Web reportage | Emergenza siccità

L'estate senza pioggia

14 luglio 2022

L'estate senza pioggia

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Fiumi in secca, campi allo stremo, agricoltura sempre più in difficoltà. La siccità che sta colpendo l'Italia in questa prima parte del 2022 sta mettendo a dura prova le imprese agricole italiane. Le piogge si sono dimezzate con un impatto devastante sulle produzioni nazionali favorito dal caldo record. I numeri forniti dalla Coldiretti fotografano in modo inequivocabile la gravità della situazione: nel primo semestre nel nostro Paese è stata registrata una temperatura di 0,76 gradi superiore rispetto alla media. Nelle nove Regioni che hanno dichiarato lo stato di emergenza (Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Umbria, Liguria e Toscana) 332mila imprese agricole rischiano di chiudere i battenti mentre i danni hanno già superato i 3 miliardi di euro.

«Il compito che ci aspetta nei prossimi anni - spiega Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell'Università Cattolica - è quello di elaborare misure di sostenibilità, per tutelare l’acqua nella sua totalità tramite una programmazione condivisa delle misure di prevenzione e salvaguardia, visti i tempi necessari per la formazione e il ricambio naturale delle acque. Infatti, l’acqua è una risorsa rinnovabile, ma limitata e non omogeneamente distribuita, inoltre solo il 2,5% dell’acqua complessivamente presente sul pianeta è acqua dolce e utile per la vita».

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Redazione

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«Il cambiamento climatico in atto - prosegue Trevisan - crea infine alcune situazioni, che se non verranno adeguatamente contraste, potranno creare pesanti ripercussioni sulla nostra vita e sulle attività agricole in particolare. L’aumento delle temperature, il cambiamento nella distribuzione delle piogge accompagnati alla cementificazione e al mancato ripristino della sostanza organica dei suoli stanno lentamente portando alla desertificazione di ampie aree, un tempo fertili e coltivate. Questo non è ancora appieno compreso ma deve essere uno degli obiettivi dei prossimi anni della ricerca nel settore agrario».

Insieme ai docenti della Facoltà abbiamo provato ad approfondire l'impatto della siccità nei vari ambiti scientifici e come si sta muovendo la ricerca per raccogliere le sfide che l'insufficienza idrica impone di affrontare.

I biostimolanti

L'agricoltura già nell'ultimo decennio è stata chiamata a una sfida molto importante: produrre di più per soddisfare la crescente richiesta mondiale e in modo sostenibile. Una sfida che era già di per sé molto ambiziosa si è complicata dalle limitazioni causate dal cambiamento climatico. «Per vincerla – ricorda Luigi Lucini, docente di Chimica agraria - occorre cercare soluzioni nuove, cambiare l'approccio per produrre senza impattare sulla produttività stessa. Un ambito di ricerca su cui l'Università Cattolica sta lavorando negli ultimi anni è quello relativo ai biostimolanti: molecole o microrganismi, non sono né fertilizzanti né pesticidi quindi parliamo di prodotti naturali, che vengono utilizzati in agricoltura».

«Nei nostri laboratori – spiega Edoardo Puglisi, docente di Microbiologia agraria -abbiamo imparato a isolare microrganismi dalla rizosfera e poi abbiamo diverse tecniche che ci aiutano a selezionare i migliori microorganismi con caratteristiche, ad esempio, di resistenza allo stress idrico e di reperimento di nutrienti».

«Quando si utilizzano biostimolanti, corroboranti o strumenti simili – conclude Tommaso Frioni, ricercatore in Scienze delle produzioni vegetali sostenibili - ci sono tre fattori che sono fondamentali per la riuscita dell'intervento: l'efficacia, la convenienza e la gestione del campo con un approccio di insieme. Quando parliamo di consumi idrici, di siccità, la gestione del suolo ha infatti un'importanza fondamentale così come la gestione della chioma. Per questo motivo dobbiamo usare queste strategie sulla base del loro meccanismo di azione nel complesso».

Gocce & Droni

Un ruolo sempre più rilevante, in tal senso, lo avranno le nuove tecnologie. «Oggi, con l’agricoltura di precisione, attraverso sensori, droni, modelli di calcolo, possiamo leggere i diversi tipi di suolo, caricarli su delle mappe predittive e con l’impiego di macchine avanzate come ranger e pivot possiamo fornire l’apporto idrico esatto per ogni zona del terreno» spiega Stefano Amaducci, docente di Cereal grains, processing and technology.

«L’agricoltura del futuro sarà sempre più legata alla disponibilità di fattori produttivi connessi e intelligenti che, con il supporto di piattaforme informatiche e big data, ci permetterà di avere una quantità di dati tali che le nostre decisioni che le scelte fondamentali saranno prese dalle macchine e non più dall’agricoltore».
 

Ascolta "Gocce e droni per battere la siccità" su Spreaker.


«L’agricoltura viene tacciata di essere uno dei settori che spreca più di tutti – ricorda Vincenzo Tabaglio, docente di Agricoltura di precisione - perché il 60% o il 70% dell’acqua è prelevata a scopo agricolo. Quando diciamo che l’irrigazione per scorrimento ha una bassa efficienza nell’uso dell’acqua vuol dire che la commisuriamo al sistema agrario in sé. Poniamo che l’efficienza di questo sistema sia del 40%. Questo significa che meno della metà del volume di acqua viene utilizzato per la coltura. Ma il restante 60% non viene perso ma restituito al territorio: può essere riutilizzata dagli appezzamenti a valle oppure rifornire le falde, oppure tornare nei fiumi».

«Poi ci sono metodi più efficienti. Uno dei più conservativi lo usiamo anche nella azienda agricola sperimentale della Facoltà. Sono i sistemi di subirrigazione ad ala interrata in modo permanente: con questo sistema l’efficienza può arrivare fino al 95% ma non restituisce nulla al territorio».

Le tecnologie genetiche

«L’approccio genetico – spiega Adriano Marocco, docente di Genetica agraria - può contribuire a migliorare la resistenza alla siccità se affiancato a tecniche agronomiche conservative e all’irrigazione. Oggi l’obiettivo è di utilizzare l’editing del genoma, che consente di modificare geni già presenti nei genomi per regolarne l’efficacia».

Stress idrico, tecnologie genetiche per contrastarlo

«Come genetisti dobbiamo sfruttare tutte le informazioni a disposizione per produrre piante che abbiano una maggiore efficienza nell’uso dell’acqua, che siano più tolleranti al secco, e che siano capaci di produrre in condizioni in cui l’acqua è meno abbondante. In sintesi: produrre di più con minori risorse disponibili. Questa è la sfida del futuro».

L'impatto agronomico: vigneti e olivi

Per Stefano Poni, docente di viticoltura, «gli stress idrici ricorrenti rappresentano un esempio molto tipico di quello che significa cambiamento climatico. Una problematica che rischia di avere un impatto negativo sulla produzione e sulla qualità dei prodotti e quindi può inficiare un concetto molto forte come quello del Made in Italy sul quale il nostro Paese punta in chiave merceologica in modo molto netta. Come Università Cattolica stiamo lavorando alacremente per cercare di trovare soluzioni che siano utili ad aumentare quella che è la resilienza idrica dei nostri impianti. Questo può avvenire attraverso soluzioni agronomiche e, soprattutto, rivedendo tutto ciò che ruota intorno alla gestione del suolo».

«La riduzione della disponibilità idrica – spiega Caterina Capri, dottoranda in Scienze delle produzioni vegetali sostenibili - in vigneto si può tradurre in vari modi, tra cui, ad esempio, l'aumento della competizione idrica tra inerbimento e vite con effetti sulle produzioni sia in termini quantitativi che qualitativi. Per questo motivo stiamo portando avanti una serie di sperimentazioni con l'obiettivo di determinare i consumi idrici delle diverse componenti del sistema vigneto: vite, suolo e inerbimento».

L’olivo rappresenta per estensione la coltura arborea più importante in Italia, coprendo circa 1 milione e 150mila ettari. «Se all’inizio degli anni Duemila la produzione di olio era costantemente superiore al mezzo milione di tonnellate – ricorda Sergio Tombesi, docente di arboricoltura generale e coltivazione arboree - negli ultimi anni abbiamo subito un drastico calo con produzioni generalmente più che dimezzate. Le cause sono molteplici ma sono aggravate dai cambiamenti climatici che causano un incremento di eventi estremi che favoriscono attacchi parassitari, quindi stress biotici, e un incremento degli stress abiotici come gelate primaverili e siccità primaverili estive con ripercussioni sulla qualità e la quantità degli oli prodotti. La risposta a queste sfide sta nella formazione e nella ricerca, ambiti in cui è attivo il nostro Ateneo: è infatti necessario formare i tecnici che devono comprendere le cause dei fenomeni e agire svincolandosi spesso dalla consuetudine».

Allevamenti, come evitare gli sprechi

L'acqua è fondamentale per gli allevamenti zootecnici e in particolar modo per le lattifere in quanto gli animali hanno un fabbisogno specifico in questo tipo di nutriente. «Parte di quest'acqua – dice Antonio Gallo, docente di Nutrizione e alimentazione animale - può essere assunta con gli alimenti un'altra parte deve essere assunta per abbeverata. L'acqua negli allevamenti viene poi utilizzata per pulire le superfici nei quali gli animali vivono oppure per ridurre le temperature degli animali o per regolamentare la loro temperatura corporea soprattutto in periodi molto caldi con un alto tasso di umidità. Per questo motivo negli allevamenti sono attivi una serie di sistemi atti a ridurre il consumo di acqua come le fotocellule che rilevano la presenza dell'animale per evitare inutili sprechi e i meccanismi di riciclo delle acque sporche».

«La ricerca sta indagando su quali siano le basi genetiche per l'adattamento ai climi caldi, aridi e alle elevate temperature negli animali di interesse zootecnico – aggiunge Licia Colli, ricercatrice in Miglioramento genetico animale - per identificare le caratteristiche vantaggiose che favoriscono la sopravvivenza degli animali in questi particolari contesti climatici. Il passaggio successivo è quello di far gradualmente acquisire questi caratteri vantaggiosi alle razze che ne sono prive attraverso i piani di accoppiamento o l'utilizzo delle nuove tecnologie. Questo permetterà di rendere gli animali più capaci di resistere agli eventi estremi come quello che stiamo vivendo in questo periodo, sfruttando caratteristiche naturalmente presenti nel loro genoma, con il vantaggio di mantenere la produttività, riducendo i costi della gestione degli animali e aumentando allo stesso tempo il loro benessere».

Il valore economico dell'acqua

«La situazione è molto critica perché è tutto il bacino del nord Italia ad essere interessato dalla siccità. Il Po ha una portata del 20% rispetto a quello abituale». Con queste parole Paolo Sckokai, docente di Economia agro-alimentare, spiega le difficoltà di affrontare la crisi idrica e prospetta i possibili interventi futuri.
 

Ascolta "Il valore economico dell’acqua" su Spreaker.


A proposito dell’uso irriguo il professore spiega che «occorre gestire bene sia la quantità sia il prezzo dell’acqua, entrambi regolamentati e non lasciati al mercato libero. Gestire la quantità vuol dire gestire bene gli stoccaggi dell’acqua, che va accumulata quando arriva. Non esistono solo i grandi invasi ma anche sistemi di accumulo meno impattanti. Inoltre, occorre usare bene le reti di distribuzione e oggi esistono tecniche che riducono al minimo la dispersione».

«Il tema del prezzo - conclude - è importante specialmente dove l’acqua è abbondante perché dove è scarsa viene utilizzata tutta dalle aziende agricole, invece nei territori in cui abbonda, l’agricoltore non è incentivato a farne un giusto uso se deve pagarla per unità di superficie dove viene distribuita, mentre è indotto a risparmiare acqua usando un sistema più efficiente di irrigazione se paga a volume effettivamente utilizzato».

Questo mondo ha un grave debito sociale verso i poveri che non hanno accesso all’acqua potabile, perché ciò significa negare ad essi il diritto alla vita radicato nella loro inalienabile dignità. Questo debito si salda in parte con maggiori contributi economici per fornire acqua pulita e servizi di depurazione tra le popolazioni più povere. Però si riscontra uno spreco di acqua non solo nei Paesi sviluppati, ma anche in quelli in via di sviluppo
Papa Francesco (Laudato si')

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