NEWS | Madre Teresa di Calcutta

“Serbate la gioia di amare Gesù e condividitela con malati e sofferenti”

06 settembre 2022

“Serbate la gioia di amare Gesù e condividitela con malati e sofferenti”

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«Serbate la gioia di amare Gesù e condividetela con tutti quelli che incontrate, specialmente i malati e i sofferenti che si rivolgono a voi con grande speranza. Dio vi benedica». È questo il messaggio autografo che Madre Teresa lasciò nel libro degli ospiti della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore il 10 dicembre 1981. Giorno in cui l’Ateneo le conferì la laurea honoris causa in Medicina. Un messaggio intenso che esprime in pieno il senso e il significato di tale conferimento a una personalità come Madre Teresa, esempio e testimonianza di grande sensibilità e premura verso i sofferenti, i più deboli, i “più poveri tra i poveri”. Un esempio e una testimonianza importante che riporta a quell’ideale di servizio che fu all’origine del progetto di istituzione della Facoltà di Medicina promosso dal fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli.

Quella di Madre Teresa è stata la prima laurea honoris causa conferita dalla Facoltà di Medicina e avvenne in occasione delle celebrazioni per i vent’anni di attività della Facoltà.

A 25 anni di distanza dalla scomparsa di Madre Teresa, proclamata Santa da Papa Francesco il 4 settembre 2016, il professor Giuseppe Noia, responsabile dell’Hospice perinatale – Centro per le Cure Palliative Prenatali “S. Madre Teresa di Calcutta” del Policlinico Gemelli e presidente della fondazione “Il cuore in una goccia” Onlus – ricorda come incontrare e conoscere la Santa abbia significato per lui comprendere come scienza e Fede possano dialogare, interagire e trovare sintesi piena nella carità.

«Nel 1981, nominato assistente da poco, mi stavo attivando per fare qualcosa sul piano del volontariato e mi era già capitato di incontrare, in Pronto Soccorso e in Sala parto, gestanti accolte nelle Casa Allegria, accompagnate dalle suore Missionarie della Carità. Quando seppi che sarebbe stata conferita la laurea honoris causa a Madre Teresa di Calcutta, mi proposi di parteciparvi per conoscere da vicino questo meraviglioso personaggio - racconta il professor Noia - fu così che incontrai la realtà della Madre, la grande testimone della vita e della sua dignità. Avevo la sensazione di vivere un momento particolare, perché potevo finalmente conoscere questa suora che, caso unico nella storia, aveva ricevuto il Nobel per la pace non per particolari meriti politici o diploma­tici nei confronti di nazioni in conflitto, ma per aver aiutato l’uomo morente a riconciliarsi con Dio, per aver dato amore e cibo ai più poveri tra i poveri, per aver difeso con coraggio e autorità i bambini non nati, cioè gli ultimi. Le veniva riconosciuto di aver lavorato per la pace vera, l’unica pace vera che è in Dio».

E La riprova esplicita di tutto questo la si ritrova nelle parole stesse di Madre Teresa che ringraziò per il conferimento della laurea dicendo «Io non sono che uno strumento. La prima volta che mi assegnarono un premio restai molto sorpresa. Non sapevo se accettare o no. Ma arrivai alla conclusione che dovevo accettare i premi in nome dei più poveri tra i poveri, come un omaggio reso ai più poveri. In fondo, dandomi premi, credo che si riconosca l’esistenza dei poveri nel mondo».

Ma in particolare il professor Noia descrive come ogni incontro avvenuto al Policlinico Gemelli con Madre Teresa sia stato per lui, per tanti altri medici e docenti, per gli studenti di Medicina così come per il personale amministrativo del Gemelli propulsore di riflessione, presa di coscienza del proprio dovere e successiva azione per il bene del prossimo.

In una delle sue visite al Policlinico Gemelli, rammenta sempre il professor Noia, Madre Teresa disse: «Non dobbiamo commettere l’errore di pensare che qui in Europa non ci sia chi ha fame e chi è senza vestiti, Non c’è solo fame di pane, ma anche fame d’amore. Non si è nudi solo per mancanza di un pezzo di stoffa, ma lo si è anche per mancanza di dignità umana. Non si è senza casa solo perché manca una stanza fatta di mattoni, ma non si ha una casa anche quando c’è la paura di essere reietti, soli. Per questo dobbiamo pregare. C’è poi la grande povertà del mondo di oggi: l’aborto. L’aborto non è altro che la paura del bambino. Paura di dover nutrire, educare e, soprattutto, amare un’altra creatura, per questo il bambino deve morire. Rivolgo perciò una preghiera a tutti i medici di questo ospedale: non lasciate mai che una madre uccida la propria creatura. Ancora un’altra richiesta: se non c’è nessuno che vuole questa creatura, la prendo io».

Queste parole toccarono profondamente il professor Noia che infatti confessa che fu come «se Qualcuno, attraverso le parole di Madre Teresa mi avesse aperto gli occhi verso un modo di vivere, il mio lavoro di medico, con un gusto speciale per le piccole cose di ogni giorno. La gentilezza, il sorriso, la precisione, la gioia, l’interesse per la perso­na, l’impegno scientifico, la gaiezza, la condivisione, la pazienza erano apparsi all’improvviso come gli elementi importanti della mia professio­nalità e del mio essere medico cristiano».

In particolare, la testimonianza di vita e di insegnamento di Madre Teresa sono state esempio di quale deve essere l’etica e la missione del medico. Nel corso di una lezione accademica nel 1985, rivolgendosi agli studenti della Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica, la Santa affermò: «La professione del medico non è soltanto una professione, ma una vocazione, una missione». Da queste parole emerge il messaggio che la malattia, la cura del paziente devono essere affrontate e gestite con profonda umanità e spirito di servizio.

Da tale messaggio, esemplificato nella vita intera stessa di Madre Teresa, nasce e deriva direttamente il modello organizzativo di assistenza e accompagnamento di tutte le fragilità prenatali acquisito e portato avanti dalla Clinica ostetrica e ginecologica del Policlinico Gemelli.

E infine dalla testimonianza, dalla presenza di Madre Teresa come “angelo dei morenti”, sempre a disposizione dei più bisognosi, è sorto l’Hospice Perinatale – centro per le Cure Palliative Prenatali - a lei intitolato e diretto dal professor Giuseppe Noia, che opera basandosi sul concetto di “una scienza che si fa servizio e che non seleziona e scarta le persone con handicap”.

«L’Hospice perinatale del Policlinico Gemelli - sorto all’interno del Polo Salute della Donna e del Bambino del Policlinico Universitario Gemelli - è un’unità operativa specialistica, dotata di un team multidisciplinare, il cui scopo è quello di fornire assistenza medica, ma anche accogliere, sostenere e accompagnare le famiglie che si trovano poste di fronte a diagnosi prenatali di gravi patologie e malformazioni, spesso incompatibili con la vita extrauterina» spiega il professor Noia, rilevando inoltre come «l’Hospice Perinatale non è solo un luogo medico, ma è soprattutto una modalità assistenziale e relazionale» e sottolineando, in particolare, come «avere la possibilità di accedere, in caso di diagnosi prenatale patologica, ad un Hospice Perinatale, cambia radicalmente l’impatto e la percezione della diagnosi patologica da parte della famiglia perché significa, anche nei casi più gravi, avere il supporto di alte professionalità, impegnate da un punto di vista medico, scientifico ma anche umano. Sapere di non essere soli, sapere che c’è qualcuno che si prenderà cura del bambino, allenta enormemente il peso e le preoccupazioni delle famiglie».

L’intera attività dell’Hospice Perinatale – centro per le Cure Palliative Prenatali è ispirata e condotta nel solco degli insegnamenti e delle testimonianze lasciate da Madre Teresa: le periferie esistenziali e le povertà fisiche e spirituali. «Madre Teresa diceva che “il bambino non nato è il più povero tra i poveri” e io mi sono permesso di aggiungere alla frase di questo gigante della santità: “Se poi è malformato è ancora più povero, e se è terminale, incompatibile con la vita extrauterina, è il massimo della povertà”. Abbiamo cercato di operare, come ha fatto Lei, al massimo della povertà con il massimo dell’amore» afferma il professor Noia che nel 2015 ha istituito la Fondazione “Il Cuore in una Goccia” con lo scopo di promuovere la diffusione di una cultura preconcezionale, prenatale e postnatale che tuteli la vita e la salute della madre e del bambino e di favorire e sostenere l'attività di studio e ricerca scientifica sulle patologie prenatali.

«La Fondazione si impegna a sostenere concretamente tutte le donne, in gravidanza e non, con un’assistenza basata sulla vita, un accompagnamento della Vita nascente nella Fede e nella Speranza, intervenendo umanamente con i più alti standard medici, etici e scientifici» spiega il professor Noia che dirige la Fondazione contraddistinta da un logo «che esprime la piccolezza della goccia con un cuore dentro, che rappresenta la risposta non esteriore ma dell’intimo dell’anima e ricorda la frase di Madre Teresa: “Metti la tua goccia e arriverà l’oceano di Dio”».

«Un incrocio di destini che si traduce in compito da portare a termine e in fonte perenne di ispirazione». Così si può descrivere che cosa ha significato per il professor Noia l’incontro con Madre Teresa di Calcutta, una figura che ha segnato tutto il suo operato, inciso profondamente il suo essere medico e guidato costantemente il suo rapporto con il paziente: “dall’I cure (io curo) verso l’I relive (io porto sollievo) fino alI'I care (io mi prendo cura di te)”.

«In uno degli incontri con Madre Teresa dopo alcuni anni le dissi: “Madre abbiamo aiutato a nascere più di 2.000 bambini da ragazze madri”, rifacendomi all’invito che lei aveva fatto ai medici del Policlinico Gemelli di aiutare le ragazze madri ospitate in una delle Case di accoglienza delle Missionarie della Carità, casa Allegria di via S.Igino Papa, pensando di dire un numero molto alto di gravidanze seguite. Lei per niente turbata del numero si rivolse a me e mi disse “How many?” (quante?), e io con enfasi dissi "più di 2.000". lei aggiunse “Voi dovete aiutare a farne nascere più di 10.000”. Dinanzi al mio viso meravigliato per quel numero, lei aggiunse “Pensi che sia impossibile? Nulla è impossibile a Dio”. Fu profetica, non solo per le ragazze madri (a tutt’oggi quasi 5.000 gravidanze seguite) ma per tutte le maternità difficili che sono afferite in questi 40 anni all’Hospice Perinatale nel Policlinico Gemelli: 8.000 bambini curati in utero con tassi di sopravvivenza del 65% per patologie molto spesso considerate incurabili e altre 5.000 gravidanze seguite per patologie trattate con terapia fetale. I numeri non appartengono all’impegno umano ma vi appartiene solo l’amore con cui si affrontano le difficoltà. La Fondazione Il Cuore in una Goccia ripercorre la frase che Madre Teresa ha detto tante volte ed io l’ho ascoltata così: “Metti la tua goccia e arriverà l’oceano di Dio”».

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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