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Per un credito sostenibile e a servizio dell’economia reale

12 marzo 2021

Per un credito sostenibile e a servizio dell’economia reale

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Tornare a incarnare il ruolo tradizionale di istituzione economica che si prende cura delle famiglie e delle imprese, soprattutto in questa fase dove la pandemia ha amplificato le disuguaglianze economiche. Cioè una banca sostenibile e a servizio dell’economia reale. È la proposta emersa dal webinar “La sostenibilità dell’ecosistema del credito. Verso una nuova ecologia sociale”, che mercoledì 10 marzo ha chiuso il “Laboratorio sulla sostenibilità”, che rientra nel progetto educativo promosso dall’Università Cattolica in collaborazione con l’arcidiocesi di Milano per promuovere il ripensamento dei modelli economici a partire dal documento della Santa Sede “Oeconomicae et pecuniariae quaestiones”.

«È necessario tornare all’essenza stessa dell’attività della banca, che risiede nella raccolta di risorse da destinare allo sviluppo dell’economia reale, cioè nel sostegno a famiglie e imprese per lo sviluppo di loro progetti di vita e di impresa e capace di “prendersi cura”», ha detto Elena Beccalli, preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica aprendo il dibattito. «Consapevoli che questa concezione è stata spesso sottointesa o compressa dalla spinta verso l’enfasi sull’attività di speculazione finanziaria, serve capire realisticamente come far sì che l’erogazione del credito – che continua a rappresentare il perché dell’esistenza della banca e la sua primaria e qualificante funzione economica e sociale – sia realizzata in maniera sostenibile per l’intero sistema». Senza dimenticare che per dare realismo e rendere sostenibile l’intero sistema «l’efficienza e la solidità della banca non devono essere intese in contrapposizione alla generatività e alla tutela sociale, anzi le une sono il presupposto delle altre».

Eppure, l’occasione drammatica della pandemia può costituire   un «momento propizio» per modificare un «assetto» che si è consolidato negli anni, provando a renderlo «più aderente alle esigenze» dell’attuale contesto socio-economico. Ne è convinta Antonella Sciarrone Alibrandi, prorettore vicario dell’Università Cattolica, da alcuni mesi impegnata a portare all’attenzione dell’opinione pubblica e dei decisori la spinosa questione del crescente sovraindebitamento. «L’aggravarsi della situazione debitoria dei privati è sotto gli occhi di tutti», ha ribadito Sciarrone. «Bisogna affrontare il tema con una visione d’insieme cercando di prendere in considerazione le molteplici esigenze e i differenti interessi che hanno bisogno di tutela, con il coraggio di uscire da linee definite che vengono dal passato e dalla grande crisi finanziaria del 2007». In tale prospettiva «l’università può svolgere un ruolo importante per agevolare il dialogo e il confronto tra interessi all’apparenza contrapposti, nel tentativo di trovare soluzioni che possano essere sostenibili nella prospettiva di un ecosistema del credito». Del resto, «l’etimologia del termine credito ci riporta al verbo “credere”, che evoca la fiducia», ed è solo a partire da questo atteggiamento, che deve stare alla base di qualunque rapporto creditizio, ha chiarito il prorettore vicario della Cattolica, che si può cercare di ricostruire una «cornice di regole» e di «buone prassi» che aiutino a superare il momento difficile che stiamo vivendo.  

«Durante la pandemia le difficoltà delle persone e delle famiglie sono molto aumentate ed è necessario intervenire rapidamente», ha sottolineato padre Augusto Zampini, segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo umano integrale della Santa Sede e coordinatore della Vatican Covid-19 Commission istituita da Papa Francesco presso il medesimo Dicastero. «Per lavorare nella concretezza dobbiamo individuare alcune piste di azione e per questo, in collaborazione con l’Università Cattolica, abbiamo elaborato un Executive Summary che stiamo per pubblicare». Grazie a questo lavoro, ha fatto eco suor Alessandra Smerilli «vogliamo portare il tema all’attenzione europea per agire sulle regole che mettono in difficoltà le persone indebitate. Nel nostro Executive Summary di proposte ne facciamo alcune: per esempio moltiplicare i volontari, i centri di ascolto, le persone che possano dedicarsi a svolgere una funzione di debt advice. Il messaggio che vogliamo lanciare è anche quello di mappare buone pratiche esistenti e di promuoverne di ulteriori, costituendo vere e proprie reti di supporto».

Un altro fronte su cui agire è quello dell’analfabetismo finanziario. «Tra le cose che si possono fare, e in questo l’università gioca un ruolo cruciale, è non lasciare la finanza in mano agli addetti ai lavori, non renderla così difficile. Di crediti, di finanza, di economia, bisognerebbe cominciare a parlarne dalla scuola dell’infanzia», ha chiarito suor Smerilli.

In ogni caso l’uso consapevole di strumenti finanziari ha un impatto importante sulla riduzione della povertà e delle diseguaglianze, sull’inclusione nella vita economicae si traduce in una crescita stabile e sostenibile dei Paesi. «Dal 2011 al 2017, 1,2 miliardi di adulti ha avuto un accesso a uno strumento finanziario con la crescita del fenomeno in tutto il mondo», ha osservato Magda Bianco, di Banca d’Italia e co-chair G20 The Global Partnership for Financial Inclusion (GPFI). «L’inclusione finanziaria è tra gli obiettivi del piano d’azione 2021-23 del Gruppo G20 che si sta svolgendo sotto la presidenza italiana. Ci concentreremo su due pre-condizioni: la digital financial literacy, tanto delle persone quanto delle imprese, e l’attenzione per la tutela del consumatore».

Insomma, il tema delle regole resta centrale. «Abbiamo norme, che arrivano dall’Europa, sempre più severe», ha asserito Victor Massiah, presidente dell’Associazione per lo sviluppo degli studi di banca e borsa (Assbb). Tuttavia, «nella concessione del credito è importante saper distinguere tra coloro che sono irrecuperabili e quanti sono in grado di recuperare poiché è nell’interesse economico della banca cercare di aiutare, risollevare le persone». Pertanto, ha insistito Massiah, in un contesto straordinario come questo serve più che mai «un’analisi di impatto delle regole esistenti per apprendere come può essere migliorata la regolamentazione soprattutto in materia di crediti deteriorati».

 

Un articolo di

Katia Biondi

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