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Siram, l'agricoltura sostenibile si impara da giovani

12 giugno 2024

Siram, l'agricoltura sostenibile si impara da giovani

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La creatività e la scienza vanno a braccetto. Accade allora che, supportati dai docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dai loro professori, studenti delle classi IV e V sviluppino progetti di biostimolanti derivanti dalle alghe di cui beneficiaria è la lattuga oppure si concentrino sull’utilizzo dei cover crops.

In sintesi, l’innovazione in campo agricolo, con il focus sulla sostenibilità, è qualcosa che attecchisce da giovani. Lo fa grazie a Siram (Sustainable Innovations for Regenerative Agriculture), un progetto Prima (Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area) che coinvolge otto Paesi dell’area del Mediterraneo (Italia, Egitto, Grecia, Tunisia, Marocco, Spagna, Portogallo e Francia). L’obiettivo è di individuare soluzioni sostenibili e innovative per i sistemi agricoli di quest'area geografica, partendo dall'uso di microrganismi che promuovano la crescita e la difesa delle piante: dal recupero di biomasse di scarto all'utilizzo di varietà resistenti di specie di interesse agricolo, fino all'applicazione di tecniche di agricoltura rigenerativa, riducendo ad esempio la lavorazione del terreno e utilizzando le colture di copertura (cover crops).

Nell'ambito del progetto, coordinato dal professor Edoardo Puglisi e iniziato a giugno 2022 per terminare nello stesso mese 2025, ogni partner deve svolgere attività di disseminazione sia rivolte al pubblico specialistico, sia ad agricoltori e impiegati del settore, sia al pubblico in generale.

L'Università Cattolica del Sacro Cuore ha quindi organizzato un corso dal titolo “Quale agricoltura per una produzione alimentare sostenibile nell'epoca del cambiamento climatico”, coinvolgendo le classi IV (sezione A) e IV (sezione B) dell'Istituto agrario Raineri Marcora di Piacenza e la classe (IV sezione R) dell'Istituto Stanga di Cremona. Già il primo dicembre scorso le tre classi avevano partecipato a una giornata di lezioni e attività pratiche, il cui materiale è stato poi caricato sulla piattaforma di e-learning creata da Opentea - startup nata dall’idea di un gruppo di giovani ricercatori dell’Università Cattolica di Piacenza, che si occupa di comunicazione e disseminazione scientifica nel settore agro-alimentare e ambientale - permettendo così ai ragazzi di proseguire nei mesi successivi a lavorare sui temi dell'agricoltura rigenerativa e dei biostimolanti insieme alle docenti Paola Gazzola, Azzurra Abelli e Anika Braga.

Più recentemente le studentesse e gli studenti sono tornati in Cattolica per esporre il loro lavoro davanti alla giuria composta dai professori Vincenzo TabaglioEdoardo Puglisi, dalle dottoresse Biancamaria Senizza, Maria Elena Antinori e da Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali. La giuria ha esaminato i sei lavori esposti dai ragazzi. Gli studenti e le studentesse del Raineri Marcora hanno presentato diversi approfondimenti sulla pratica della "minima lavorazione", sull'utilizzo delle cover crops e dei biostimolanti, nonché un video per lo sviluppo di un prototipo di seminatrice su sodo.

«Il nostro obiettivo - spiega Vincenzo Tabaglio - è far conoscere la nuova agricoltura sia a chi se ne occuperà per lavoro sia, più in generale, all’opinione pubblica. È importante che giungano informazioni corrette, perché la realtà è parecchio distante da certe narrazioni un po’ troppo catastrofiche riguardanti l’inquinamento derivante dalle coltivazioni. Noi lavoriamo infatti in direzione opposta, sulla possibilità che tutti abbiano da mangiare con buona qualità, curando contemporaneamente la conservazione dell’ambiente. È per questa ragione che coinvolgiamo le scuole». Quindi Tabaglio porta un esempio sulla seminazione da sodo, vale a dire terreni che non hanno ricevuto alcuna lavorazione. «C'è chi fa eccessive lavorazioni, aumentando di conseguenza le emissioni. Noi procediamo invece verso la riduzione delle lavorazioni, seminando anche direttamente sul sodo: si pensi, così facendo, al risparmio ottenuto sul consumo di gasolio, ma anche al risparmio in termini di sostanza organica che aumenta sia la fertilità sia la vitalità del suolo».

Gli studenti e le studentesse dell’Istituto Stanga hanno invece esposto i risultati di una sperimentazione condotta con il supporto degli stessi ricercatori e professori della Cattolica, in cui hanno utilizzato un biostimolante microbico e uno non microbico, a base di alghe, per la crescita di lattughe in un sistema idroponico di vertical farming.

Un articolo di

Filippo Lezoli

Filippo Lezoli

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