Una lettura della figura controversa di Pasolini su cui hanno concordato gli ospiti del convegno a partire da Walter Siti, autore di Quindici riprese. Cinquant’anni di studi su Pasolini (Rizzoli 2022). «Pasolini mi pare uno scrittore molto più poeta che narratore o regista. Credo sia interessante che non abbia mai considerato la letteratura come un gioco autonomo ma l’abbia sempre messa a confronto con la vita, uscendone sconfitta». Pasolini racconta l’impotenza della letteratura e del cinema di fronte alla possibilità di impadronirsi della realtà. L’hanno caratterizzato un enorme vitalismo istintivo e, negli ultimi anni della sua vita, una felicità intuitiva in ambito politico rispetto alla omologazione culturale che stava accadendo e alla universalità del consumismo con cui lui se la prende.
Proprio questa capacità intuitiva lo rende attuale, come ha ricordato Roberto Carnero, docente di Letteratura all’Università di Bologna e autore di Pasolini. Morire per le idee (Bompiani 2022): «Nel suo essere schivo e dire sottovoce cose taglienti e terribili quando lo invitavano a parlare in tv c’è tutta la sua attualità profetica di saper parlare del presente in profondità e intuire degli aspetti del futuro. Pasolini aveva colto le potenzialità negative del mezzo televisivo e percepito che i telespettatori sono i migliori candidati alla morte dell’anima».
Tra i molti libri scritti in occasione della ricorrenza del centenario, c’è Pasolini personaggio. Un grande autore tra scandalo, persecuzione e successo (Interlinea 2022) scritto da Giancarlo Ferretti che è intervenuto a distanza al convegno e che ha ribadito il carisma anomalo, scandaloso e provocatorio dello scrittore: «Qualunque suo comportamento creava uno scandalo da cui nasceva una persecuzione sempre con un senso di sfida. Come è stato nel caso della sua omosessualità».
Un tema, quest’ultimo, affrontato da Renzo Paris nel suo Pasolini e Moravia. Due volti dello scandalo (Einaudi 2022) che ha raccontato che «dopo il 1968 Pasolini definisce Moravia quasi un fascista e Moravia lega Pasolini all’ideologia dell’omosessualità. Era come un ring in cui i due pugili se le davano di santa ragione ma nessuno soccombeva. Combattevano sull’intelligenza, sul capire la realtà, eppure sono sempre rimasti amici».