Sotto la statua del Cristo Re, a Milano, ci si riconosce a prima vista: «Anche voi alla Perugia-Assisi?». Si capisce presto però che il pullman non partirà da largo Gemelli. Poco male: ci contiamo, siamo tutti, possiamo incamminarci verso via Cavour, lasciandoci alle spalle l’ingresso dell’Università.
A bordo, un’occhiata alle ultime notizie. Oggi è il giorno del grande ritorno a Gaza City. L’esercito israeliano ha cominciato la ritirata e migliaia di gazawi, dalla mattina, marciano tra le macerie della Striscia per capire che cosa ne è stato delle loro case. In serata, a Tel Aviv, i due mediatori americani, Witkoff e Kushner, incassano il ringraziamento dei parenti per la liberazione degli ostaggi che Hamas si è impegnata a rilasciare. Non è ancora la pace, gli ostacoli saranno moltissimi, ma la tregua è «un nuovo inizio per riscrivere una pagina completamente diversa», auspica da Gerusalemme il patriarca dei latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa.
Intanto Kiev è di nuovo al buio dopo l’ennesimo attacco di Mosca. A Zaporizhzhia un bambino di sette anni è morto tra i calcinacci della sua abitazione colpita da un drone.
L’autobus fa tappa a Piacenza per raccogliere gli altri partecipanti. Ci si sistema sui sedili, nel tentativo di trovare una posizione comoda: sarà una lunga notte. Ma è davvero meno di niente, a confonto con quella che trascorreranno migliaia di sfollati in Terra Santa, o con quella dei parenti dei cittadini israeliani tenuti prigionieri, chissà dove, dagli islamisti responsabili dell’attacco terroristico del 7 ottobre di due anni fa. E non è nulla nemneno rispetto alle notti delle famiglie ucraine, sempre in allerta nell’oscurità, con il cuore che sobbalza a ogni esplosione.
Sotto Porta San Pietro, a Perugia, la mattina siamo già moltissimi, pronti per la marcia fino ad Assisi. Lo striscione con la scritta “Fraternità” apre il corteo. Ci separano già diverse centinaia di metri e alcune migliaia di teste. Quindi non lo vediamo, lo leggiamo sui social che seguono in diretta. Sul palco le autorità civili danno il via alla manifestazione.
«Marciamo oggi nella storia per ricordare a tutti i leader del mondo che la pace è possibile», dichiara Maher Nicola Canawati, sindaco di Betlemme, città gemellata con Assisi. «Perugia non è mai stata così bella», dice la sindaca Vittoria Ferdinandi.
Ora ci si muove: la fiumana di gente defluisce verso la piana.
Anna Maria Fellegara, prorettore vicario dell’Università Cattolica, guida la delegazione dell’Ateneo e spiega le ragioni della partecipazione della comunità universitaria: «La Cattolica vuol essere nel mondo, senza essere del mondo. Questo vuol dire portare i nostri valori: quelli del dialogo, del confronto e dell’incontro fuori dall’Ateneo, per incrociare le istanze insopprimibili dell’uguaglianza, della giustizia e della libertà».