«Insistere, persistere, mai desistere, avendo sempre davanti un obiettivo chiaro. E poi, sognare. È necessario - ha ribadito Rocca - nello sport, come nella vita, rialzarsi subito dopo le cadute, analizzare i propri errori, trarne lezione e ripartire, evitando di ripeterli. Bisogna - ha detto - adattarsi ai cambiamenti tecnologici, alle situazioni; io l’ho saputo fare avvalendomi per primo, di un mental coach come Beppe Vercelli, con Claudio Ravetto per la parte sci e Roberto Manzoni per la parte fisica. Fino a fine carriera sono rimasto con loro per poter ottenere il meglio e soprattutto per conseguire una continuità sia per obiettivi, che per strategia. Che poi è il ruolo che un mentor ha per gli studenti che si affacciano al mondo del lavoro».
Le testimonianze di alcuni Mentor (molti hanno studiato in Cattolica) e Mentee e la presentazione degli esiti del focus group da parte della professoressa Roberta Virtuani hanno concretizzato il valore dell’esperienza, rendendo tangibile il tipo di relazione di supporto (reciproco) che si viene a creare: «Oltre 500 studenti e 150 Mentor in 8 anni (solo questa'anno si sono abbinati tra Piacenza e Cremona 110 Mentee + 110 Mentor), in un incrocio virtuoso di non facile quadratura sulla carta, ma riuscito a pieno nella realtà. I numeri di MyMentor sono consolidati e consentono di capirne valori e portata» ha detto Ghittoni, laureato della Cattolica e Mentor. «Studiare in Cattolica mi ha insegnato che deve essere formata la persona prima ancora dello studente: credo sia questo il quid in più che mi ha dato la “mia” università e che oggi consente a me e ai miei “colleghi” di creare una relazione immediata con il mentee».
L'iniziativa, così come l'intero progetto MyMentor, si avvalgono del prezioso supporto di Alumni Cattolica e di Associazione Necchi.