Lo sport paralimpico, spiega la sciatrice trentina, è un mondo che vive un interesse molto limitato sia da parte dei media sia degli sponsor. E questo combinato disposto ne inficia inevitabilmente la crescita. All’incontro, moderato da Luisella Seveso, hanno partecipato anche Gaela Bernini, segretaria generale di Fondazione Bracco, Monia Azzalini, responsabile del settore media e genere dell’Osservatorio di Pavia, Sergio Giuntini, presidente della Società italiana di Storia dello sport e la giornalista Mimma Caligaris. «Ragioniamo sul tema della qualità dell’informazione» afferma Paola Abbiezzi, direttrice didattica del master Comunicare lo sport, inserita nel 2023 tra le #100esperte per lo sport, insieme ad altre due docenti dell’Università Cattolica, Chiara D’Angelo e Christel Galvani. «C’è una responsabilità davvero grande in capo a chi opera in questo settore» continua Abbiezzi. «Lo sport ha dalla sua un vantaggio enorme: riesce a raggiungere le più ampie fasce di pubblico, molto più di quello che riescono a fare gli altri settori dell’informazione. Il racconto sportivo può promuovere narrazioni di progresso, e mettere in luce nuovi modelli di ruolo. Oppure, al contrario, può perpetuare stereotipi e cliché profondamente radicati».
«È dovere dei giornalisti non usare un linguaggio offensivo nei confronti della dignità delle donne» spiega Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’Università Cattolica, facendo riferimento alla storica Sentenza decalogo del 1984 con la quale la Corte di Cassazione ha chiarito i limiti del diritto di cronaca. E aggiunge: «Sarebbe azzardato considerare concluso il percorso verso le pari opportunità nel mondo dello sport. Permangono squilibri e discriminazioni ai danni delle donne. Il mondo dei media può dare un prezioso contributo, narrando in modo corretto gli eventi sportivi. Quattro anni fa l'Ordine nazionale dei giornalisti ha inserito nel Testo unico dei doveri professionali anche un articolo sulle differenze di genere, che vieta ai giornalisti di usare stereotipi, espressioni e immagini lesive della dignità delle donne. E impone loro un linguaggio rispettoso, corretto e consapevole, ispirato all'essenzialità del racconto».
Nell'ambito della cronaca degli eventi sportivi, spiega Razzante, questi precetti si traducono nel «divieto di utilizzare un linguaggio sessista o discriminatorio», nel «dovere di proteggere soggetti fragili come i minori» e nella «raccomandazione a prendere le distanze da scontri verbali che tolgono equilibrio all'informazione e infangano la figura femminile».«Pur con tutti i suoi difetti, anche in tema di parità di genere, lo sport è anni luce avanti se comparato al resto della società» chiosa Novella Calligaris, la prima tra gli atleti italiani a vincere una medaglia olimpica nel nuoto e la prima a stabilire un primato mondiale, negli 800 stile libero. «Avevo 13 anni quando ho partecipato alle mie prime Olimpiadi, ai Giochi Olimpici di Città del Messico. Non ho capito bene che cosa fossero, pensavo fosse Disneyland. Però fu un’esperienza straordinaria, perché lo sport ti mette a contatto con gli altri. E ti insegna a organizzare al meglio le giornate». Di più: i Giochi olimpici sono sempre più rilevanti per il progresso culturale, e per l'affermazione stessa dei valori dello sport. Tra cui, appunto, la parità di genere.