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Professione insegnante, essere efficaci nella scuola di oggi

24 giugno 2022

Professione insegnante, essere efficaci nella scuola di oggi

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«La scuola è fondamentale perché da essa, come diceva Mario Lodi, “passa il futuro della società” ma anche il diritto dei ragazzi di crescere nella loro autonomia e nella loro libertà. Per questo l’insegnante è un lavoro di cui prendersi cura credendo nella formazione e nell’innovazione».

Con questo invito, Michele Aglieri, ricercatore del Dipartimento di Pedagogia dell’Università Cattolica ha aperto la terza tavola rotonda dell’Open Week Master. L’incontro, moderato da Franco Brambilla di Cattolicaper la Scuola, è stato trasmesso in streaming sui canali social Unicatt giovedì 23 giugno e ha concluso la rassegna dedicata alla presentazione dell’offerta postlaurea del nostro Ateneo.


«Efficacia è una parola che a molti suona male perché la associamo al mondo aziendale che ovviamente non è quello scolastico – ha aggiunto Aglieri - ma in realtà significa semplicemente, per citare Philippe Perrenoud, “l'obbligo di fare del proprio meglio in vista della riuscita di un'azione”. Questo credo che debba avvenire in una scuola più consapevole del suo ruolo come quella attuale ma che opera anche in una realtà decisamente più complessa. Per questo ha bisogno più che mai di competenze».

In tal senso l’Università Cattolica, con l’Associazione Nazionale Formatori Insegnanti Supervisori-ANFIS, ha delineato un percorso di formazione che consenta agli insegnanti di far apprendere ai propri studenti competenze di cittadinanza, disciplinari e professionali.

Un punto ripreso anche da Luisa Broli, insegnante membro del Consiglio direttivo di ANFIS: «Le competenze socio-emotive del docente vanno potenziate con corsi di formazione perché penso sia necessario cogliere la sfida della complessità continuando ad avere uno sguardo da studenti, con cui affrontare la realtà multiforme di oggi con gli occhi dei nostri ragazzi».

«L'insegnante – ha detto Paola Zini, ricercatrice in Pedagogia generale e sociale della Facoltà di Scienze della Formazione nel suo intervento - non si relaziona solo con la classe, i colleghi e il dirigente scolastico ma anche con le famiglie dei ragazzi e la competenza nel gestire questi rapporti fa parte della professionalità del docente, anzi, è proprio un fattore di qualificazione. Su questo aspetto la letteratura socio-pedagogica evidenzia come il processo di formazione delle nuove generazioni è maggiormente proficuo se tra scuola e famiglia esistono legami di riconoscimento reciproco e di coinvolgimento. Nonostante questo, il rapporto tra scuola e famiglia è tutt'altro che conquistato e troppo spesso è caratterizzato da delega, chiusura, conflitto con atteggiamenti di indifferenza e delegittimazione sia da parte degli insegnanti che dei genitori. Va dunque perseguita l'unità nella diversità ovvero costruire una comunità educante nella quale le molteplici istituzioni educative fanno valere le proprie specificità. Ma è anche necessario 'socializzare' la scuola, lasciarla contaminare dalla realtà e dal contesto».

Per il professor Pierpaolo Triani, docente di Pedagogia Generale e sociale, «avere un'idea di insegnamento come mediazione quindi come attivazione di processo, come costruzione e collaborazione porta anche a un'idea poi diversa di formazione degli insegnanti. E qui il quadro è oggettivamente complesso perché si tratta di un'area con delle norme di riferimento, tuttavia, bisogna distinguere tra la formazione iniziale e quella in servizio».

«La prima – ha concluso Triani - deve sviluppare determinate competenze mentre la seconda ne consente un radicamento attivo. Questo si può fare lavorando nelle scuole ma è necessario che gli insegnanti lavorino insieme, in gruppi piccoli, partendo da problemi reali. È da questi che gli aspetti teorici vengono ulteriormente approfonditi e si possono creare delle linee di lavoro utili per la scuola stessa».

 


Photo by Kenny Eliason on Unsplash

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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