Numerosa (genitori insegnanti laureati e cinque figli), cattolica, democristiana, modesta di reddito, abitudini e svaghi, radicata in un paesino abruzzese pedemontano, la famiglia mi consentì la frequenza alla Cattolica per l’attitudine allo studio, la volontà di riuscire e...il presalario che mi assicurò vitto e alloggio all’Augustinianum, ove giunsi nell’autunno 1965.
Nei primi mesi tanti choc: si ampliavano rapidamente prospettive e rapporti; si soffrivano le crisi per la prima lontananza da casa, certi rituali dell’iniziazione collegiale, nuove esperienze umane, religiose e culturali. L’inizio fu difficile. Decisivi per superarlo la frequenza delle lezioni e due colloqui con il direttore Treu e con don Giavazzi. Scoprii che il costo del taxi non si contrattava perché esisteva il tassametro, che due cucchiai di zucchero nel brodo serale aiutavano i compagni neri ad adeguarsi al clima freddo, che i ludi servivano a rapide conoscenze e solide amicizie, che Milano offriva occasioni di svago e di crescita pure agli universitari che aspettavano ansiosi la raccomandata con le banconote per comprare libri e dispense.
Partecipai alle lezioni di intellettuali famosi: teologi, filosofi, biblisti, storici, letterati. Intanto i fermenti post-conciliari e il nascente movimento studentesco caratterizzavano università e collegio. Alcuni agostini si distinsero nella conduzione di assemblee con votazioni a orari impossibili e nelle repentine occupazioni di aule e/o di Ateneo. Ma anche di cortei politici originali. Un pomeriggio sfilammo in pigiama per il centro storico. Così in diversi perdemmo il presalario e il 1968/69 fu l’anno accademico che frequentai da fuori sede. Ebbi un concreto aiuto da Aldo Agazzi con cui mi laureai il 12 novembre 1969. Quel giorno si chiuse il periodo formativo più intenso e più bello della mia vita.
