NEWS | Giornata della Memoria

Video, web serie e fumetti per conoscere Anne Frank

26 gennaio 2021

Video, web serie e fumetti per conoscere Anne Frank

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Il significato ultimo del racconto della Shoah è l’impegno morale e civile di dire “mai più”. Ed è l’importanza di questo impegno che ha guidato il webinar “Parlare di Anne Frank oggi”, promosso dal centro di ricerca sulle Relazioni interculturali dell’ateneo insieme con il Memoriale della Shoah di Milano e l’Associazione Figli della Shoah.

«Se da un lato oggi si assiste all’indebolimento della memoria dell’Olocausto e al rischio di distorcerla con espressioni di antisemitismo, soprattutto sul web, spesso associate a ideologie neonazifasciste, a un linguaggio sessista, suprematista e razzista, d’altra parte oggi si diffondono anche nuovi modi per raccontare la storia della deportazione e del genocidio che possono essere fonti di riflessione e di nuovi percorsi educativi e didattici». Con queste parole Stefano Pasta, collaboratore del centro di ricerca promotore, ha avviato l’evento che ha riscosso l’interesse di diverse centinaia di persone, in particolare insegnanti ed educatori.

Dopo i saluti di Aart Heering dell’ambasciata del Regno dei Paesi Bassi che ha presentato la mostra itinerante sulla casa di Anne Frank, Milena Santerini, direttrice del centro di ricerca sulle Relazioni interculturali e coordinatrice nazionale della lotta contro l’antisemitismo, ha ripercorso i tratti salienti della vita della tredicenne Anne, che dal luglio 1942, nei due anni prima di essere arrestata e deportata, ha affidato al suo Diario gioie, sofferenze, trepidazioni, amori, paure, desideri, sogni, tutte le emozioni e la vitalità di una adolescente tra tante. 

«Con lei compiamo il passaggio dalla piccola alla grande storia - ha dichiarato Santerini -. Anche se il suo Diario è pieno di voglia di vivere e la sua coscienza limpida è di fatto una testimonianza contro la barbarie, di lei si ricordano prevalentemente la giovinezza interrotta, l’ingiustizia e l’assurdità della segregazione e della condanna. Ma Anne è stata una resistente, non solo una vittima. Alla fine del Diario scrive: “Continuo a credere che gli uomini sono buoni”. Queste parole possono essere interpretate come un modo edulcorato e rassegnato di vedere la realtà (che può infastidire i giovani) ma in verità è un’espressione di resilienza, di capacità di vedere le potenzialità del futuro, di vigile speranza, una luce nel buio».   

Se è tanto difficile oggi parlare ai giovani della Shoah, certamente raccontare il Diario di Anne Frank con le nuove modalità che la didattica consente (video, fotografie, blog), si può lavorare sull’identificazione passando ad esempio attraverso la reclusione in luoghi chiusi, che, pur con tutti necessari distinguo, avvicinano gli adolescenti al tempo della pandemia a quelli ebrei costretti a nascondersi durante la Seconda Guerra mondiale.
E così il webinar è stato un viaggio nella casa di Anne e nei suoi pensieri attraverso diversi strumenti. 

Una accurata descrizione dell’Alloggio segreto è stata fornita dalle parole di Talia Bidussa del Memoriale della Shoah, che ha dichiarato: «I testimoni così come i luoghi della memoria impediscono di ridurre la grandezza emotiva di ciò che è stato, ti mettono davanti alla tua responsabilità». Il nome e il volto di Anne si possono associare a un milione e mezzo di storie di minori come lei che hanno perso la vita nel genocidio. 

La narrazione di Livia Cadei, docente di Pedagogia dell’ateneo, ha condotto gli ascoltatori a conoscere la famiglia Frank descrivendo l’ambientazione esterna della casa rifugio. «In un luogo dove le porte sono sbarrate, le finestre oscurate e le voci flebili, le pagine del Diario sono quella parete che Anne può aprire e che le consente di fare un percorso - ha commentato Cadei -. La fragilità di questa barriera è evidente non solo perchè sappiamo come è finita la storia dei familiari ma la percepiamo ogni volta che la realtà irrompe nella loro vita, ogni volta che sono intrappolati in casa durante i bombardamenti».

Un altro tema su cui riflettere per aiutare i giovani che si accostano alla Shoah è quello dei diritti negati ai bambini - di cui ha parlato Daniela Dana Tedeschi, dell’Associazione Figli della Shoah - simboleggiati dalla stella gialla, marchio infamante e discriminatorio. C’erano bambini ebrei invisibili come Anne Frank che ha potuto mantenere la sua identità nella clandestinità, ma anche bambini visibili che hanno dovuto fingere di cambiare religione e adattarsi a un’altra famiglia. 

Questi bambini non potevano andare a scuola, ragione per cui nacquero scuole ebraiche, creando sentimenti di umiliazione, solitudine, e profonda ingiustizia. È subentrato il divieto di fare attività ludiche, di mantenere le proprie abitazioni e i propri animali domestici. Non è stata tutelata la salute mentale dei minori, né quella fisica in caso di disabilità. «Il diritto alla dignità  - ha commentato Dana Tedeschi - è stato negato. Perdere il proprio banco a scuola, doversi nascondere come ladri, essere braccati e incarcerati come criminali, essere deportati nelle condizioni più brutali e disumane, il diritto alla dignità dei propri genitori violato, e così il diritto all’intimità e all’essere sepolti con dignità».

Nella tutela dei minori durante la Guerra è importante anche guardare il dramma che vissero i genitori che si resero conto di non avere più diritto di tutela sui figli e di non poterli proteggere. Proprio coloro che abdicarono ad averli con sé, infatti, li salvarono.

Infine il diritto alla vita è stato negato: «Il 90% dell’infanzia ebrea, 1,5 milioni di piccole vittime, si vide negare questo diritto umano. Leggere il Diario di Anne Frank rende a quei bambini il diritto alla dignità».

I ricchi contributi proposti nel webinar continuano a trovare uno spazio privilegiato nelle testimonianze dei sopravvissuti come Liliana Segre e di tutti coloro che si fanno portavoce della Memoria, ma per educatori e insegnanti oggi sono disponibili anche contenuti multimediali molto efficaci con i ragazzi. Mattia Lamberti dell’Università Cattolica ha presentato video, post e fumetti su Anne Frank, prodotti diversificati da utilizzare nelle scuole di diverso grado. C’è ad esempio una “web serie” su Youtube, realizzata dalla Anne Frank Foundation, accompagnata da video di approfondimento, dove Anne riceve una cinepresa a cui racconta pensieri, emozioni e vicende del suo popolo. 

Altri strumenti interessanti sono una versione a fumetti del Diario, una graphic novel con tavole e testi; un video di Hub Scuola per i più piccoli dove si alternano testi e fotografie utilizzabile sia in una didattica in presenza sia in una unità di apprendimento ad esempio con la realizzazione di una mostra o di un lapbook; il video scaricabile da Rai Play “#AnneFrank” che presenta le vite parallele di Anne (narrata da Hellen Mirren) e di altre ragazze sopravvissute. 

Tutti questi prodotti sono scaricabili da una scheda sulla pagina facebook dell’Osservatorio sull’odio online Mediavox, progetto del centro di ricerca sulle Relazioni interculturali dell’ateneo.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

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