Un tema, quello della gestione della comunicazione, che è stato al centro anche delle numerose domande degli studenti, con particolare riferimento ai social. «Sperimentare le nuove piattaforme – ha spiegato Roberto Salamini di Rcs Sport – è la nuova frontiera per raccontare uno dei più grandi romanzi popolari della storia italiana. Come Giro d’Italia (che vanta oltre 4 mln di followers complessivi) quest’anno siamo stati tra i primi – nel circuito – ad aprire un profilo TikTok. Un linguaggio scanzonato e irriverente che ha trovato grande collaborazione da parte dei ciclisti. L’abbraccio di Bernal con la fidanzata all’arrivo è stato uno dei momenti più visualizzati. Un altro modello vincente è stato quello di coinvolgere Peter Sagan in clip in cui raccontava la sua italianità in occasione della sua prima partecipazione al Giro. Lui è un personaggio e i video hanno avuto grandissimo successo. La parte digital per noi è fondamentale».
Il ruolo dei social - concorda Viviani - è uno dei grandi cambiamenti degli ultimi anni. Alla gente prima piaceva di più vedere l’atleta nel suo quotidiano non sportivo ma anche questo aspetti negli ultimi tempi è cambiato. I profili personali sono più guidati e indirizzati a veicolare quello che vuoi far vedere in chiave di sponsorizzazione o della prestazione sportiva. Prima si prendeva il telefono, si girava e pubblicava, adesso siamo più responsabilizzati».
«Oggi – gli fa eco Damiani - ci sono professionisti che seguono gli atleti sotto questo aspetto ed è un bene. Il lato negativo è che spesso può capitare che nella selezione degli atleti, oltre alla valutazione tecnica che resta primaria, si valuti anche il ritorno mediatico».
Ma qual è il rapporto tra il brand che sponsorizza una squadra con il suo team? «C’è grande affinità di valori tra l’azienda e il team – ha spiegato – spiega Giulia Garlando di Cofidis - l’individuo può emergere solo se c’è una squadra che lo supporta. Gli obiettivi individuali sono anche quelli dell’equipe. Noi – ha aggiunto – siamo una mosca bianca nel mondo dello sport perché abbiamo scelto di non essere solo sponsor ma proprietari della squadra. Gli atleti per noi sono colleghi perché il team fa comunicazione con noi. Sono solo un po’ più itineranti…»
Nel corso dell’incontro è intervenuto anche Luca Gialanella, caposervizio ciclismo della Gazzetta dello Sport: «Troppo spesso si parla del ciclismo come sport popolare in un’accezione negativa ma non è vero, è tale perché parla al cuore della gente. Nonostante questo oggi in Italia non abbiamo più una grande squadra. Abbiamo una generazione, donne comprese, fortissima ma i nostri corridori top sono tesserati per squadre estere. Perché questo Paese oggi non ha degli imprenditori, delle forze economiche, che possano mettere sul tavolo, i fondi necessari? In Italia dopo Liquigas e Mapei, il vuoto. Eppure Il ritorno promozionale è enorme».
Infine inevitabile ripercorrere il magico 2021 dello sport italiano: «Un anno incredibile- ha spiegato Viviani - abbiamo portato il ciclismo su un livello superiore e ora arriva la sfida più difficile, quella di confermarci». E sulla gara che è valsa l’oro Consonni ricorda: «Ho capito che avevamo vinto quando sul tabellone è apparsa la scritta che certificava il record del mondo, lì ci è stato chiaro che eravamo andati più forti di tutti e sì, siamo stati noi ad andare a mille, non gli altri a mollare…».
E al termine dell’incontro, un’emozionante sorpresa, l’incontro ravvicinato con l’oro olimpico conquistato da Consonni a Tokyo. Alla fine, la grande protagonista è stata lei, la medaglia. Stringerla tra le mani non è cosa che avviene tutti i giorni. Gli sguardi emozionati e ammirati di studenti e prof, ne ha dimostrato, ancora una volta, l’intatta magia.