Un ulteriore e misterioso tassello del passato dell’antica Cina viene svelato grazie alla minuziosa e accurata ricerca storica. È accaduto martedì 12 marzo durante la presentazione del volume “Un enigma medievale al tempo di Marco Polo. L’incontro in Cina tra il missionario Giovanni da Montecorvino e un discendente del prete Gianni” (Guerini e Associati, 2023) scritto dal sinologo Maurizio Paolillo, docente di Filologia cinese presso l’Università di Napoli "L’Orientale", studioso dei contatti culturali e religiosi tra Occidente e Oriente e delle tradizioni religioso-filosofiche della Cina con particolare attenzione alle fonti antiche. L’evento, che si colloca nell’ambito delle celebrazioni per i settecento anni dalla morte di Marco Polo, è stato organizzato dal Dipartimento di Scienze linguistiche e letterature straniere e dall’Istituto Confucio dell’Università Cattolica.
Come ha ricostruito all’inizio la professoressa Elisa Giunipero, direttrice dell’Istituto Confucio, la vicenda ha radici antiche risalenti al 1293 - due anni dopo la partenza di Marco Polo dal Catai – quando il missionario francescano Giovanni da Montecorvino incontrò a Qanbaliq (Pechino) re Giorgio, sovrano cristiano nestoriano degli Önggüd, alleati dei Mongoli. L’autore, alla luce di una minuziosa indagine sulla base di fonti occidentali e cinesi, colloca questa vicenda storica nel contesto geopolitico, culturale e religioso che a partire dalle Crociate ha messo in relazione Occidente e Oriente.
La storia, infatti, si articola sulla figura di Giovanni da Montecorvino (1247-1328), missionario francescano che lasciò l’Italia nel 1289 come inviato in Oriente del papa Niccolò IV. In una delle sue lettere dal Catai, datata 8 gennaio 1305, il frate descrive la conversione dal nestorianesimo al cattolicesimo di un “Re Giorgio”, capo degli Öngüt, “della stirpe di quel grande Re che fu detto Presbitero Giovanni”, noto a partire da un testo latino dalle origini incerte: la Lettera del Prete Gianni, di fattura medievale relativa a un re-sacerdote, invano cercato dai viaggiatori europei e dagli esploratori.
Da questa suggestiva vicenda si dirama il racconto di Maurizio Paolillo, che ha subito precisato – per i non addetti ai lavori – che il volume è rappresentativo di argomenti complessi in relazione a tematiche dell’Asia orientale che per essere comprese necessitano di competenze specifiche. Ha poi esposto le modalità quasi fortuite che lo hanno portato a studiare da vent’anni tali tematiche avventurandosi sulla geopolitica europea nel mondo mediterraneo.
Il quadro generale, soprattutto dal punto di vista del metodo storico, è stato illustrato dal noto medievista Franco Cardini dell’Istituto di Scienze Umane e Sociali di Firenze, aggregato alla Scuola Normale Superiore di Pisa, che nei suoi numerosi studi per lo più legati alle Crociate si è occupato anche della “via della seta” e dei contatti culturali tra Oriente e Occidente.
In premessa il professor Cardini ha svolto una nota metodologica sul “cambiamento d’epoca”, secondo l’espressione di papa Francesco, e sulla necessità di aiutare i giovani a comprendere l’oggi, avvalendosi di insegnamenti che non siano arretrati nei metodi e nei contenuti. «Lo storico non è un antiquario, la storia è contemporanea, come avrebbe detto Benedetto Croce, non studia il passato fine a se stesso ma attraverso il presente e in funzione del futuro». In tal modo il libro di Paolillo colma lacune del passato. Pur di non facile lettura, con la vicenda dell’enigma, di per sé accattivante, si entra dentro una questione centrale della storia di questi secoli, che tocca anche aspetti religiosi. Del resto, ha concluso Cardini, «questo volume, più che risolvere enigmi, apre domande in relazione alla contemporaneità».