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Studenti tra le carte e le stanze dell’Archivio Apostolico

13 giugno 2024

Studenti tra le carte e le stanze dell’Archivio Apostolico

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L’amore per la conoscenza, il piacere della scoperta e, soprattutto, la passione per la ricerca storica sono gli elementi che hanno alimentato l’entusiasmo di un gruppo di studenti universitari dell’Università Cattolica dei campus di Milano e Brescia. Frequentando il corso di Storia del cristianesimo contemporaneo, abbiamo potuto partecipare in maggio a una visita di studio a Roma, che includeva l’Archivio Apostolico Vaticano, la Biblioteca Apostolica Vaticana e l’ex ghetto ebraico.

Guidati dalla professoressa Raffaella Perin, docente di Storia del cristianesimo contemporaneo, abbiamo vissuto un’esperienza unica, approfondendo temi trattati durante le lezioni, in particolare sul rapporto tra la Chiesa cattolica, l’ebraismo e l’antisemitismo. Erano presenti anche Pierangelo Goffi, responsabile della biblioteca “Ottorino Marcolini” dell’Università Cattolica di Brescia, Diego Cancrini e Sara Lombardi, rispettivamente bibliotecario e archivista del Centro di Documentazione e Ricerca Raccolte Storiche di Brescia. Insieme, abbiamo intrapreso un viaggio tematico seguendo le tracce dei documenti papali, in un incontro con la memoria storica.

Superati i controlli delle guardie svizzere, si entra nello Stato più piccolo al mondo, la Città del Vaticano, dove mons. Angelo Vincenzo Zani, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, e Alejandro Mario Dieguez, officiale dell’Archivio Apostolico, ci hanno accompagnato attraverso le sale dell’Archivio, custode di un patrimonio documentale tra i più eterogeni al mondo. Fondato per iniziativa di Paolo V nel 1612, ha la missione di conservare e valorizzare gli atti e i documenti che riguardano la Chiesa universale, servendo il romano pontefice, la Santa Sede e gli studiosi di ogni paese e religione. Il titolo “archivio segreto vaticano” si diffuse dalla metà del Seicento, sottolineando la natura unica di questo archivio, riservato al papa e ai suoi funzionari. Questa denominazione rimase in vigore fino al 22 ottobre 2019, quando papa Francesco ha ripristinato il nome antico, Archivio Apostolico, in quanto nelle lingue moderne il termine “segreto” può essere fuorviante.

Nonostante una certa letteratura di stampo sensazionalista abbia enfatizzato l’aspetto misterioso e inaccessibile dell’archivio, creando leggende come quella del cronovisore o della menorah di Gerusalemme nascosta sotto il Vaticano, in realtà l’archivio conserva documenti che narrano la storia dell’umanità dal secolo XI ai giorni nostri. Il patrimonio copre un arco cronologico di circa dodici secoli, dall’VIII al XX, e comprende oltre 600 fondi archivistici per un totale di circa 85 km lineari di scaffalature. Queste sono collocate, tra l’altro, nel cosiddetto “bunker”, un locale su due piani ricavato nel sottosuolo del cortile della Pigna dei Musei Vaticani. All’uscita del bunker si accede a una sala che conserva preziose pergamene, come l’Editto di Worms dell’8 maggio 1521, con la sanzione di Carlo V contro Lutero e l’ordine di bruciare i suoi scritti, che abbiamo potuto vedere con i nostri occhi.

Abbiamo poi avuto l’onore di essere guidati dall’archivista di Santa Romana Chiesa tra le stanze della Biblioteca Apostolica, fondata nel 1451 da Niccolò V, che elaborò i primi criteri per una biblioteca moderna avviando un progetto di biblioteca universale di stampo umanistico. Mons. Zani ha ricordato che nel 2010 Benedetto XVI, in occasione dell’inaugurazione del Salone Sistino a seguito della restaurazione, ha sottolineato che la Biblioteca non ha solo una specializzazione teologica, ma rappresenta “una biblioteca dell’umano”, contenente tutto ciò che l’umanità ha prodotto in ogni campo del sapere. Infatti, conserva 80mila manoscritti, 100mila unità archivistiche, 1.600.000 volumi a stampa antichi e moderni, fra cui 8.900 incunaboli e decine di migliaia di cinquecentine e seicentine, 150mila unità grafiche, tra stampe, disegni e matrici, 150mila fotografie storiche, 300mila tra monete e medaglie. La visita è proseguita successivamente nel quartiere che dal 1555 al 1870 costituì il ghetto ebraico di Roma.

Il professor Gabriele Rigano, docente di storia contemporanea dell’Università Roma Tre, ci ha guidati nel percorso a piedi da Santa Maria Maggiore, dove alloggiavamo, illustrandoci la storia della comunità ebraica romana. Ha evidenziato come il ghetto, inizialmente un luogo di reclusione, abbia nel tempo contribuito a rafforzare l’identità ebraica.

La visita di studio è stata un’occasione di riflessione sul corso della storia e uno stimolo per gli studenti a dedicarsi alla ricerca storica e archivistica. Lo sguardo non è solo rivolto al passato, ma anche al presente e alla complessità dell’età contemporanea. Grati alla sede di Brescia dell’Università Cattolica che ha contribuito a sostenere anche finanziariamente l’iniziativa, come studenti auspichiamo che la visita organizzata dalla professoressa Perin possa ripetersi i prossimi anni, coinvolgendo le nuove generazioni e offrendo loro un’esperienza altrettanto affascinante e coinvolgente.

Un articolo di

Sofia Lo Cicero

Studentessa del corso di laurea magistrale in Filologia moderna

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