NEWS | Piacenza

PNRR: infrastrutture sostenibili per il futuro del Paese

01 dicembre 2021

PNRR: infrastrutture sostenibili per il futuro del Paese

Condividi su:

Nell’ambito del Laboratorio Next Generation EU si è tenuto un incontro sul ruolo delle infrastrutture nel PNRR. Organizzato con la Rivista Economia Italiana e Confindustria Piacenza, è stata un'occasione per discutere della relazione tra infrastrutture e crescita sostenibile. Ne abbiamo parlato con il professor Francesco Timpano, docente di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore presso la sede di Piacenza e Cremona.

Professor Timpano, quali sono le principali indicazioni emerse?
«Sappiamo, come ci ha ricordato Davide Ciferri, Consigliere economico del Ministro Giovannini, che il PNRR destina 61,3 miliardi in spesa per infrastrutture in capo al MIMS, che per il 56% saranno investiti al Sud e per il 75,7% saranno destinati a contrastare il cambiamento climatico. Insieme al resto degli investimenti infrastrutturali attivati quest’anno, queste risorse contribuiranno a ridisegnare il futuro del nostro Paese, anche in termini di riduzione dei divari territoriali e di riqualificazione ambientale. Si tratta di una spesa concentrata in larga misura in opere pubbliche (56 miliardi), in particolare ferroviarie (36,6)».

Perché si è deciso di puntare su un investimento così ingente in infrastrutture ferroviarie? E dove sono diretti gli altri investimenti?
«La ratio degli investimenti in infrastrutture ferroviarie è legata all’impatto positivo che si ritiene possano avere sull’inquinamento: il nostro paese ha infatti la necessità di spostare dalla gomma al ferro una parte significativa di mobilità di merci e persone. Il resto degli interventi è destinato alla rigenerazione urbana, al trasporto rapido di massa, alla riqualificazione del parco mezzi, alla mobilità sostenibile e innovativa, al potenziamento della rete logistica, di porti ed aeroporti, alle infrastrutture idriche ed allo sviluppo delle aree interne con investimenti compresi tra 1 e 5 miliardi di euro per comparto».

Sono imposti vincoli particolari circa la tipologia di interventi da adottare?
«Sugli investimenti del PNRR, si applica in modo stringente il principio DNHS (Do not harm significantly), ovvero non è possibile investire in settori che non contribuiscono agli obiettivi di de-carbonizzazione e quindi, per esempio, il rinnovo delle flotte di bus urbani può essere fatto solo per bus a zero emissioni (elettrico ed idrogeno) in linea con la tassonomia europea sugli investimenti sostenibili».

Queste condizionalità quali presumibili impatti genereranno?
«Ciferri e Cartenì, dell’Università degli studi della Campania, stimano in 37,8 miliardi l’attivazione diretta o indiretta di valore aggiunto, fortemente concentrata nel settore delle costruzioni e dell’ingegneria civile, con un tasso di ritorno medio del 63%, che non tiene conto degli effetti indotti. La forza lavoro creata o mantenuta è di 616 mila unità. L’impatto è significativo anche in termini di tempo medio di viaggio ferroviario sul territorio nazionale, che si ridurrà del 20%. Le criticità maggiori riguardano le possibili tensioni sul mercato del lavoro, dove si potrà manifestare una carenza di offerta di lavoro a fronte di una domanda che crescerà rapidamente».

Si è parlato anche di altri investimenti infrastrutturali, in particolare sociali e per l’ambiente: quali sono i risultati degli investimenti previsti?
«Il lavoro di Cipollone e Di Vaio di Cassa Depositi e Prestiti fornisce una conclusione interessante: è molto importante la composizione degli investimenti pubblici per avere un adeguato impatto sulla crescita, sulla disuguaglianza e sul miglioramento dei parametri ambientali. Quando, dopo il PNRR, il volume degli investimenti si ridurrà, dovremo essere capaci di mantenere un policy mix di investimenti adeguato per minimizzare l’impatto negativo della riduzione degli investimenti. Solo un adeguato livello di investimenti in edilizia sociale e sviluppo territoriale, sanità ed edilizia scolastica e istruzione può permettere una crescita economica complessiva, con un’attenzione forte alla dimensione di impatto sociale degli investimenti. Gli investimenti in infrastrutture di trasporto e di telecomunicazione, oltre che nel capitale delle imprese di questo settore, hanno un significativo impatto sulla crescita economica e sulla disuguaglianza, oltre che sul digital divide. L’ambiente, infine, è maggiormente tutelato se si realizza il mix di investimenti di cui parlavo».

Il seminario ha quindi fornito importanti strumenti ai suoi studenti per il Laboratorio Next Generation EU, in cui sono coinvolti i suoi studenti di Politica Economica della laurea magistrale in Gestione d’azienda.
«Certamente. Come succede ogni anno, la rivista Economia Italiana fornisce analisi particolarmente utili per questo laboratorio didattico perché riusciamo a passare dall’analisi teorica alle implicazioni di policy e lo facciamo attraverso una proficua interlocuzione tra il mondo scientifico ed accademico con coloro che professionalmente si occupano di questi temi all’interno delle strutture ministeriali e delle istituzioni finanziarie o delle autorità di controllo. Più di 120 studenti hanno partecipato al seminario e adesso potranno sfruttarne i risultati all’interno dei lavori di gruppo che stanno svolgendo anche con il supporto di esperti e professionisti, analizzando le singole misure di investimento del PNRR».

Intervista di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti