Il nome delle sfide e delle crisi sono sotto gli occhi di tutti: l’aggressione russa dell’Ucraina, su cui la posizione dell’Italia e degli altri Paesi è finalizzata a «consentire a Kiev di giungere al negoziato in una posizione tale da ottenere una pace giusta»; il problema della Governance economica, che richiede «un ripensamento profondo del Patto di stabilità e crescita che bisognerebbe cominciare a chiamare Patto di crescita e stabilità»; il pragmatismo sulla politica industriale comune, a partire dalle nuove normative nel settore automobilistico. E, infine, la grande questione delle migrazioni, per cui Benassi chiede «un’equa ripartizione delle responsabilità tra gli Stati membri», per «una sfida epocale che può essere affrontata solo con soluzioni realmente europee».
Ma al di là delle sfide e delle crisi che incombono, l’ambasciatore Benassi ha richiamato l’’immagine della manifestante in Georgia investita dagli idranti della polizia mentre si ostina a sventolare una bandiera dell’Unione Europea. «Dietro quel vessillo si manifesta soprattutto un desiderio di appartenenza».
Un’ambizione che si coglie molto bene uscendo dai confini dell’Ue ed è resa evidente dalla guerra scatenata dalla Federazione russa contro l’Ucraina: «È il risultato del potere di attrazione dell’Unione. È un’attrazione concreta, quella del libero scambio delle merci, della libera circolazione delle persone, della certezza di regole comuni, ma anche un’attrazione di valori, di diritti umani, di libertà fondamentali, di certezza del diritto. È l’attrazione di un continente che dopo secoli di guerre territoriali, è in pace da circa 70 anni». Di qui - secondo Benassi - l’imperativo morale di guardare ai progressi compiuti con orgoglio, ma anche con la consapevolezza che non dovremo mai considerarli acquisiti per sempre, automaticamente garantiti. No, vanno considerati un bene comune; un bene prezioso. E pertanto va difeso».
Nel corso della cerimonia sono intervenuti anche il professor Mario Taccolini, coordinatore delle strategie di sviluppo del polo bresciano, e il presidente dell’Ente bresciano per l’Istruzione superiore (Ebis) Alessandro Azzi. Il presidente Ebis ha invocato maggiore collaborazione tra università e imprese per evitare di perdere la sfida della bilancia commerciale del capitale umano che lascia il nostro Paese. Il professor Taccolini, sulla scorta della crescente collaborazione interdisciplinare tra facoltà della sede bresciana e quelle delle altre sedi, ha ripreso la sfida di una maggiore integrazione anche tra discipline “distanti”, vale a dire tra quelle umanistiche e sociali e le scienze dure. Un cantiere aperto per tutto l’Ateneo.