Una figura, quella di Einaudi, che ha segnato l’Italia sotto numerosi profili che, a distanza di decenni, colpiscono per l’attualità. Lo ha detto bene nel suo intervento il preside della Facoltà di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative Giovanni Petrella. «Einaudi fu un uomo dotato di una eccezionale vivacità e poliedricità: economista, docente, divulgatore, banchiere, uomo delle istituzioni. Fu un intellettuale concreto che portava all’attenzione pubblica temi rilevanti, spiegandone la natura e le conseguenze attraverso la lezione dei fatti. Colpisce, infatti, la sua capacità di cogliere la parte essenziale dei problemi». Senza dimenticare altri suoi fondamentali insegnamenti. Per esempio, ha ricordato il professor Petrella, «da governatore introdusse la tradizione della Considerazioni finali, capitolo conclusivo della relazione annuale della Banca d’Italia che, estendendosi all’opinione pubblica, rappresenta un’opera di tipo educativo rispetto ai temi economici». Come pure vanno tenuti presenti sia il modo in cui portò avanti l’attività legata alla Banca d’Italia, sempre condotta sulla base del “principio conoscere per deliberare”, sia i suoi interventi sul piano dell’economia pubblica che richiamavano all’equilibrio delle finanze pubbliche. «Da ministro del bilancio fece approvare una legge che evitava il ricorso alla creazione di moneta per finanziare le spese dello Stato e a distanza di sessant’anni il principio del pareggio di bilancio, collegato alla normativa europea, è stato introdotto anche nella nostra Costituzione con la riforma del 2012».
Da questo punto di vista la modernità del pensiero di Einaudi è nei fatti. A ribadirlo è stato Giuseppe Vegas, presidente Comitato Nazionale per i 150 anni dalla nascita di Luigi Einaudi e docente, insieme a Locatelli, di Storia della banca nella Facoltà di Economia. «La sua opera e suoi scritti sono ancora attualissimi». Basta dare un’occhiata ai temi che dominano l’agenda dei politici: debito pubblico, disavanzo, difficoltà di sviluppare il Prodotto Interno Lordo. Tuttavia, «il suo pensiero e la sua opera sono poco conosciuti, soprattutto dai giovani. Di qui la spinta a organizzare eventi e iniziative per il centocinquantesimo dalla nascita dell’economista, tra cui un concorso rivolto agli studenti delle scuole superiori». Fondamentale poi, ha proseguito Vegas, il ruolo da lui svolto alla fine della guerra, assieme con De Gasperi, nella difesa dei valori democratici, spesso oggi dati troppo per scontati. Non a caso la preside della Facoltà di Economia Antonella Occhino, oltre a soffermarsi sulla capacità dell’economista di cambiare opinione, quando le circostanze lo richiedevano, ha messo in evidenza il suo importante contributo alla Costituzione, intesa come insieme di regole per la convivenza civile e il funzionamento delle istituzioni democratiche ma anche come costituzione orientativa, che impegna gli organi dello Stato a realizzare nel tempo uno sviluppo equo basato sulla giustizia sociale.