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Comunicazione generativa: istruzioni per creare comunità

27 marzo 2024

Comunicazione generativa: istruzioni per creare comunità

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Siamo di fronte a un «deficit di comunità». Questo è ciò che è emerso dallo studio realizzato dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, nato dalla sinergia tra l’Università Cattolica del Sacro Cuore e il Gruppo Credem che festeggia il primo anno di attività di ricerca. Durante l’incontro “Opinion leader generativi: l’informazione come strumento di cittadinanza attiva”, tenutosi lunedì 25 marzo, si è discusso dello stato attuale dell’infosfera e sugli interessi dell’opinione pubblica.

Informazione consapevole e orientamento nella società: la ricerca

Dopo i saluti istituzionali della direttrice dell'Alta Scuola in Media Comunicazione e spettacolo Mariagrazia Fanchi, e del vicedirettore generale di Gruppo Credem, Giuliano Cassinadri, Sara Sampietro, coordinatrice del progetto, ha messo in luce alcuni dei dati più rilevanti. Il campione in esame è di cinquemila intervistati, il cui principale tema d’interesse è il carovita, seguito dalla sostenibilità (intesa come l’impegno quotidiano di ogni cittadino) e dal cambiamento climatico. Nello specifico, la rilevanza di questi ambiti varia a seconda del genere e dell’età. Per esempio, il carovita è di primaria importanza per il 60% degli uomini. Alla violenza e alla discriminazione femminile risultano più sensibili le donne (16%) a differenza degli uomini (5%). Invece, la politica interna è più seguita dagli under 25 (quasi un terzo degli intervistati lo dichiara) rispetto alla fascia di età 25-54.


Lo studio dell’Osservatorio Opinion Leader 4 Future punta «in un’alleanza di conoscenze per capire meglio la complessità dei processi mediante i quali ci informiamo», introduce Fanchi. Sull’argomento si sono confrontati Chiara Giaccardi, professoressa di Sociologia dei Processi Culturali e Comunicativi, Nello Scavo, giornalista e inviato speciale di Avvenire, Luigi Ianesi, responsabile Corporate Governance e relazioni esterne Gruppo Credem, e Lucio Dionisi, responsabile Media Relation Gruppo Credem.

«La disgregazione e l’omologazione sono forti in tanti ambiti, inclusa la comunicazione. A causa della polarizzazione delle opinioni, il dialogo non è contributivo», è l’analisi di Giaccardi. Per Scavo, ciò si riflette anche sull’uso di alcune parole: «La terminologia di guerra applicata alla quotidianità crea i presupposti sia per la guerra, sia per accettarla. Espressioni come “massacro”, “mattatoi”, “nemico” sono svuotate di senso se scelte per affrontare le emergenze quotidiane».

I comunicatori e i giornalisti, che devono fare i conti con la crisi economica e le minacce di querele temerarie, possono contribuire ad aumentare la consapevolezza dei cittadini, aiutandoli a orientarsi nell’infosfera nella quale sono diffuse menzogne e fake news. Secondo Giaccardi, «viviamo in un mondo in cui lo scopo della comunicazione è raggiungere degli obiettivi, costi quel che costi. Ma dovrebbe ridurre le distanze e favorire il dialogo, instaurando un confronto che consente di far progredire».

Lo sottolinea anche Scavo: «Se mi interessa qualcosa solo quando mi capita c'è un terribile deficit di comunità. La pandemia di Covid-19 ci ha illuso di averla costruita. Da giornalisti, dobbiamo recuperare la responsabilità di esserci. Perché una comunicazione sia generativa è necessario mettersi in contatto con gli altri». Ciò che per Scavo è un compito, per Dionisi è pure una speranza: «L’Osservatorio s’impegna a diventare uno strumento per rendere più consapevole tutti». Ed è anche per questa ragione che è in programma, dal 12 aprile al 22 maggio, il ciclo di incontri I nuovi volti dell’Opinion Leading.

Un articolo di

Maria Gomiero e Pietro Piga

Scuola di Giornalismo

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