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Tutelare le api, regine d’altruismo

27 luglio 2021

Tutelare le api, regine d’altruismo

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Le api sono gli insetti altruistici per eccellenza, preziose alleate nella salvaguardia della biodiversità vegetale, sia di specie rare che di colture agricole: «Fare ricerca su un insetto che lavora non solo per sé, ma per tutta la sua famiglia e, indirettamente, per il benessere del nostro pianeta, è una metafora della ricerca scientifica e della sua comunità» ne è convinta Giulia Papa, neodottore Agrisystem, che per la sua tesi di dottorato si è concentrata sullo studio del particolato atmosferico aerodisperso (PM) che contamina Apis mellifera Linnaeus, 1758 e i suoi prodotti.

Giulia, da dove nasce il tuo interesse scientifico per le api?
«I miei studi sono stati sempre incentrati sulla biodiversità animale, prevalentemente vertebrati; con il dottorato mi sono focalizzata di più sull'entomologia ed è stata una bellissima esperienza analizzare la biodiversità con uno sguardo più omnicomprensivo. E poi le api si sono rivelate interessantissime: studiare un insetto eusociale da così vicino, arricchire le mie competenze e vedere come una parte del mondo che effettua ricerche simili ha diversi approcci per rispondere alle stesse domande è stata un’esperienza unica».

Durante il dottorato hai trascorso due periodi all'estero.
«Due esperienze interessantissime: nel 2019 presso l'UBC (University of British Columbia, Canada) a Vancouver per effettuare analisi su elementi in tracce in api, miele e polline; il secondo tra gennaio e febbraio del 2020 presso l'USAMV -University of Agricultural Sciences and Veterinary Medicine Cluj-Napoca, Romania- per effettuare analisi melissopalinologiche (studio del polline) su mieli italiani».

Il tuo studio ha previsto l’utilizzo delle api come sentinelle di inquinamento da polveri sottili (PM10, PM2.5 e PM ultrafini) e gli effetti che le polveri hanno sulla salute delle api. La presenza di polveri sottili e altri residui inquinanti sulle api che indicazioni ci danno?
«Le polveri sottili che troviamo sulle ali delle api, ma anche sul polline e nel miele ci possono dare diverse indicazioni sulle caratteristiche dell’aria che stiamo respirando. Inoltre, l’attenta identificazione mineralogica di queste polveri ci permette di capirne la fonte di emissione. Per esempio, alcune particelle derivano dal traffico veicolare poiché ci sono marker precisi di pneumatici, pastiglie dei freni e dischi dei freni; invece, altre particelle derivano da attività agricole come ad esempio l’aratura del terreno. Questa analisi è importante in termini di prevenzione».

Anche il miele è vittima dell’inquinamento: in che modo e quali conseguenze potrebbero esserci per l’uomo?
«Le quantità di particolato atmosferico che abbiamo trovato nel miele non sono tali da poter avere conseguenze dirette sulla salute umana. Purtroppo a pagarne le conseguenze sono le api. L’ingestione di polveri sottili può causare un’alterazione della loro flora intestinale, provocando una diminuzione statisticamente significativa di specie batteriche probiotiche benefiche per la loro salute».

Che cosa possiamo fare per proteggere le api (e, quindi, anche l’uomo e l’ambiente)?
«Sicuramente anche i piccoli gesti della nostra quotidianità possono aiutare. Per esempio, è utile piantare sul proprio balcone o sul davanzale piante che attirino le api come lavanda, origano e rosmarino che tra l’altro possono far comodo nella nostra cucina. Poi dovremmo cercare di usare di più i mezzi pubblici per le lunghe tratte e andare a piedi o in biciletta per muoverci in città. Ed infine, chiedere come cittadini aree sempre più verdi per migliorare la qualità dell’aria e aumentare la biodiversità urbana».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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