Ai piedi del monumentale ingresso della sede piacentina, i dodici gradini che ne scandiscono l’accesso diventano nove balzi. L’ultimo gli serve a inghiottire tre scaglioni, e fa scattare di colpo la porta di cristallo con il logo dell’Università Cattolica, che si apre automaticamente. Andrea Dallavalle sorride, probabilmente perché sente di stare bene. Finalmente bene, dopo qualche mese dall’infortunio alla caviglia destra che lo ha costretto a fermarsi. O forse sorride perché tra le mura della Cattolica si sente semplicemente a casa.
La polo blu con le maniche corte e il colletto rigati di giallo, i pantaloni beige, le scarpe sportive come l’orologio. Dallavalle ha lo sport nel sangue, è «figlio dell’atletica». Lo dice pensando a papà Fabrizio, ex velocista, e a mamma Maria Cristina, che fu primatista ai campionati italiani nel salto in lungo tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta. Ma il vero colpevole è suo fratello, Lorenzo. «È tutta colpa sua se ho iniziato a fare salto triplo» spiega Andrea. «L’ho sempre visto come un punto di riferimento. Probabilmente è grazie a lui se sono riuscito ad arrivare a questi risultati».
Vicecampione europeo a Monaco 2022, campione europeo U23 e recordman italiano under 20 e under 23. Nei primi nove alle Olimpiadi di Tokyo. Il palmares di Dallavalle è una bacheca che si sta riempiendo velocemente. Il suo segreto è semplice, sta tutto nell’amore per ciò che fa. «Il gesto atletico del salto triplo è uno dei più belli in assoluto» racconta, spiegando l’arte che fu di Giuseppe Gentile, bronzo a Città del Messico ‘68, proprio come Fabrizio Donato a Londra 2012. «Quando ti viene bene, quando rimbalzi, arrivi con tanta velocità all’asse di battuta e una volta che hai staccato ti senti davvero volare. È una sensazione di libertà, di gioia totale già mentre salti. Perché quando stai saltando senti che sta andando bene, che il balzo è quello giusto. E questo ti dà una botta di adrenalina incredibile mentre sei in volo».
Sulla pista dell’Olympiastadion di Monaco di Baviera il salto giusto arriva al quinto tentativo. E anche questa volta, mentre vola, Andrea capisce tutto. Atterra a 17,04 metri, una misura che gli vale l’argento europeo tra i grandi, a soli 22 anni, bissando quel successo che aveva già ottenuto nelle categorie giovanili. Eppure, il meglio deve ancora venire. «Il 2024 sarà un anno davvero importante» spiega Andrea. «Alle Olimpiadi di Parigi mi aspetto di migliorare ciò che ho fatto a Tokyo, l’Olimpiade è il sogno più grande di ogni sportivo. Prima però ci saranno gli Europei in casa, a Roma: un appuntamento che aspettavamo da tanto».
Quasi come la laurea, quella magistrale in Banking and Consulting dopo aver conseguito la triennale in Economia aziendale – profilo Marketing management sempre nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica. «Concentrarsi al cento per cento sullo sport non è sempre la cosa ottimale» confessa Dallavalle. «Ci vuole qualcosa che possa farti uscire da un mondo e farti entrare nell’altro. Pensare al futuro. All’inizio ero un po’ indeciso su cosa scegliere, il dubbio era tra Economia e Scienze agrarie, ma la certezza era la volontà di studiare in Cattolica. Ero destinato a venire qui».