La disparità di salario fra donne e uomini è cosa assodata. Diverse ricerche, anche recenti, la evidenziano. A riguardo, si è tenuto in Università Cattolica del Sacro Cuore, campus di Piacenza, il seminario dal titolo “Equal Wage in Europe: how far? EU action for equal pay, gender wage gap determinants and policies”, organizzato dalla docente Chiara Mussida nell’ambito del progetto GE&PA, cofinanziato dalla Regione e rivolto all’inclusione sociale con particolare riferimento alla parità di genere.
Ospiti sono stati Michele Raitano, professore di Politica economica e direttore del Dipartimento di economia e diritto della Sapienza, e la docente Tindara Addabbo, coordinatrice di GE&PA.
«Nonostante la Costituzione e le leggi che tutelano la parità di genere, ci sono diversi meccanismi attraverso i quali le donne guadagnano molto meno degli uomini. La prima disuguaglianza è nel tasso di occupazione femminile, che è più basso rispetto a quello degli uomini, la seconda risiede nel fatto che le donne lavoratrici guadagnano in media il 30% in meno». Con queste parole Raitano entra subito nel pieno del tema trattato. Il professore afferma che «la discriminazione economica è in parte legata al fatto che le donne lavorano con contratti part-time, meno lunghi e quindi meno remunerati». «Ma è anche dovuta - aggiunge - a forme di segmentazione dell’occupazione: molte donne sono occupate in settori meno retribuiti come il turismo o in imprese relativamente più piccole».
Il Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum ha stimato che la parità in busta paga tra uomini e donne è prevista per il 2154. Si tratta di 131 anni a partire dal cedolino di dicembre 2023. Raitano tratta il dato con i guanti: «È una previsione basata sul tiro di un dado piuttosto che sull’analisi» afferma, per poi dire che «miglioramenti nel tempo si sono fatti», avvertendo però «che il soffitto di cristallo è basso, esistono una serie di stereotipi a volte difficilmente percepibili che potrebbero indurre alcune donne a indirizzarsi verso attività meno remunerative».
Il docente invita a considerare però tutte le differenze economiche - «quella di genere è una, ma ci sono molti altri sottogruppi» afferma - e si pone una domanda: «Perché si generano questi meccanismi discriminanti?». «Le disuguaglianze - dice - si generano attraverso meccanismi inaccettabili come le posizioni di rendita oppure lo sfruttamento di chi lavora». «Ancora molto resta da fare» chiosa Raitano.
Quel “molto” riguarda anche il composito universo della formazione. «A partire dall’istruzione ci sono scelte ben precise ascritte generalmente a uomini e donne - dice infatti Chiara Mussida - e le donne oggi tendono di più verso facoltà meno riconosciute dal mercato del lavoro». «Sotto questo profilo la situazione nell’ultimo periodo è migliorata - aggiunge - l’istruzione femminile è cresciuta, ma è importante fare opera di sensibilizzazione dagli anni della formazione».
Anche perché altri dati, questa volta dell’Istat, mostrano come a una maggiore istruzione da parte delle donne non corrisponda poi una maggiore occupazione rispetto agli uomini: il tasso di occupazione femminile è molto più basso di quello maschile (57,3% contro 78%) e il divario di genere è cresciuto nel 2022.
Il progetto - GE&PA è un acronimo che sta per “Gender Equality & Public Administration. Percorsi di formazione per l’eguaglianza di genere nella Pubblica Amministrazione e nei territori" ed è un progetto di ricerca proposto dal Dipartimento di Economia Marco Biagi di Unimore, in collaborazione con la Fondazione Marco Biagi, il cui l’obiettivo è contrastare le diseguaglianze territoriali, economiche, sociali e di genere.
Il progetto intende diffondere competenze volte a rendere più efficaci le politiche pubbliche rispetto all’obiettivo di inclusione sociale con particolare riferimento a quello della parità di genere all’interno delle Istituzioni pubbliche e private. È coordinato dalla professoressa Tindara Addabbo e si avvale di un gruppo di lavoro interdisciplinare che prevede, oltre la Fondazione Marco Biagi, tre centri di ricerca di Unimore (Centro di Ricerca Interdipartimentale su Discriminazioni e vulnerabilità, Centro di analisi delle politiche pubbliche. Laboratorio Genere, Linguaggio e Comunicazione_Digitale. L’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza partecipa come partner attraverso il Laboratorio di Economia Locale (LEL) e il Centro di ricerca per il cambiamento delle amministrazioni pubbliche (CeCAP).