La domanda di Severgnini per gli studenti arriva subito dopo: «Cosa vi preoccupa oggi? Cosa vi mette ansia? Il futuro? I voti a scuola? La guerra? Trump? Ci sono mille teorie, ma a me interssa saperlo da voi». La prima a rispondere è Giorgia: «Mi mette ansia l’idea di studiare tanto per poi non trovare nel mio paese un lavoro che rispecchi la mia preparazione»; le altre risposte vanno nella stressa direzione. Emerge la paura dell’’incertezza, del continuo cambiamento, l’impossibilità di prevedere. Spaventa il non essere abbastanza per quello che verrà, il «vedere che le aziende preferiscono investire nelle macchine, nell’AI, anziché nelle persone, e questo rende l’essere umano apatico».
Con ironia e spirito critico, ma anche con il pragmatismo di chi da sempre ha a che fare con l’agricoltura e con la terra, Severgnini ha citato i molti esempi del passato di mestieri che sono scomparsi nel giro di pochi anni o addirittura mesi. «È una cosa che è sempre accaduta. Un consiglio, se posso è: quando scegliete un lavoro, pensate sempre che se ne una macchina potrà sostituirvi, lo farà. Quindi: i cambiamenti ci sono, l’importante è saperne cogliere i segnali e agire di conseguenza». Del resto, ricorda Severgnini ai ragazzi: «l’Italia del futuro la farete voi, ne avete tutte le capacità. Io rientro nella categoria terza età: ho già fatto tutto quello che potevo: ora tocca a voi».
E se la situazione internazionale sembra non preoccupare nell’immediato, è sui social e, in particolare, sul loro impatto nella vita di ciascuno, a orientarsi la curiosità dei giovani presenti: Severgnini invita a non demonizzare, anche se «sono da gestire con spirito critico, intelligenza e cultura».
Passando per il tema della censura («rispetto a Russia, Cina o Iran l’Italia e, in generale, l’Europa, sono oasi: è giusto preoccuparsi della libertà di espressione, che non riguarda tutti noi, ma non dobbiamo trasformare la nostra imperfezione con la grave situazione che si vive in altri paesi»), delle fake news e della spettacolarizzazione del dolore, si è arrivati a parlare di salute mentale nei giovani, questione che sta molto a cuore a Severgnini, che non vuol sentir parlare di ragazzi apatici, pigri o egocentrici: «Secondo me mancano adulti di riferimento, che facciano gli adulti significativi, non gli amici. È impegnativo. Ma è doveroso».