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Risonanze dell’arte astratta in Italia

14 ottobre 2021

Risonanze dell’arte astratta in Italia

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La sintesi delle arti è un tema centrale nel secondo dopoguerra nell’ambito delle relazioni fra arte e architettura. Ed è oggetto di dibattito nelle giornate di studio intitolate “Sintesi astratta. Espansioni e risonanze dell’arte astratta in Italia, 1930-1960” che il Centro di ricerca sull’arte astratta in Italia dell’Università Cattolica promuove il 13 e 14 ottobre nell’aula Pio XI di largo Gemelli 1 a Milano.

Architetti come Le Corbusier, Rogers e in diversa misura Giò Ponti si sono interessati all’arte astratta, così come gli artisti operanti in questo ambito, e hanno partecipato a un confronto con le loro realizzazioni e con interventi teorici. L’arte astratta e “concreta”, come parallelamente veniva definita per indicare la sua autonomia dal rapporto con la natura e l’immagine, ha avuto un ruolo centrale nel superare le forme e le modalità stilistiche derivate dalla decorazione retorica ereditata dal fascismo e nel proporre un dialogo fra pittura e scultura e le possibili applicazioni in ambito progettuale.

Con taglio prevalentemente storico l’obiettivo del convegno, con il coordinemento scientifico di Francesco TedeschiElena Di Raddio, Kevin McManus, Stefano Setti e Cristina Casero, è duplice. In primo luogo, si intende comprendere il ruolo di trait d’union che l’astrattismo ha avuto trasversalmente all’interno di diverse sfere di ricerca: scuole, movimenti, gruppi, definizioni e ricezioni internazionali.
In seconda battuta, si propongono approfondimenti legati a specifici materiali, media o procedimenti, con l’obiettivo di indagare in quali termini l’astrattismo abbia orientato progettazioni o assecondato novità, trasformazioni tecniche, utilizzo di materiali e ricerche tecnologiche. Fin dalle origini l’astrattismo ha proposto un fervido scambio tra diversi media che ha consentito di comprendere come da ogni specifica indagine, circoscritta a un determinato settore, si siano generate ripercussioni all’interno di molteplici campi: dall’architettura al design, dalla musica alla fotografia fino al cinema e alla video arte.


Seguendo modelli derivati dalla prima metà del Novecento, di cui la scuola di Walter Gropius, il Bauhaus, è stato il maggiore artefice, il confronto si sposta dal piano delle idee a quello della pratica linguistica.
L’astrattismo è un’esperienza creativa fondata sui valori formali alla base di prospettive profeticamente inaugurate in una stagione dove si spostava gradualmente la qualificazione della progettazione comune dal dialogo fra le arti a una sempre maggiore interdisciplinarietà o multimedialità.

In questo senso saranno importanti i contributi al convegno di Marco De Michelis, già direttore dello IUAV di Venezia e affermato studioso dell’architettura del Novecento, che tratterà del ruolo del Bauhaus e della sua eredità nel formulare proposte in una direzione di condivisione di orizzonti; quello di Maria Elena Versari, di Annalisa Viati Navone e Letizia Tedeschi, attorno al ruolo delle riviste di architettura operanti nel secondo dopoguerra su questo specifico versante; quello di Adachiara Zevi, a proposito di progettazioni ambientali elaborate da artisti (a partire da Lucio Fontana); e nella seconda giornata quelli sugli sviluppi nei settori della musica, della fotografia e del cinema astratto, quello di Marie Rebecchi o di Paolo Bolpagni.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

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