
«I vantaggi sono molteplici. Ma sicuramente, tra i più rilevanti, c’è l’apertura a nuove forme di turismo “esperienziale” e non convenzionale, che stanno prendendo sempre più piede, quali il turismo slow green, enogastronomico, spirituale, sportivo e culturale in tutte le loro varietà. Si tratta di forme di turismo che sono praticate almeno una volta all’anno dal 75% dei vacanzieri italiani. Rispondono ad un modo diverso di vivere il turismo, sia nelle scelte di destinazioni - dove trovano spazio e sviluppo, luoghi, territori e itinerari nuovi che possono in tal modo diventare nuove destinazioni turistiche complementari o alternative a quelle mainstream - sia nelle scelte dei mezzi di trasporto a minor impatto ambientale e del periodo, permettendo ai territori di promuoversi come mete turistiche “aperte” tutto l’anno, mitigando anche i fenomeni di overtourism che si concentrano nei periodi canonici. Queste nuove modalità non sono semplicemente forme innovative di vivere i viaggi e le vacanze, ma rappresentano anche il campo della nuova partita competitiva che si gioca nel rapporto vincente di attrattività e sostenibilità, come fattore critico di successo delle strategie sia dei sistemi locali di offerta turistica sia a livello nazionale e internazionale».

Quali sono le principali differenze tra turismo sostenibile e turismo responsabile?
«Non sembra esistere una differenza vera e propria se non nei termini. Nella letteratura scientifica, ma anche nell’opinione comune degli operatori, i due termini si ritrovano spesso affiancati o anche con lo stesso significato. Per turismo responsabile o consapevole si intende quello attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell'ambiente e delle culture. Ecco perché si è portati ad assimilare i due “attributi” concependoli un tutt’uno, come due facce complementari di una stessa medaglia. Anche perché non può esistere un turismo sostenibile che non sia responsabile e viceversa».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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