NEWS | Milano

ELLE Active, il forum delle donne che costruisce il futuro

12 novembre 2025

ELLE Active, il forum delle donne che costruisce il futuro

Condividi su:

Oltre 300 relatori e speaker provenienti dal mondo della politica, scienza, spettacolo, musica, sport ed economia; circa 80 talk e masterclass; più di 600 sessioni di mentoring “a tu per tu”. Sono questi i numeri della decima edizione di Elle Active! che sabato 8 e domenica 9 novembre per il quinto anno consecutivo ha animato chiostri, aule e ambulacri dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’evento, che ha avuto come filo conduttore la parola NEXT, ha offerto l’occasione per approfondire da prospettive diverse e complementari temi incentrati sulle pari opportunità.

Un invito a guardare con fiducia il futuro e a promuovere l’empowerment femminile. Come ha ribadito bene Raffaella Iafrate, Delegata del Rettore alle Pari Opportunità dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presente al forum delle donne attive insieme ai professori dell’Ateneo Chiara Continisio e Claudio Lucifora. «È questa un’iniziativa preziosa per raccontare alla città l’attenzione che, come Ateneo, da tempo riserviamo al talento femminile e più in generale alla valorizzazione della persona in tutte le sue competenze e potenzialità», ha detto la professoressa Iafrate. «Trovo particolarmente significativo il focus dell’edizione 2025, NEXT, che introduce il tema del futuro e della temporalità, permettendo di osservare l’intreccio tra i percorsi di vita delle donne e quelli professionali. Un approccio che consente di individuare i momenti in cui questi cammini tendono a divergere, spesso proprio in corrispondenza di passaggi cruciali per lo sviluppo della vita famigliare».

Un articolo di

Redazione

Redazione

Condividi su:


Snodi che si riflettono nel tasso di occupazione femminile. La conferma arriva dalla nuova ricerca promossa dall’Osservatorio Elle Active!, condotta dal gruppo Hearst e dal Centro di ricerca sul lavoro Carlo Dell’Arigna dell’Università Cattolica (CRILDA) coordinato dal professor Claudio Lucifora. L’indagine dal titolo “Il lavoro delle donne: dalla scuola alla pensione” non si limita al solo dato sull’occupazione, ma fotografa con chiarezza quanto l’intera vita lavorativa delle donne sia costretta a procedere in modo molto più discontinuo e frammentato rispetto a quella degli uomini.  

È evidente quanto le carriere degli uomini e delle donne possano differire. Mentre all’inizio della carriera, tra i 20 e i 30 anni, le differenze sono minime, a 35 anni, un uomo è occupato nel 95% dei casi, mentre una donna ha solo il 50% di probabilità di essere occupata, del 40% di essere inattiva e del 10% di essere disoccupata. A 65 anni la situazione non migliora per le donne che accedono alla pensione in poco più della metà dei casi, mentre l’altra metà risulta inattiva.

Le cause sono note, ma ancora irrisolte. Il peso del lavoro domestico e di cura continua a gravare soprattutto sulle donne, che vi dedicano in media 4 ore e 37 minuti al giorno contro 1 ora e 48 minuti degli uomini (Istat). Nell’arco di una vita, questo significa che le donne accumulano oltre 40.000 ore di lavoro non retribuito, l’equivalente di vent’anni di impiego a tempo pieno. 


«Il momento cruciale in cui per molte donne la carriera subisce un cambiamento è la nascita del primo figlio: una madre su 5 nel 2025 ha abbandonato permanentemente il proprio lavoro», ha detto il professor Lucifora. «Quella è la fase in cui molte donne cominciano ad accumulare divari crescenti di anzianità di servizio e anni di contributi previdenziali che poi non riescono più a recuperare. E anche tra le lavoratrici che riprendono a lavorare dopo la maternità, le scelte di carriera sono profondamente influenzate dalle responsabilità familiari».

L’Italia ha una quota di part-time femminile (31,5%) più elevata della media europea (28%) e un gap di circa 23 punti percentuale rispetto alla quota di part time maschile (8%). Ma soprattutto, per la maggioranza delle donne, il part time è “involontario”, quindi non una scelta ma piuttosto l’impossibilità di ottenere un lavoro a tempo pieno. Come se non bastasse, dala ricerca risulta che la segregazione occupazionale di genere in Italia è tra le più alte in Europa. Circa la metà dell’occupazione femminile risulta concentrata in sole 21 professioni, mentre per gli uomini le principali professioni sono 53. Senza parlare, poi, del divario retributivo di genere (gender pay gap), che aumenta progressivamente lungo tutto il ciclo di vita fino ad impennarsi verso la fine della carriera (con un divario di oltre il 30%).

Un tunnel da cui si può uscire grazie all’istruzione che - sempre secondo l’Osservatorio - rappresenta per le donne un fattore decisivo per contrastare gli stereotipi di genere ed emergere anche nei settori professionali tradizionalmente dominati dagli uomini. «Oggi possiamo affermare che le ragazze risultano mediamente più istruite dei ragazzi: registrano un tasso di abbandono scolastico inferiore e, anche nel ciclo terziario - quello universitario - conseguono la laurea in numero maggiore rispetto ai coetanei maschi. Questa è una vera e propria storia di successo, che dimostra come, nel tempo e grazie a un cambiamento di mentalità e di atteggiamento culturali, le donne possano raggiungere gli stessi traguardi degli uomini, e in molti casi persino superarli», ha concluso il professor Lucifora

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti