«Il momento cruciale in cui per molte donne la carriera subisce un cambiamento è la nascita del primo figlio: una madre su 5 nel 2025 ha abbandonato permanentemente il proprio lavoro», ha detto il professor Lucifora. «Quella è la fase in cui molte donne cominciano ad accumulare divari crescenti di anzianità di servizio e anni di contributi previdenziali che poi non riescono più a recuperare. E anche tra le lavoratrici che riprendono a lavorare dopo la maternità, le scelte di carriera sono profondamente influenzate dalle responsabilità familiari».
L’Italia ha una quota di part-time femminile (31,5%) più elevata della media europea (28%) e un gap di circa 23 punti percentuale rispetto alla quota di part time maschile (8%). Ma soprattutto, per la maggioranza delle donne, il part time è “involontario”, quindi non una scelta ma piuttosto l’impossibilità di ottenere un lavoro a tempo pieno. Come se non bastasse, dala ricerca risulta che la segregazione occupazionale di genere in Italia è tra le più alte in Europa. Circa la metà dell’occupazione femminile risulta concentrata in sole 21 professioni, mentre per gli uomini le principali professioni sono 53. Senza parlare, poi, del divario retributivo di genere (gender pay gap), che aumenta progressivamente lungo tutto il ciclo di vita fino ad impennarsi verso la fine della carriera (con un divario di oltre il 30%).
Un tunnel da cui si può uscire grazie all’istruzione che - sempre secondo l’Osservatorio - rappresenta per le donne un fattore decisivo per contrastare gli stereotipi di genere ed emergere anche nei settori professionali tradizionalmente dominati dagli uomini. «Oggi possiamo affermare che le ragazze risultano mediamente più istruite dei ragazzi: registrano un tasso di abbandono scolastico inferiore e, anche nel ciclo terziario - quello universitario - conseguono la laurea in numero maggiore rispetto ai coetanei maschi. Questa è una vera e propria storia di successo, che dimostra come, nel tempo e grazie a un cambiamento di mentalità e di atteggiamento culturali, le donne possano raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, e in molti casi persino superarli», ha concluso il professor Lucifora.