Cinema all’aperto, partnership con le piattaforme streaming, comfort aggiuntivi e detox digitale. Sono alcuni dei punti di partenza per il rilancio dell’esperienza in sala così come pensata da trecento studenti dell’Università Cattolica che hanno raccontato con creatività la loro idea di cinema dopo la pandemia. Un’idea che ha confluito nel progetto Your Next Cinema e che ha prodotto proposte capaci di far vivere, in anteprima, quelle che potrebbero essere le innovative esperienze in sala del cinema di domani. Abbiamo chiesto a Sara Sampietro, docente della Facoltà di Lettere e filosofia e principale responsabile del progetto, su come si è evoluto il percorso e quali sono stati i risultati.
Come è nato il progetto Your Next Cinema e quali sono gli obiettivi che si pone?
«Il progetto è nato tra Almed, Fondazione Ente dello Spettacolo e Istituto Toniolo, con l’idea di andare alla ricerca di spunti per quella che sarà la futura esperienza in sala da parte degli studenti e dai ragazzi della Generazione Zeta. L’elemento che differenzia Your Next Cinema è stato quello di non partire da un approccio oggettivo ma di far lavorare i ragazzi e gli studenti partendo dai loro spunti creativi. Ciascuno studente ha potuto decidere se realizzare un video, un podcast, un componimento poetico, un racconto, un acrostico. Il risultato è stato sorprendente e ampiamente soddisfacente, perché sono stati capaci di ridisegnare il cinema senza snaturarlo dei suoi tratti distintivi».
Come è stata la reazione degli studenti alla proposta e quali sono le impressioni generali che sono emerse dalle loro produzioni?
«La reazione degli studenti è stata molto buona, perché hanno messo in pratica una serie di competenze che avevano per esprimere il loro punto di vista, dal momento che stiamo parlando di studenti di comunicazione tra i 19 e i 25 anni. I principali elementi che emergono dai loro prodotti riguardano innanzitutto l’idea che il rientro al cinema segnerà un passaggio rituale a una nuova normalità. Inoltre, la nuova esperienza sarà poliedrica, caratterizzata da voglia di innovazione ma anche dal recupero della tradizione, ovverosia dal recupero del dialogo in sala e dei cineforum, di quegli incontri portatori di una dimensione e relazionale che negli ultimi anni si è persa. C’è anche tanta voglia di cinema all’aperto, e che invada gli spazi della città. Un altro elemento importante è quello dell’immersività richiesta da una generazione multitasking, abituata a fare più cose contemporaneamente, ma che rispetto alla sala chiede una situazione di stacco dal resto delle cose. I ragazzi vorrebbero sale sempre più confortevoli, ma anche uno spazio che si allontani dalla dimensione virtuale e che gli impedisca di utilizzare i device. Infine, è interessante evidenziare che i ragazzi non vedono una competizione tra l’esperienza in sala e le piattaforme streaming, ma che si tratta di due dimensioni di visione tra cui ci dovrebbero essere capacità di dialogo e joint ventures».
Quali sono gli elementi per cui anche i giovani di oggi reputano che il cinema in sala sia un’esperienza insostituibile e irripetibile?
«In primo luogo, alla base c’è l’idea del rito, dell’azione rituale e di festa. Uscire e ritrovarsi per un aspetto di socialità che non è domestico ma è molto più esteso: il cinema si nutre della condivisione, è sempre stato un amplificatore delle relazioni sociali, in grado di rafforzarle».
Qual è la sua opinione sulle piattaforme streaming? Crede che possano convivere e rivelarsi un valore aggiunto oppure crede che possano essere un ostacolo al ritorno in sala?
«Io sono propensa e positiva all’idea di una collaborazione e di un dialogo tra le differenti esperienze filmiche. Il cinema è sempre stato capace di nutrirsi e di arricchirsi per merito delle nuove tecnologie. Certo, per il ritorno in sala dovrà essere fatto uno sforzo di “ri-comunicazione”, evidenziando l’unicità della sala non come un luogo di consumo, ma come un’esperienza d’intrattenimento, d’incontro, di riflessione, di condivisione e di stacco dalla quotidianità. Soltanto raccontando così il cinema si riesce a valorizzare la sala».
Quanto tempo impiegherà il pubblico per tornare in sala? Quali sono le proposte che potrebbero da subito riavvicinare il pubblico?
«L’estate sarà un banco di prova importante, dove sarà necessario pensare a un cinema che sia una vera esperienza d’intrattenimento, in grado di trasmettere tutta quell’energia positiva che ci sarà con le riaperture. Saranno fondamentali le arene e i cinema all’aperto, così come sarà importante riuscire a proporre un mix di eventi, che includano non soltanto la visione ma anche incontri con il pubblico. Nella fase autunnale le sale dovranno cercare di proporre eventi intorno ai contenuti, ma soprattutto un contesto che li valorizzi in maniera totale. Ci sarà la possibilità di rimettersi in gioco e di giocarsi una cornice, di restaurare discussioni, masterclass, proporre abbonamenti, workshop, avere ospiti. Bisognerà avvicinarsi a una dimensione sempre più festivaliera, creando gruppi di spettatori fedeli a un determinato cinema e a quella determinata ritualità».
Perché avete deciso di chiamare il progetto Your Next Cinema?
«Perché pensiamo a un’evoluzione futura del concetto di cinema continuativa, e a un processo di sviluppo costante dell’esperienza in sala. Da adesso in poi non si arriverà a un punto fermo, ma siamo certi che ci sarà un continuo rinnovamento in relazione alla risposta e alle richieste del pubblico».