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Pietro Boroli racconta la storia della holding De Agostini

24 novembre 2021

Pietro Boroli racconta la storia della holding De Agostini

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Una lezione davvero speciale quella proposta dal professor Marco Grumo agli studenti del master in Direzione delle imprese locali e globali dove è intervenuto Pietro Boroli, vicepresidente De Agostini Group.

Un tuffo nel passato con uno sguardo sul futuro e sul mondo ripercorrendo le tappe della holding De Agostini, nata nel 1901 con l’Istituto geografico De Agostini e oggi una delle più note e importanti in Italia, operando in circa trenta paesi nel mondo e in tredici lingue diverse.

Il gruppo, che fa capo alle famiglie Boroli e Drago, è solido con circa cinque miliardi di ricavi consolidati. Attraverso una strategia di diversificazione e di internazionalizzazione avviata nel 1997, il gruppo De Agostini ha progressivamente ampliato le proprie attività dallo storico settore editoriale verso altri ambiti, ognuno facendo capo ad una sub holding: De Agostini editore, De Agostini Communications, IGT (International game Technology) e Dea Capital ed effettua investimenti finanziari, il principale dei quali è la quota di minoranza in Assicurazioni Generali.

Pietro Boroli, uno degli ultimi manager della terza generazione, nel corso del suo intervento ha ricordato come «la prima innovazione di mio padre è stata quella di rendere popolari le enciclopedie (Il milione, Universo, etc) e di venderle a rate. E poi già negli anni Sessanta di esportare i prodotti fuori Italia, prima in Inghilterra, poi Francia, Spagna, Sud America, paesi dell’est».

«Prima di lanciare un prodotto - ha detto agli studenti - bisogna studiare tutto: analisi di mercati internazionali, capire le caratteristiche del mercato». 

«Nel 1989 - ha ricordato attingendo alla sua storia imprenditoriale - siamo entrati in Giappone, un mercato difficilissimo, dove ti costringono a fare una joint venture con un editore locale. Oggi è il mercato più importante del collezionabile. Lo stesso non è avvenuto nel 2005 in Cina, pur avendo l’editore locale (era obbligatorio averlo) abbiamo chiuso l’operazione e siamo usciti. Poi quando ci hanno permesso di operare liberamente, le condizioni non esistevano più; c’era poca capacità di controllo della spesa, della distribuzione nei media, insomma un mercato davvero difficile».

Il flashback sulla storia dell’azienda di famiglia è proseguito fino ad arrivare agli anni Ottanta quando, alle tradizionali grandi opere di divulgazione, l'Istituto Geografico De Agostini affianca proposte editoriali riferite a settori specifici, come area ragazzi e area femminile, e introduce nuovi mezzi di diffusione e di fruizione dei contenuti, come le audio e videocassette, i CD-rom e i DVD, con cui avvia la produzione multimediale in tutti i campi del sapere. Successivamente, lo sviluppo dell'online porta a un'innovazione sia nella tecnologia che nei contenuti, che sono organizzati in modo diverso per essere accessibili e aggiornati in tempi rapidi. Nel 2001 nasce l'enciclopedia online Sapere.it, mentre nel 2002 è acquisita la casa editrice UTET di Torino che ha una serie di marchi importanti. 

Nel frattempo la società fa esperienze contigue, investe in Mondadori, in Panini con le figurine, Seat Pagine Gialle e Matrix che controlla uno dei più importanti settori di internet.
Ma arrivano Wikipedia, Google earth e Google maps e bisogna riprendersi dallo strapotere americano e riposizionare il portafoglio. Nell’ambito delle razionalizzazione, decimiamo di vendere il professionale, il rateale; ci viene un’idea dai soci spagnoli: quella della formazione. Nel 2005 compriamo due piccole aziende di formazione professionale, acquistiamo una business school importante, sviluppiamo l’online con piattaforme dedicate. Da lì siamo partiti e oggi abbiamo università, scuole di specializzazione, alcune grandi università in Spagna e in Francia; abbiamo anche comprato una università a Miami (solo online). Ora c’è un altro tsumani in corso, quello del Covid che ha molto colpito il settore dei giochi».

E ai giovani che stanno studiando per diventare i manager del futuro ha ricordato, citando il caso Marchionne in Fiat, che gli italiani sono molto apprezzati dalle multinazionali ma l’importante è avere visione.

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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