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Il futuro dei blog? Uno spazio di narrazione, lavoro e informazione

02 maggio 2024

Il futuro dei blog? Uno spazio di narrazione, lavoro e informazione

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Nata per celebrare i protagonisti della rivoluzione della comunicazione, la Giornata mondiale dei blogger è ormai celebrata da quattordici anni, il World Bloggers’ Day nasce, infatti, a Cepu nelle Filippine nel 2010.
Risalgono al 1997 i primi tentativi - tutti americani - di ritagliarsi uno spazio personale sul web dove poter parlare liberamente delle proprie passioni o concedersi riflessioni su ciò che li circonda. L’entusiasmo di inizio 2000 che riteneva i blog rivoluzionari dal punto di vista comunicativo negli anni si è un po’ placato - anche a causa dell’avvento dei social network -, ma è innegabile che questi personali siti online abbiano portato un contributo fondamentale nel rinnovare le modalità comunicative sul web e nel difendere la libertà d’espressione. Una Giornata, quindi, che intende celebrare il dono della libertà di espressione, che grazie alla rete è stato possibile diffondere, nonché tutti quei blogger nel mondo che hanno sacrificato la propria vita per difendere questo diritto, denunciando violenze e soprusi spesso taciuti dai media tradizionali.

Elisabetta Locatelli, docente di Digital media dell’Università Cattolica, chiediamo se si può dire che l’avvento dei blog abbia comportato una rivoluzione sociale e comunicativa?

I primi blog sono stati creati alla fine degli anni Novanta negli Stati Uniti d'America e si sono poi diffusi rapidamente in tutto il mondo. Il loro successo sta nell'essere stati adeguati al contesto socio-culturale di quegli anni in cui si stava diffondendo l'idea del cosiddetto Web 2.0, un web in cui gli utenti non fossero più solo fruitori passivi ma anche produttori attivi di contenuti. Possiamo, quindi, dire che i blog abbiano comportato una rivoluzione comunicativa, rendendo possibile la creazione e diffusione di contenuti amatoriali in modo facile e immediato anche da parte di persone senza competenze specifiche. I blog in particolare hanno contributo a diffondere l'utilizzo di software web-based (ovvero utilizzabili solo con un browser e una connessione internet, senza dover installare ulteriori programmi), la logica freemium (uso gratuito per una serie di funzioni base e poi a pagamento per funzioni più avanzate e/o professionali), la convenzione che l'organizzazione dei contenuti rispondesse a un rigoroso criterio cronologico inverso (ovvero i contenuti pubblicati per ultimi vengono inseriti per primi) che è stata adottata anche dai primi social network per essere poi sostituita dalla selezione algoritmica dei contenuti. 

E per quanto riguarda l’aspetto sociale quali sono stati i cambiamenti?

Sicuramente i principali cambiamenti che si possono sottolineare sono il fatto che i blog siano stati, e siano ancora, strumenti utilizzati da movimenti sociali, politici e di attivismo nati dal basso, dando loro visibilità e possibilità di aggregazione. Ultimo, ma non per importanza, i blog sono spazi di narrazione identitaria e strumenti di costruzione di una propria professionalità per persone con competenze in specifici settori, gli esempi più famosi sono certamente i fashion blogger, i foodblogger e le mamme blogger. 

Con l’aumento dei blog - e la possibilità quindi di avere uno spazio libero e personale di espressione – è aumentato però anche il problema delle fake news…

Soprattutto nei primi anni della loro diffusione, l'enfasi sulla possibilità di creare dei contenuti da parte degli utenti (i cosiddetti user-generated-contents) ha dato la possibilità di esprimersi a molte persone ma sicuramente ha creato anche numerosi problemi di attendibilità e verifica delle informazioni, accuratezza, trasparenza nei confronti delle eventuali relazioni commerciali, solo per citare alcuni temi. Fra le notizie diffuse ci sono notizie genuine ma anche, purtroppo, fake news. Ci sono diversi livelli da considerare. Il primo sono le competenze degli utenti, la cosiddetta digital literacy, lato blogger per poter avere le capacità di scrivere contenuti accurati e lato lettore per poter valutare e distinguere la qualità e attendibilità delle fonti; il secondo è lo statuto dei blog, ovvero a quale regolamentazione devono sottostare, se per esempio essere equiparate a testate giornalistiche - con i conseguenti obblighi - oppure ad altri prodotti editoriali come i siti web; il terzo è il ruolo delle piattaforme e delle istituzioni nell'istituire meccanismi virtuosi per la gestione delle fake news; il quarto è comprendere i motivi per cui si creano flussi importanti di fake news che circolano e a quali logiche rispondono. Si tratta di un tema molto delicato e di non facile risoluzione, che però, come abbiamo visto negli scorsi anni, può avere importanti ricadute sociali, culturali e politiche. 

Molti blogger si sono trasferiti sui social… e ora è il tempo degli influencer, come vede il futuro dei blog?

Presidiare le nuove tecnologie ed essere innovatori è una delle caratteristiche dei blogger. Spesso coloro che avevano maggiore pubblico si sono spostati sui social media per poter mantenere e alimentare la propria community e alcuni fra loro sono diventati influencer, ovvero figure professionali che si mantengono con il loro lavoro di creazione di contenuti e che stringono rapporti commerciali con aziende. 
Credo che i blog avranno comunque un futuro, di nicchia - come è stato negli ultimi anni - in qualità di spazi personali di narrazione e racconto di sé o in quanto spazi professionali dove posizionarsi nei confronti dei propri pubblici di riferimento. Rimarranno poi molto probabilmente anche i blog aziendali che, sebbene in modo limitato, rappresentano interessanti sperimentazioni della narrazione di marca e di prodotto accanto ai siti istituzionali e ai siti di e-commerce. 

 


Foto di Gerd Altmann da Pixabay
 

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

Graziana Gabbianelli

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