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Raccontare Hannah Arendt

19 aprile 2023

Raccontare Hannah Arendt

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«Quel che siamo e sembriamo a chi importa» sono i versi di una poesia di Hannah Arendt – una delle voci filosofiche più autorevoli ed autentiche del‘900 – che riecheggiano nel titolo del romanzo della germanista Hildegard Keller, “Quel che sembriamo”, nelle librerie da fine marzo, e edito da Guanda.

Romanzo, quello di Keller - docente di Storytelling all’Università di Zurigo, critica letteraria, nonché personalità artistica poliedrica - con al centro, come protagonista, proprio la carismatica teorica politica ebrea-tedesca Hannah Arendt. «Non si tratta, tuttavia, di una biografia erudita, bensì di un romanzo storico», ha tenuto a precisare la letterata svizzera: il mondo intellettuale di cui ha raccontato Keller trae, infatti, ispirazione da fatti realmente accaduti, documentati sulla base di fonti storiche e frutto di un accurato scavo archivistico, pur restando, però, nel suo complesso, una creazione originale dell’autrice.

Il volume è stato presentato a Milano martedì 18 aprile presso la Sala Negri da Oleggio dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel corso di una conferenza organizzata dal Centro di ricerca sulla filosofia della persona Adriano Bausola, in collaborazione con la storica casa editrice Guanda, in un’aula gremita dagli studenti della Facoltà di Scienze della Formazione del corso di Filosofia della prassi umana.

A fare gli onori di casa la professoressa Alessandra Papa, ordinario di filosofia morale e studiosa arendtiana di lungo corso, che ha dialogato con la germanista svizzera in una lezione “fuori canone”.

Un articolo di

Sofia Della Casa

Studentessa LM in Scienze filosofiche - Università Cattolica

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La mattinata si è svolta all’insegna di interventi originali, con letture di brani tratti dal romanzo della Keller e affidate al professor Gaetano Oliva, docente di Teatro di animazione dell’Università Cattolica. La scrittrice svizzera ha raccontato una Arendt inedita, amante della verità e del libero pensiero filosofico, ma anche di quello poetico, ritraendola in momenti, in situazioni e in luoghi diversi della sua vita, privandola, così, di quell’aura da “icona filosofica” cui siamo abituati, per restituirla in tutta la sua delicata umanità.

Quel che sembriamo, come ha sottolineato la professoressa Papa, ha, infatti, il merito di «fare entrare in punta di piedi, nella vita intima di Arendt e di raccontarla con tatto», di volta in volta ritratta senza l’allure politica di abitudine: attorniata dalla “tribù” di amici e compagni di studio e di vita; con i suoi giovani studenti, per insegnar loro a pensare da sé e a diventare capaci di liberarsi zavorra dei condizionamenti esterni; in cucina con l’amato marito Heinrich Blücher alle prese con uova e pancetta, come pure con le fatiche del quotidiano. E qui la scrittrice svizzera riesce, in effetti, nell’intento di mettere a nudo i sentimenti più intimi di Arendt. Il romanzo, del resto, tra dialoghi serrati e un sapiente gioco di finzione e semi-finzione, si snoda con un andamento “quasi cinematografico”, da cui si potrebbe trarre agevolmente una sceneggiatura.


Keller, nel corso della mattinata, ha raccontato, così, dell’amore di Arendt per la Svizzera, delle sue vacanze nel Canton Ticino, come pure, e inevitabilmente, della sua emblematica e dirompente esperienza come giornalista - nel 1961 a Gerusalemme - al processo contro il nazista Adolf Eichmann. Esperienza, quella come corrispondente del The New Yorker, da cui sarebbe poi scaturita una delle sue opere più note, La banalità del male. Un passaggio esistenziale forte, per la filosofa ebrea-tedesca, quello della cosiddetta “Controversia”, segnato da critiche e attacchi violenti e raccontato drammaturgicamente dal prof. Oliva, in chiusura dei lavori filosofici della matinée, con una emozionante dance macabre.

Un viaggio narrativo, insomma, quello di Hildegard Keller con Alessandra Papa in Negri da Oleggio, alla scoperta di una grande personalità del ‘900, sulle tracce di una pensatrice sempre di forte attualità e che ancora oggi lascia il segno nelle vite di chi si accosta alla sua storia di una formidabile donna di pensiero appassionatamente amica dell’umanità.

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