È quasi impossibile tenere le tracce di tutti gli studenti dell’Università Cattolica che, finita la sessione di esami, hanno lasciato i libri per partecipare ai Giochi olimpici. O dei docenti che hanno avuto un passato olimpico. Ennio Preatoni, Angelo Sguazzero, Antonio Fusi, Cesare Beltrami, Laura Vernizzi, Liliana Mabel Bocchi, Gabriele Nane Vianello, Ivan Bisson, Carlos D’Aquila, Diego Cattani, Stefania Calegari, Pasquale Camerlengo, Renato Dionisi, Tiziano Gemelli, Silvano Simeon, Stefano Malinverni, Pietro Farina, Barbara Fusar Poli e, più recentemente, le ginnaste Marta Pagnini, Elisabetta Preziosa, Camilla Patriarca e la pallavolista Cristina Chirichella sono solo alcuni dei tantissimi atleti azzurri che hanno studiato in Cattolica. C’è poi chi ha scelto di frequentare il nostro Ateneo dopo aver conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi, come Igor Cassina. Ma ciò che spesso accomuna le storie olimpiche è che sono intrise di rivincite. Come quella di Andrea Dallavalle, che ha fatto un vero e proprio un salto triplo per essere a Parigi: il recupero dall’infortunio, la rincorsa alla “sua” Olimpiade, sempre accompagnato da quei cinque cerchi che ha tatuato sulla schiena, dopo i Giochi olimpici di Tokyo 2020. «Era il grande obiettivo del mio 2024» dice. «Adesso voglio arrivare in finale, poi vediamo». Il triplista piacentino si è laureato in Banking and Consulting dopo aver conseguito la triennale in Economia aziendale – profilo Marketing management sempre nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica. Vicecampione europeo a Monaco 2022, campione europeo U23 e recordman italiano under 20 e under 23, Andrea è stato tra i primi nove gli ultimi Giochi olimpici. «A Parigi mi aspetto di migliorare ciò che ho fatto a Tokyo. Le Olimpiadi sono il sogno più grande di ogni sportivo».
Andrea, un salto triplo verso Parigi
In quella prestigiosa vetrina di “altri sport” che è l’Olimpiade, tanto attesa da chi ama leggere la Gazzetta dello Sport partendo dal fondo, per poi risalire il corso del quotidiano al contrario, fino al calcio, il sogno di Dallavalle è quasi scontato. Perché lui ha lo sport nel sangue, è «figlio dell’atletica». Lo racconta pensando a papà Fabrizio, ex velocista, e a mamma Maria Cristina, che fu primatista ai campionati italiani nel salto in lungo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Ma il vero colpevole è suo fratello, Lorenzo. «È tutta colpa sua se ho iniziato a fare salto triplo» spiega Dallavalle. «L’ho sempre visto come un punto di riferimento. Probabilmente è grazie a lui se sono riuscito ad arrivare a questi risultati». Il segreto sta tutto nell’amore per ciò che fa. «Il gesto atletico del salto triplo è uno dei più belli in assoluto» racconta, spiegando l’arte che fu di Giuseppe Gentile, bronzo a Città del Messico ‘68, proprio come Fabrizio Donato a Londra 2012. «Quando ti viene bene, quando rimbalzi, arrivi con tanta velocità all’asse di battuta e una volta che hai staccato ti senti davvero volare. È una sensazione di libertà, di gioia totale».