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Turismo congressuale, prospettive rosee per il 2023

11 luglio 2023

Turismo congressuale, prospettive rosee per il 2023

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La meeting industry italiana riprende la sua corsa. Dopo lo stop forzato della pandemia, nel 2022 il turismo congressuale è tornato nuovamente a crescere recuperando circa il 70% degli eventi rispetto a quelli realizzati nel 2019, l’ultimo anno di riferimento prima dell’esplosione dei contagi. Una crescita che testimonia quanto congressi ed eventi aziendali siano per associazioni e imprese occasioni irrinunciabili di diffusione di conoscenza, promozione commerciale e di networking.

Resta, però, qualche gap da colmare. E questo a causa dell’azione congiunta di due fattori: da un lato, il protrarsi dell’emergenza Covid-19, che ha comportato sia la permanenza delle restrizioni alla mobilità internazionale, sia l’estensione delle prescrizioni di sicurezza sanitaria in vigore in Italia; dall’altro lato, l’invasione russa dell’Ucraina a fine febbraio 2022, che ha intensificato gli attriti di natura geopolitica a livello internazionale, generando instabilità e incertezza. È questa, in sintesi, la fotografia scattata dalla nona edizione dell’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi-OICE, la ricerca promossa da Federcongressi&eventi, realizzata dall’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Aseri) e presentata a Roma, mercoledì 5 luglio, nella sede dell’Enit-Agenzia Nazionale del Turismo.

Un massiccio recupero che, avvenuto nonostante il perdurare nel primo trimestre dello scorso anno delle restrizioni dovute al Covid19 e un contesto geopolitico complesso e incerto, conferma quanto i congressi e gli eventi siano per associazioni e imprese occasioni irrinunciabili di diffusione e condivisione di conoscenza, di comunicazione, di promozione commerciale e di networking.

«Il 2022 è stato l’anno delle “rivincita” della meeting industry italiana: gli eventi hanno ripreso con vigore il loro cammino di crescita – bruscamente interrotto due anni prima – e le sedi si sono rimesse in gioco innescando un virtuoso percorso di sviluppo fatto di investimenti nella prospettiva dell’innovazione tecnologica, della sostenibilità e della comunicazione», spiega Roberto Nelli, docente di Marketing in Università Cattolica e responsabile scientifico dell’Osservatorio.

Dalla nona edizione dello studio emerge che nel 2022 in Italia sono stati complessivamente realizzati 303.689 tra congressi ed eventi business registrando un aumento pari al 251,3% rispetto al 2021. I partecipanti sono stati 21.215.934 (+362,7% rispetto all’anno precedente) e le presenze 31.706.600 (+366,4%). Il buon andamento del settore nei primi 6 mesi di quest’anno, unito alle altrettante positive previsioni per il secondo semestre, permettono di prevedere che nel 2023 sarà recuperato il gap rispetto al 2019 o addirittura superato il livello di eventi registrato prima della pandemia. Rosee anche le prospettive sull’andamento del fatturato. «Per quest’anno il 52,7% delle sedi che ha partecipato alla rilevazione prevede un aumento rispetto all’anno scorso», conferma il professor Nelli.

«Questi dati e i segnali del mercato sono molto positivi ma ciò non ci impedisce di essere consapevoli di quanto il momento storico sia complesso, evidenziando ancora di più la capacità del Mice italiano di essere resiliente, propositivo e proattivo», commenta la presidente di Federcongressi&eventi Gabriella Gentile. «Per favorire in ogni ambito la crescita della meeting industry confermiamo la nostra missione di valorizzazione dell’identità del settore e di supporto concreto agli operatori affinché lo sviluppo delle singole imprese coincida sempre più con lo sviluppo dell’intero comparto e viceversa».

Chi fa e chi partecipa agli eventi

Dando uno sguardo ai dati risulta che nel 2022 le imprese sono state i principali promotori di eventi, che per più della metà (52,8%) sono stati di tipo aziendale, come convention, meeting e lanci di prodotto. Quelli promossi dalle associazioni, soprattutto medico-scientifiche, sono stati il 31,1% e quelli delle istituzioni il 16,1%.

Il perdurare delle restrizioni sanitarie nei primi mesi dello scorso anno ha giocato ancora la sua parte. Infatti, la maggior parte degli eventi (63,2%) ha avuto una dimensione locale, con partecipanti provenienti prevalentemente dalla stessa regione in cui si è svolto l’evento. Il 28,5% ha invece avuto un orizzonte nazionale e l’8,3% internazionale.

Eventi e congressi: dove si svolgono

La maggior parte dei congressi e degli eventi, il 59%, si è svolta al Nord, area che concentra più della metà delle sedi, il 53%. In particolare, il Nord Ovest ne ha registrati 96.826 con un incremento maggiore rispetto al 2021 (+221,8%), recuperando il 74,6% degli eventi del 2019. Il Nord Est ne ha ospitati 82.538 (il 69,7% di quelli dell’anno pre-covid), registrando un incremento anno su anno del 214,2%. Il Centro il 24.4%, il Sud il 10,4% e le Isole il 6,2%.

Per quanto riguarda le location, gli alberghi congressuali si confermano la tipologia più utilizzata, concentrando il 77,3% degli eventi totali. I centri congressi e le sedi fieristico congressuali hanno accolto il 3,4% degli eventi, le sedi istituzionali il 9%, gli spazi non convenzionali il 6% e le dimore storiche non alberghiere (abbazie, castelli, antiche locande e casali, palazzi storici, ville…) il 2,5%.

Investimenti per la competitività

Nel 2022 le sedi per eventi hanno continuato a investire per aumentare la propria competitività e rispondere alle rinnovate esigenze del mercato. Un trend che continua nel 2023. Molte sedi, infatti, hanno in programma di realizzare investimenti sulla riqualificazione degli spazi interni (prevista dal 30,4% delle sedi rispondenti) e di quelli esterni (20,9%), sull’implementazione delle dotazioni audio-video (27,9%), sulla formazione del personale (26,2%), sullo sviluppo di strumenti di promozione e di comunicazione (24,0%), e su interventi per l’efficienza energetica (20,9%). «Sebbene molte delle sedi maggiormente attive nel mercato abbiano iniziato a intraprendere questo cammino di sviluppo già prima dell’esplosione della pandemia, la recente riconfigurazione dei processi aziendali secondo la prospettiva della “next normality” – la visione dinamica che considera salute e sicurezza, sostenibilità e benessere come approcci gestionali “naturali”, ovvero insiti in tutti i processi a prescindere dalle situazioni contingenti definibili di volta in volta “normali” o “emergenziali” – ha condotto a intensificare l’adozione di modelli di produzione circolari, orientati al principio di conservazione del valore economico e sociale generato sul territorio (“business event legacy”)», conclude il professor Nelli.

 

 


Foto di Headway su Unsplash

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Redazione

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