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Spreco alimentare, serve più consapevolezza

05 febbraio 2024

Spreco alimentare, serve più consapevolezza

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Foto di Lenka Dzurendova su Unsplash

 

Secondo l’ultimo monitoraggio sul tema sostenibilità effettuato da EngageMinds Hub, – Consumer, Food & Health Research Center, Centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica, campus di Cremona, emerge che per le persone intervistate non è sempre facile distinguere cosa è davvero sostenibile da cosa non lo è. Alla base c’è dunque un problema di informazione? Sembrerebbe così. Circa la metà degli intervistati segnala infatti la difficoltà nel reperire le informazioni che permettano di fare scelte veramente sostenibili nonostante il 60% dichiari di possedere un diploma e quindi un livello di istruzione medio. Eppure, sono tante le campagne e le iniziative di educazione e sensibilizzazione che da tempo vengono promosse dalle istituzioni pubbliche e private. La parola sostenibilità sembrava essere ormai sdoganata e sempre più famigliare nel vivere quotidiano delle persone. Ogni anno le celebrazioni di giornate speciali dedicate alla terra, alla biodiversità, all’ambiente e ad altri ambiti che comprendono la sostenibilità, ci ricordano sempre che siamo tutti responsabili nei comportamenti che adottiamo per salvaguardare il pianeta che abitiamo adottando uno stile di vita più sostenibile.

I consumatori stanno diventando sempre più preoccupati dell'impatto ambientale legato alla produzione e al consumo di cibo con un interesse crescente per scelte che riducono l'impatto ambientale e promuovono un sistema alimentare più equo e sostenibile. Dallo studio emerge, infatti, che 7 italiani su 10 dichiarano di adottare comportamenti alimentari sostenibili come limitare lo spreco di cibo per l’89% del campione e acquistare i prodotti di stagione per l’80%. Ci sono invece posizioni e opinioni diverse per quanto riguarda il consumo di carne: infatti solo il 34% dichiara di essere orientato a limitarne il consumo. Inoltre, in generale, le donne sono più propense ad adottare tali comportamenti (77%), così come gli over 60 (84%), i laureati (78%) e coloro che sono orientati politicamente a sinistra (79%).

Guardando ancora ad altre ragioni che possono rappresentare delle barriere all’adozione di comportamenti sostenibili, nello studio viene evidenziato che Il principale ostacolo nell’adozione di nuove abitudini a “minor impatto” è il prezzo dei prodotti “sostenibili”, ritenuto troppo alto per il 76% degli intervistati. Una tendenza che si acuisce tra le consumatrici (tra le donne la percentuale sale a 81%) e tra chi tende ad avere una mentalità cospirazionista (84%). Inoltre, il 65% del campione non considera possibile essere sostenibile in tutti gli ambiti di consumo, il 61% ritiene che l’offerta di prodotti sostenibili sia limitata o inadeguata.

Analizzando il trend rispetto al 2022, la percentuale di coloro che cercano di limitare lo spreco di cibo e di coloro che acquistano prodotti di stagione rimane invariata nel 2023. Scende invece in maniera significativa la percentuale di coloro che limitano il consumo di alimenti di origine animale, passando dal 39% al 34%.

Insomma: essere più informati e più consapevoli del fatto che le scelte che facciamo in termini di sostenibilità hanno una ricaduta sulle persone, sul pianeta e sull’economia, è il primo passo da compiere. Forse dobbiamo lavorare sull’engagement dei consumatori in maniera più incisiva anche alla luce del fatto che dalla nostra indagine affiora che circa poco più un terzo del campione è più propenso alla comodità che alla sostenibilità nei comportamenti quotidiani e ritiene che sia una seccatura mettere sempre in atto comportamenti sostenibili. Dobbiamo diventare dei facilitatori nel far comprendere e mettere a disposizione touch-point informativi sul reale impatto delle scelte di consumo superando probabilmente la modalità comunicativa dell’allarmismo. Credo quindi che in generale rispetto ai comportamenti attivi degli italiani in merito alla sostenibilità lo sforzo più grande sia ancora quello di riuscire ad essere davvero ingaggianti soprattutto per influire su quelle scelte che ancora non sono “radicate” nelle abitudini degli italiani, per esempio la mobilità sostenibile come emerge dall’indagine.

Un articolo di

Guendalina Graffigna

Guendalina Graffigna

Direttrice del Centro di Ricerca EngageMinds Hub, Università Cattolica-Cremona

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