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Tra libertà d’espressione e censura: quale governance per le piattaforme digitali

27 maggio 2021

Tra libertà d’espressione e censura: quale governance per le piattaforme digitali

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Le piattaforme hanno dimostrato di avere grande influenza non solo su relazioni interpersonali e aspetti economici ma anche in campo politico. Ne avevamo avuto conferma prima con le “primavere arabe”, le proteste e le agitazioni del 2010 e 2011, poi, all’inizio di quest’anno con l’assalto a Capitol Hill fomentato dalle dichiarazioni su Twitter di Donald Trump che non accettava la vittoria elettorale del concorrente Joe Biden. A seguito di ciò le piattaforme di Dorsey e di Zuckerberg bloccarono i profili del presidente americano innescando a livello mondiale un dibattito su democrazia, libertà di espressione e regolamentazione dei social network. È così emerso che la manipolazione tramite social media è una forma di guerra che entra a far parte dello strumentario della politica estera dei Paesi, una sofisticazione nell’uso politico dei social anche tramite fake news sui personaggi in vista. In tal modo i social media entrano nell’arena politica e si rivelano uno strumento potente di controllo, di contestazione e di opposizione.

Sono questi alcuni argomenti relativi ai Profili interdisciplinari sulla governance senza governo della società algoritmica (nell’ambito dei Progetti di interesse di Ateneo), che ha come Investigator Principal il professor Gabriele Della Morte, che sul tema “Quale governance per le piattaforme social” ha organizzato il 24 maggio un webinar interdisciplinare cui hanno preso parte sia docenti dell’Università Cattolica sia di altri Atenei appartenenti a diversi ambiti disciplinari.

Secondo il professor Della Morte «gli algoritmi - ovvero le tecniche estrattive e la relativa elaborazione attraverso l’Intelligenza artificiale - producono rilevanti impatti nel campo del diritto, della comunicazione politica, della sanità». Nel campo del diritto, il giurista ha fatto notare che «il giudizio dell’algoritmo è più imparziale e rapido, rispetto a quello espresso dal giudice: la funzione prescrittiva del diritto non è assimilabile a quella predittiva dell’algoritmo. Il processo decisionale è il punto centrale di questo discorso».

Sempre per restare in campo giuridico, per Alberto Oddenino, docente di Diritto internazionale all’Università di Torino, la governance delle piattaforme tocca la civiltà giuridica: «Bisogna contemperare interessi e competenze, nessi non facilmente utilizzabili in logica normativa, considerando altresì le proiezioni geopolitiche di questa sfida che riguarda un insieme multilaterale di relazioni internazionali».

E su questa problematica ha dato man forte Serena Giusti, docente di Relazioni internazionali presso la Scuola Sant’Anna Pisa, la quale ha fatto notare come tutti hanno accesso alle piattaforme e diventa problematico quando ad utilizzarle sono politici con un ruolo molto importante. «Nel caso di Trump, in mancanza di regolamentazione, le piattaforme hanno adottato una propria governance e hanno sospeso i suoi account. Chi può decidere la sospensione se non c’è una regolamentazione? Il fatto è che ora Trump ha creato una sua piattaforma unidirezionale e i follower possono riproporre le sue dichiarazioni anche sulle piattaforme che lo avevano bloccato. L’accesso alle piattaforme è possibile a tutti ma non si hanno reti cognitive per interpretare i contenuti, e non tutti possono crearsi una propria piattaforma. Così si perde fiducia nella rappresentatività che poi è la democrazia».

Marco Bassini, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’Università Bocconi, è intervenuto sulla forma di regolamentazione invitando a rinnovare le regole giuridiche dei prestatori di servizi dato che «oggi tutti nell’arena pubblica esprimono il loro pensiero ma la normativa esistente non prevede tutte le nuove casistiche nate dall’evoluzione della tecnologia».

Ha fatto eco Giovanna Mascheroni, docente di Sociologia dei media in Università Cattolica, la quale ha fatto presente che «se è indubbia la democraticità di Internet, le tecnologie non sono neutre, derivandone la dipendenza della comunicazione dalle infrastrutture di rete».

Sul fatto che la novità del digitale è la sua accelerazione, Fausto Colombo, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo in Cattolica, ha ricordato la lentezza del processo normativo quando deve confrontarsi con la tecnologia che è sempre più accelerata. Con riferimento all’attualità pandemica il professor Colombo ha affermato che all’interno della governabilità il tema della salute sarà cruciale. «Il web mescola i contesti in modo irriconoscibile. Riteniamo di poterci esprimere su qualsiasi cosa e condividere informazioni su qualsiasi cosa, e così abbiamo esportato alcuni argomenti dai contesti comunicativi abituali a quelli più social. Si consideri il caso della comunicazione scientifica, gli interventi dei virologi, ad esempio, che in questo periodo è stata spostata sui media con tutta una serie di conseguenti disagi».

L’interesse e l’importanza di tali temi offriranno, secondo le parole conclusive del professor Della Morte, ulteriori approfondimenti affidati ai prossimi seminari interdisciplinari.

 

Un articolo di

Agostino Picicco

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