NEWS | Piacenza

Quella telefonata nella notte: "Il primo caso Covid è a Codogno"

24 febbraio 2023

Quella telefonata nella notte: "Il primo caso Covid è a Codogno"

Condividi su:

«Ciò che ricordo degli istanti immediatamente successivi alla notizia è il freddo. Ricordo come fosse adesso che a mezzanotte e cinque ho ricevuto la telefonata del Prefetto: una chiamata breve ma incisiva. Disse "è stato identificato a Codogno il primo caso di Covid in Italia". E, nel caos mentale di quei momenti, ricordo il freddo. Subito dopo c'è stata la spinta a reagire prima che il mondo ripartisse, prima che aprissero le scuole, per arginare da subito l'arginabile. È stata una notte frenetica, a cui è seguita la prima riunione a Milano dell’unità di crisi, con il ministro Speranza. E il resto è storia» sono le parole del sindaco di Codogno Francesco Passerini che il 21 febbraio, nel campus di Piacenza dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, a tre anni dalla data in cui venne (erroneamente) identificato in un trentottenne di Codogno il paziente zero di Covid 19, ha partecipato all’incontro "Resilienza e apprendimento organizzativo. Il Comune di Codogno nella bufera del Covid".

Introdotto e moderato dalla professoressa Elena Zuffada, docente di Management delle amministrazioni pubbliche, ha visto anche l'intervento di Elena Noviello, Segretario generale Comune di Codogno. «Mi è parso interessante sottoporre ai nostri studenti l'esperienza del Comune di Codogno di fronte alla pandemia, non solo per far vedere quali siano i diversi ambiti di intervento del comune, quali servizi debba assicurare e quali enormi criticità abbia dovuto affrontare in quel contesto, ma anche per valorizzare le efficaci strategie di reazione adottate» precisa Zuffada. «La pandemia ha avuto un impatto forte sulle modalità di lavoro (Codogno è stato il primo comune a sperimentare lo smart working) e sulla capacità di coesione, di lavorare in team e di fare squadra tra le persone, concretizzando quella resilienza organizzativa che ha reso possibile continuare a fornire un servizio ai cittadini in un momento che tutti ricordiamo come drammatico».

«È stata un’esperienza che nessuno poteva immaginare, e che è accaduta nel centro della Pianura Padana. Il Covid era qualcosa di cui sentivamo parlare in televisione – continua a raccontare il sindaco Passerini - e per noi era collegato alla Cina, lontana migliaia e migliaia di chilometri e senza possibilità di contatto diretto, a stretto giro non essendo vicini a porti commerciali o aeroporti o zone di grande scambio. Da lì ci siamo inventati le risposte a problemi che prima non erano competenza dell’amministrazione comunale, dall’acquisto e distribuzione di dispositivi sanitari, alla gestione diretta di casi sociali di cui mai prima ci eravamo occupati. Abbiamo preso a modello missioni umanitarie all’estero, mi viene in mente l’esempio della Croce Rossa, l’unica realtà del soccorso che opera a Codogno, che ha avuto un numero tutto sommato limitato di contagi perché ha applicato il protocollo Ebola. Sperimentavamo protocolli e risposte, con colloqui anche notturni con la Prefettura, per far fronte a situazioni sempre nuove, con famiglie separate all’improvviso e anche la necessità, ad esempio, di poter dare assistenza ai pazienti già ricoverati in ospedale, per operazioni o altre patologie, e rimasti senza l’assistenza dei loro cari. Ci siamo inventati una staffetta con i volontari della protezione civile per poter far avere il cambio di vestiti o una lettera dei loro familiari».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti