Scienziati dell’Università Cattolica, campus di Roma, e Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata, hanno scoperto un meccanismo che favorisce lo sviluppo del cancro della prostata e che, se disinnescato, consente di arrestare la crescita delle cellule tumorali.
È il risultato di uno studio pubblicato sulla rivista Nature Structural & Molecular Biology e coordinato dal professor Claudio Sette, Ordinario di Anatomia Umana alla Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica, insieme alla Professoressa Pamela Bielli, Associato di Anatomia Umana alla Facoltà di Medicina dell’Università di Tor Vergata, e condotto dal Dottor Marco Pieraccioli, Dipartimento di Neuroscienze dell’Università Cattolica - Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS.
Al centro di questo meccanismo ad azione oncogenica ci sono due molecole, chiamate Sam68 e XRN2 che si siedono sugli Rna messaggeri (molecole che contengono il codice genetico per la sintesi delle proteine, le stesse usate alla base dei vaccini anti-Covid) e li rendono più efficienti, favorendo così la proliferazione delle cellule prostatiche.
«Era già noto – spiega il professor Sette - che i tumori in generale, e in particolare quello della prostata, presentano degli Rna messaggeri con regioni regolatorie più corte, e che questa caratteristica è associata al potenziale proliferativo delle cellule tumorali. Il nostro lavoro descrive un meccanismo molecolare che promuove questo accorciamento degli Rna messaggeri nel tumore della prostata. Poiché è già in uso clinico contro alcune malattie una classe di farmaci detti oligonucleotidi antisenso – dei cerotti genetici che aderiscono agli Rna messaggeri e li disinnescano – ipotizziamo - aggiunge il professor Sette - che lo sviluppo di specifici oligonucleotidi anti-senso possa disinnescare questo meccanismo molecolare».
Il meccanismo
L’utilizzo degli Rna messaggeri è determinato da regioni regolatorie nella parte terminale del filamento: queste regioni sono riconosciute da proteine che ne promuovono la funzione. Il taglio e la terminazione degli RNA possono avvenire in punti diversi della regione regolatoria, e questo processo, chiamato poliadenilazione alternativa, determina la lunghezza dell’RNA ed è regolato da queste proteine.
La scoperta
«Abbiamo scoperto – continua il professor Sette – che Sam68 e XRN2 legano e reprimono i siti di poliadenilazione più distali, favorendo quindi la produzione di Rna più corti e più efficienti».
«La prospettiva - conclude il professor Sette - è sviluppare strumenti per bloccare l’attività di queste proteine di legame all’Rna e disinnescare, quindi, questo meccanismo molecolare oncogenico. Infatti, gli oligonucleotidi antisenso sono ormai in uso clinico, per esempio nella terapia per la Atrofia Muscolare Spinale, quindi questo approccio è fattibile. Naturalmente la strada in questa direzione è ancora lunga».